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Perché Facebook ha acquistato Oculus (e un futuro alla Tagliaerbe)

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La prima volta che ho provato la realtà virtuale era il ’94, ero a Miami in vacanza coi genitori e avevo 8 anni. Ero in un centro commerciale, non rimasi particolarmente estasiato. Andava tutto troppo a scatti, i pixel erano troppo grandi e gli occhiali decisamente troppo pesanti.

La seconda volta è stato invece un mese fa. Erano le 3 del mattino, in un pub a Londra, e avevo a quel punto bevuto una birra di troppo quando conobbi casualmente un ragazzo che lavorava proprio a progetti di realtà virtuale e aveva i laboratorio proprio lì di fronte. Mi disse “rischio di andare ne guai ma te la voglio far provare” (avevamo evidentemente avuto una birra di troppo entrambi a quel punto) e mi porto così nel sotterraneo di un palazzo dove mi trovai di fronte agli Oculus Drift.

La mia prima esclamazione fu “Andiamo, gli anni ’90 sono finiti da un pezzo”.

La terza volta invece è stato oggi. Dopo l’acquisizione di Oculus da parte di Facebook mi sono infatti ricordato di quel curioso incontro. Oculus è la compagnia numero uno al mondo nella produzione di hardware per la realtà virtuale ed è stata, appunto, acquistata da Facebook questa settimana per $2miliardi.

Ho letto molti articoli a riguardo, ma nessuno sembrava riuscire a rispondere alla domanda fondamentale: “Perché Facebook ha acquistato Oculus?”

Rieccomi quindi nel laboratorio sotterraneo di Inition, una compagnia con sede a Londra che dal 2001 lavora a progetti di realtà virtuale “Ne sono ossessionato fin dagli anni 90” mi dice Andy, fondatore e direttore creativo di Inition “ma ora tutto è più semplice”.

Andy mi racconta che a differenza degli anni 90, ora la tecnologia è molto più semplice da reperire. “Potenzialmente, potremmo infilare il tuo smartphone in un casco vuoto e, grazie all’accelerometro, ottenere gli stessi risultati”. Andy mi fa così provare quello che avevano preparato per Nissan, ovvero un simulatore di volo con tuta alare, che mi trasporta prima tra le montagne e poi tra i palazzi di una città dove io ho pieno controllo di movimento e dove posso spostare il mio sguardo sugli interi 360 gradi.

Inition utilizza le sue tecnologie soprattutto per particolari eventi, come quando hanno messo 5 persone in vetrina su Regent Street che guardavano la sfilata di Top Shop comodamente seduti su delle poltrone, potendo assistervi come se realmente fossero lì.

Con tanto di uccellini che ti consegnano i live tweet svolazzandoti intorno. La tentazione di afferrarli è veramente forte.

Ma non mi ha ancora convinto. Facebook non ha speso $2miliardi per un videogioco. “Le applicazioni sono infinite” mi dice Andy “questo è il futuro di come consumeremo contenuti multimediali” continua. In effetti non stento a credere che i film guardati con un casco del genere siano un esperienza del tutto nuova e totalmente immersiva. Senza contare la possibilità di poter confluire tutti i nostri media in un’unica piattaforma. Il nostro stream di Twitter, le nostre foto, il browser e potremmo anche rispondere al telefono. Tutto sul nostro caschetto virtuale. Pensate al marketing e alle infinite possibilità di interazioni con banner e pubblicità varie. Un piatto ghiottissimo.

Prima dell’avvento degli smartphone era davvero difficile avere una risoluzione adeguata su degli schermi interattivi così piccoli e gli accelerometri non erano così comuni e a buon mercato. Se ci pensate sono pochi anni che esistono ed è da allora che l’industria della realtà virtuale ha ri-preso vita. “Quelli di Oculus hanno la miglior squadra di tecnici nel settore e sono sul campo da più tempo di tutti”, mi dice Andy, ma io rimango ancora perplesso: cosa se ne fa Facebook Come farà a distribuire un casco per la realtà virtuale a 1.2miliardi di utenti nel mondo? Come fa con i costi? “Se ci pensi, come ti ho detto basta uno smartphone, ma anche ora, un casco come quello che ti ho fatto provare costa solo £200”. Decisamente mi aspettavo un prezzo più alto, e le possibilità di scalare il prezzo sono evidenti.

Facebook ha pagato $400 milioni in cash e il restante in azioni, alimentando la teoria di chi dice che stiano facendo più shopping possibile ora per liberarsi il prima possibile delle super valutate azioni. Ma se anche avessero pagato l’intera cifra con qualche valigia piena di cash, un investimento a lungo termine potenzialmente in grado di porli in posizione dominante per lo sviluppo della tecnologia per la fruzione dei media del futuro, non è cosa da poco.

Ora, ammetto che un futuro alla “Tagliaerbe” in cui fruiremo contenuti uno di fianco all’altro indossando dei caschi, non mi alletti tanto. Facebook ha probabilmente visto nella realtà virtuale anche il futuro del Social Networking. Invece di guardarti un film, un video o qualsiasi altra cosa a casa tua sul tu PC o sulla tua TV, lo potrai fare con Oculus in compagnia dei tuoi amici su Facebook, mettendo like alzando semplicemente il pollice. In un futuro, la tecnologia dei Google Glass e di Oculus convergerà per creare dispositivi wereable in grado di rendere esperienze simili alla realtà virtuale anche per strada. Nell’ipotesi in cui verrà sviluppata la tecnologia in modo da integrarsi con gli smartphone, gli sviluppatori potranno sviluppare già in ecosistemi che conoscono molto bene aprendo la tecnologia ad infinite applicazioni.

La possibilità di visitare Firenze senza mai esserci stati, o di vedere la partita di Champions League da bordo campo (Google fa già una cosa simile col Manchester United), più tutte le applicazioni di cui ho già parlato, sono un business che in futuro potrà valere molto più di $2bn di dollari e che un giorno, volenti o nolenti, utilizzeremo tutti.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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Scritto da chef

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