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Perché Internet è tutto ciò che siamo (ma anche di più)

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Il virtuale moltiplica le occasioni di attualizzare il reale”Pierre Lévy

Periodicamente, un articolo di giornale o un’intervista in televisione ci ricordano l’enorme malinteso che nel nostro Paese vige fra internet e la maggior parte delle persone, siano esse giornalisti di fama, politici di esperienza o vecchietti al bar sotto casa.

Lo dico senza polemica ma anche senza possibilità di smentita: Internet è un grande incompreso, identificato a rotazione con Facebook, con Google, col blog di Grillo, con i commenti dei troll e con la pedofilia online (ogni tanto, questi ruoli si sovrappongono).

Rimane importante trovare delle metafore efficaci, perché è uno dei modi in cui noi umani capiamo le cose. Uno dei problemi delle metafore è che funzionano bene se sono semplici, se collegano una cosa sconosciuta e inedita a qualcosa che già conosciamo.

Con internet non funziona, perchè non c’era niente di simile prima.

Vorrei quindi umilmente proporre una metafora incompleta, non definitiva ma credo efficace: Internet è un moltiplicatore.

Internet moltiplica quello che ci metti dentro, lo fa diventare cento, mille, milioni di volte più potente. Ci metti dentro la voglia di comunicazione delle persone, e ti tira fuori le mail, le chat, Skype, Twitter, Facebook. Ci metti la voglia di comprare, e hai Ebay e Amazon. Ci metti dentro la voglia di condividere, e viene fuori Wikipedia, un’enciclopedia completamente gratuita, scritta da volontari, letta da mezzo miliardo di persone ogni mese.

Internet è una vasta rete di tecnologie che ci permettono di “maneggiare informazione”.

Utilizziamo i bit come mattoni per costruire cose, dalle enciclopedie online ai videogiochi alle piazze pubbliche dove chiacchierare con i nostri amici.

Internet ricrea un’intero mondo (o, meglio, vari mondi), con nuove regole e limitazioni, con una nuova fisica, fatta appunto di bit e non di atomi.

Per esempio, in Internet le cose si possono copiare e teletrasportare, istantaneamente e a costo zero. Si abbattono barriere spaziali e temporali: possiamo riprodurre libri, musica, film, conversazioni, cultura.

Più l’uomo riuscirà a sintetizzare le esperienze del nostro mondo nel digitale (per esempio, sensazioni tattili ed olfattive) più le barriere fra il mondo normale e internet diventeranno più sfumate.

Internet è (quasi) tutto quello che possiamo fare nel mondo reale, e anche di più.

Fa parte della nostra vita, è qualcosa da cui siamo circondati. E’ diventato una necessità, e come ogni infrastruttura efficace (l’acqua corrente, l’elettricità, la scuola, la sanità pubblica, le biblioteche), la diamo per scontata.

E’ un discorso importante, anche alla luce di quello che sta succedendo con i provider, che stanno costruendo una strategia di controllo di Internet. Per ora solo negli Stati Uniti (ma arriveranno anche qua, potete scommetterci).

Anche le opportunità offerte dai Big Data vanno dagli scandali NSA a nuovi favolosi sviluppi su come funzionano le società, le persone non solo dal punto di vista commerciale ma anche da quello scientifico.

La neutralità della rete, la privacy delle nostre vite digitali, anche il posto di lavoro nostro e dei nostri genitori potranno essere a rischio, se non affronteremo per tempo le conseguenze di questa rivoluzione in atto. Internet può essere l’inizio di una società più libera o più oppressa.

Abbiamo dunque bisogno dell’intelligenza e del cuore di tutti (tutti, nessuno escluso), per capire cosa fare con un progresso che è già qui e che non si arresterà. Dobbiamo prenderci la responsabilità di capire cosa vogliamo fare con internet, cosa vogliamo che sia, che obiettivi vogliamo che raggiunga. E’ una responsabilità collettiva, ma una che non possiamo evitare.

Perché altrimenti qualcun altro lo farà per noi. Internet può essere un moltiplicatore di democrazia, di informazione, di educazione e libertà. Come può essere il contrario. Dipende solo da noi.

19 luglio 2014ANDREA ZANNI

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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