Perché il 2015 è l’anno di noi giovani innovatori dell’agricoltura

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Sono un’imprenditrice agricola di prima generazione. A 19 anni ho capito che il momento fosse maturo per realizzare il mio sogno: produrre cibo sano e sicuro nelle campagne marchigiane, così ricche di poesia e concretezza allo stesso tempo.

E’ stato allora che ho fondato la mia azienda, tra gli sguardi scettici dei disfattisti e la fiducia di chi mi ha sostenuto, tra l’incoscienza e la scommessa, tra la fatica e la rivincita. Un’azienda che in realtà è un progetto di vita, in continua evoluzione, fatto di desideri, persone, denti stretti e cuore pieno.

Maria Letizia Gardoni

Da qualche mese rappresento a livello nazionale i giovani di Coldiretti: ragazzi tra i 18 e i 30 che come me hanno deciso di investire in questo Paese, sporcandosi le mani nella terra, e che sanno guardarsi indietro, accorgersi del mondo attorno per poi proiettarsi lontano.

Giovani pionieri, rivoluzionari, innovatori ed attivisti. Giovani che hanno preso in mano un settore considerato vecchio, saturo e inappropriato per immaginare prospettive future e ne hanno fatto un mondo a cui molti guardano con curiosità, una possibilità a cui tanti tendono, una creatura che affascina, conquista e soddisfa.

Ne abbiamo fatto una risposta alla disoccupazione, alla decrescita infelice del Paese, alla sconfitta dei nostri coetanei che sono costretti ad espatriare e a quella di chi a 50 anni si ritrova senza lavoro, senza certezze ma con una vita già costruita da sfamare

Abbiamo preso il settore primario per eccellenza e lo abbiamo reso ancora più necessario. Abbiamo raccolto le nostre tradizioni, ce le facciamo raccontare per non disperdere la memoria, e le leghiamo strette ai nuovi saperi, alle tecnologie, al mondo che corre e non si ferma ad aspettarti.

Abbiamo ereditato le nostre colline, le vallate e le montagne e ce ne prendiamo cura come il più grande patrimonio da tramandare. Custodiamo i semi che racchiudono la nostra storia e li coltiviamo per produrre un cibo equo e democratico. Educhiamo le nuove generazioni alla vita rurale e le avviciniamo ad un mondo che sa di concretezza, futuro e solidità.

La squadra Conaproa, il consorzio dei produttori apistici, al lavoro a Vairano Patenora, in provincia di Caserta

Siamo ambasciatori di civismo, tuteliamo e valorizziamo i beni comuni e li mettiamo in condivisione con l’economia delle relazioni, dove la dignità del lavoro e il rispetto della persona ritrovano la loro importanza sostanziale. Lo facciamo dal nord al sud del Paese, con le aziende di famiglia e con le startup, lo facciamo ispirandoci alla nostra cultura identitaria e con la freschezza delle nuove menti creative, lo facciamo nelle nostre nicchie inimitabili che sono in continua connessione con il mondo, lo facciamo con il cappello di paglia in testa e con il tablet in mano.

Ci affidiamo alle energie rinnovabili, alle antiche ricette che si trasformano in avanguardie, alla sostenibilità che tutela la biodiversità, alla qualità che rifiuta l’omologazione, alla diversità attrattiva del nostro Paese che ci rende ineguagliabili

Costruiamo un Paese che non trasloca, che investe sui suoi talenti, che sa guardare lontano. Costruiamo un Paese che non frana, che non discrimina, che non genera disuguaglianze. Costruiamo un Paese che ha e dà valore non ai singoli ma alla comunità; che si fonda sul concetto di bene comune e che da esso si eleva affinché ogni gesto individuale possa portare beneficio alla collettività.

Francesca Nadalini, trentacinquenne imprenditrice agricola di Sermide, in provincia di Mantova

Facciamo tutto questo nei pascoli, nelle cantine, nelle vallate e sulle colline. Lo facciamo nei centri urbani dove sprazzi di vita rurale stanno riportando le persone ad una nuova socialità, lo facciamo nelle fattorie didattiche dove i bambini ritrovano il contatto con la dimensione naturale. Lo facciamo nelle aziende che si occupano di agricoltura sociale, dove i meno fortunati ritrovano la fiducia in loro stessi e la motivazione alla vita.

Ci preoccupiamo ed occupiamo del presente e del futuro di ognuno di noi, delle nuove generazioni e del Paese intero. Creando occupazione, ricchezza e benessere.

Per questo rappresentiamo l’Italia di chi con tenacia, consapevolezza e coraggio realizza giorno dopo giorno i propri sogni, di chi non ha paura di esplorare e tracciare nuovi sentieri, di chi al gesto individuale fa seguire un benessere trasversale, di chi sta guidando delle piccole grandi rivoluzioni silenziose.

Il convegno legato all’assegnazione degli Oscar Green 2014. Fonte: Giovanimpresa.coldiretti.it

Da quasi dieci anni realizziamo Oscar Green, il concorso che premia l’innovazione in agricoltura. Ogni anno più di mille aziende e imprenditori agricoli si iscrivono per far conoscere se stessi e il loro modo di fare impresa.

C’è chi innova nelle tecnologie, chi nei processi produttivi, chi nei servizi

C’è chi potrebbe vivere di rendita e invece decide di sporcarsi le mani e produrre fragole con il 100% di energia solare, c’è chi cambia mestiere e strappa ai giapponesi il monopolio della produzione di microalghe per la cosmesi e la fertilizzazione del suolo, c’è chi mette a disposizione le sue api per aiutare dei progetti di ricerca a studiare il grado di pericolosità della terra dei fuochi, c’è chi recupera la coltivazione della canapa con cui produce farine e materiali per l’edilizia, c’è chi ha crea una linea di formaggi anticolesterolo.

Insomma, c’è tanta bella storia nella campagna italiana. Ma soprattutto c’è quell’immagine di un’Italia viva, bella e speranzosa di cui troppo poco si racconta.

MARIA LETIZIA GARDONI*

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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