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Perché in mezzo all’oceano studio la salute del mare (e dell’uomo)

scienze

Gli scienziati stimano che ognuno di noi abbia circa 700 diversi tipi di tossine nel nostro corpo, molte delle quali non sono state neanche studiate in profondità. Queste potrebbero essere altamente cancerogene e potrebbero potenzialmente distruggere il nostro sistema endocrino. Molte di queste tossine derivano da quello che mangiamo, da quello che indossiamo, dai prodotti cosmetici che usiamo – shampoo, creme, gel – da quello che respiriamo, fino agli utensili e ai prodotti di uso consumo.

Tra un paio di giorni salirò a bordo di una barca lunga 22 metri per attraversare l’Oceano Atlantico in compagnia di altre 13 ragazze – cinque inglesi, due americane, una canadese, una norvegese, una portoghese, una irlandese e una spagnola – tutte unite dall’unico obiettivo di “Make the Unseen Seen: Unseen Pollution, Unseen Disease, Unseen Women”.

La missione è quella di iniziare un dialogo riguardo la sottile linea che separa la nostra salute e la salute degli oceani e di come le cosiddette “isole” di plastica galleggianti, lontane dai nostri occhi, stiano irrimediabilmente danneggiando il nostro pianeta e invisibilmente influenzando la nostra salute

Chi sarà a bordo

In barca, durante questo viaggio che sarà solo l’inizio di un progetto a lungo termine, ognuna di noi porterà la propria esperienza per analizzare in profondità il problema ed esplorare alcune possibilità per risolvere o quantomeno lenire questo invisibile processo che sta lentamente distruggendo l’ecosistema in cui viviamo.

A bordo ci saranno una esperta di ecotossicologia, una ragazza che ha lavorato per anni alle Nazioni Unite nella divisione Alimentazione e Agricoltura, una ex consulente del governo inglese per la sicurezza alimentare, una curatrice museale per l’arte sostenibile, una filmaker e fotografa, una attivista norvegese, una biologa che lavora per l’European Environment Agency, una psicologa del movimento “Women for Life on Earth” (avete capito bene, una vera e propria hippy), un’artista, un ingegnere e programmatrice dell’università della Georgia, due skipper “Ocean advocates” e poi io, una designer-tecnologa italiana (unica italiana).

In questo video della Apple di qualche mese fa, “Apps we can’t live without”, Emily, Direttrice di Pangea Exploration, ha parlato del nostro progetto e ha raccontato come attraverso alcune app si possa migliorare il monitoraggio degli oceani e la navigazione.

Cosa faremo in mezzo all’oceano

Durante la traversata oceanica, che durerà circa 3-4 settimane e in cui saremo totalmente dipendenti dal vento e dalle correnti, la nostra attività quotidiana principale sarà quella di “pescare” frammenti di microplastiche in una delle 5Gyres, “zattere di plastica” galleggianti invisibili perché sotto il livello dell’oceano di qualche centimetro. Lanceremo tre volte al giorno in acqua una rete, chiamata manta, per raccogliere tutti questi minuscoli pezzetti di plastica che catalogheremo e analizzeremo con Marine Debris Tracker, app sviluppata da Jenna Jambeck, ingegnere e programmatrice a bordo.

Questa analisi e catalogazione fa parte di un progetto di ricerca più ampio per la costruzione del database mondiale sui frammenti di plastiche negli oceani, sviluppato in collaborazione con 5Gyres e Sea Education Association.

Tecnologie e prodotti a bordo

Useremo principalmente l’app Marine Debris Tracker con un I-pad, aggiornando quotidianamente i dati e tracciando il nostro percorso in real-time (visibile sul nostro sito). A bordo avremo inoltre dei droni idrorepellenti offerti da una startup di Berkley, Lily robotics, per fare riprese e sperimenti, alcune gopro (uno dei nostri sponsor) ed alcuni case waterproof di Aquapac. Mangeremo del cibo organico di Organico, indosseremo vestiti in fibra di bamboo di BAM e io indosserò il mio braccialetto UP di Jawbone per tracciare le mie attività fisiche e le ore di sonno. Durante il viaggio riuscirò forse finalmente a sperimentare il sonno polifasico.

Perché mi sono imbarcata

Ho deciso di prendere parte attiva a questa missione per 3 motivi principali. Ho sempre desiderato fare il giro del mondo in barca a vela e iniziare attraversando un oceano può essere un buon inizio! Uno dei miei sogni è quello di vivere qualche mese l’anno in barca mentre lavoro e progetto, magari vicino a qualche isola tropicale. In realtà come designer, progettista e consumatrice mi sento in dovere di essere sempre più informata sui problemi che andremo ad affrontare, cosciente nelle scelte quotidiane dei prodotti che consumo, consapevole nel progettare prodotti, processi e servizi con il minor impatto ecologico, utilizzando determinati materiali invece che altri.

La parola “sostenibilità” non deve essere un fronzolo ma una metodologia progettuale. Credo che i veri cambiamenti e le rivoluzioni possano partire da piccole azioni quotidiane e movimenti dal basso

EXXpedition ha il potenziale di esserne una prova. Credo fortemente che questo progetto possa influenzare e migliorare le scelte e le decisioni alimentari e di acquisto dei prodotti di moltissime persone.

Uno sponsor d’eccezione

Tutto questo non sarebbe stato possibile senza Bio-On. La mia partecipazione è supportata al 100% da una azienda italiana produttrice di bioplastiche. Bio-On, da poco entrata in borsa, da anni si contraddistingue sul mercato per la produzione di materiali bioplastici derivanti dalla fermentazione batterica di zucchero che hanno la capacità di biodegradarsi in acqua in poche settimane. Appena conobbi Marco Astorri, CEO di Bio-On al TEDx a Lecce due anni fa, fui subito colpita dalla sua grande modestia, lungimiranza e visione: pensai che avrei dovuto fare qualcosa con lui, per la vera rivoluzione che sta innescando nel mondo dei materiali e del design. Un grazie molto importante va anche a Riccardo Luna che fin da subito mi ha supportata e aiutata nel realizzare questo progetto.

E bene, a poche ore dall’inizio di questa avventura non sto più nella pelle e non vedo l’ora di iniziare a navigare in pieno oceano insieme alle altre straordinarie compagne di viaggio! Seguiteci su http://exxpedition.com: pubblicheremo quotidianamente foto e post del nostro viaggio e ricerca. E poi ovviamente sul mio blog e su Che Futuro.

CATERINA FALLENI

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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