Formidabile, questo anno. E non lo dice Facebook. Lo dicono le vostre facce. Le cose straordinarie che sono state realizzate dagli italiani nel 2014. Non è una esagerazione. Al limite, lo ammetto, è un paradosso parlarne mentre ci ripetono che va tutto male, ma se possibile, e vedrete che sarà possibile dicono tutti, andrà anche peggio e che nessuno crede più in un futuro migliore.
Ma cos’è? Davvero: io ascolto e me lo chiedo senza capire. E’ forse una terapia per il suicidio di massa? Eppure, semplicemente, non è vero. Perché ci sono i problemi e la crisi, chi lo nega, sarebbe da idioti farlo; ma c’è una Italia di cui andare fieri, a testa alta, una Italia che non solo ci fa sperare che qualcosa di buono accada, ma ci fa venire voglia di iniziare a costruircelo (qui un elenco dei grandi fatti del 2014).
E allora dircelo non serve solo a consolarci: serve a svegliarci. Non è patriottismo. E’ la forza di un sano ottimismo. Non è un placebo. Sono vitamine.
Samantha Cristoforetti. Fonte: Espresso.repubblica.it
E’ l’Italia di Samantha Cristoforetti, prima astronauta italiana, che ci guarda dalla Stazione Spaziale Internazionale con la gioia che le esce da ogni poro del viso: “E’ come te lo aspettavi?” le chiede la mamma; “Molto meglio” le dice lei.
E’ l’Italia di Riccardo Cortese che a Pomezia, una cittadina letteralmente alle porte di Mafia Capitale, ha realizzato il vaccino anti-Ebola adottato dall’Organizzazione Sanitaria Mondiale: vogliamo almeno dirgli grazie?
E’ l’Italia di Mare Nostrum, una operazione che ha contribuito a salvare 150.000 vite umane in un anno.
Centocinquantamila vite: non è roba da Nobel, o almeno meritevole di un brindisi grato stasera, per la nostra Marina Militare e per l’isola tutta di Lampedusa?
Come dite? Mare Nostrum non c’entra con l’innovazione? Forse, ma fa parte di quell’atteggiamento verso la vita – unico motore dei cambiamenti possibili – che possiamo sintetizzare nella frase: “Non cerchiamo miracoli, siamo troppo impegnati a fare bene le cose che dobbiamo fare”.
Io sono fiero di questi italiani. Sono fiero del professor Giovanni Menduni, vera anima di due siti rivoluzionari come OpenExpo e SoldiPubblici che per la prima volta fanno giocare al nostro paese la partita contro la corruzione usando la trasparenza. Sono fiero di persone generose come Piersoft Paolicelli che un giorno lo trovi a varare un portale opendata in un comune del sud, il giorno dopo ad un coderdojo per insegnare a programmare ai bambini di una scuola e poi ancora in un hackaton la domenica per sviluppare app che aiutino i disabili.
Ma come fa?
Il team italiano vincitore del Solar Decathlon. Fonte: Ideegreen.it
Sono fiero del team universitario che ha fatto vincere all’Italia le Olimpiadi della casa del futuro – il Solar Decathlon – nel giorno in cui l’Italia del Pallone veniva sbattuta fuori dal Mondiali. Cos’è più importante per i nostri figli?
Sono fiero degli agricoltori che hanno vinto gli Oscar Green di Coldiretti, perché Arduino deve far rima con contadino se il nostro settore primario vuole avere un grande futuro. E sono fiero di migliaia di innovatori che nelle loro comunità si sbattono ogni giorno per tenere accesa la speranza di un futuro migliore. I loro nomi magari non vi diranno molto, ma Nicola Pirina a Cagliari, Antonio Prigiobbo a Napoli (il più votato dalla community di Chefuturo!, segno di un seguito ragguardevole), Antonio Perdichizzi a Catania sono esponenti di un altro sud da raccontare per bene. Fra noi lo chiamiamo Make in South e prima o poi andrà portato alla ribalta questo fenomenale risveglio che sta diventando di massa.
Riccardo Luna e Fabiola Gianotti
E forse alla fine dell’anno, se proprio devo fare una classifica (e all’inizio di questo post trovate “33 fatti memorabili del 2014” secondo me), sono più fiero di tutti di Fabiola Gianotti: sì è lei il mio “innovatore dell’anno” e qui potete guardare l’intervista video che le ho fatto a Ginevra prima di Natale.
Perché lei? Guida il Cern, tredicimila scienziati che stanno a Ginevra da tutti i Paesi del mondo, un segno tangibile, quotidiano di come solo la collaborazione di massa porti a risultati concreti e di come la scienza unisca persone altrimenti lontanissime
E’ la quarta italiana a raggiungere il vertice del Cern in 60 anni, la prima donna. E appena si è saputo della sua nomina ha detto una frase che mi ha illuminato. Ha detto: “Abbiamo grandi aspettative sul futuro”. Non è bellissima? Non è rarissima, ormai? Certo, magari si riferiva ai prossimi progressi scientifici, alle imminenti scoperte della fisica nucleare e al mistero del Big Bang che prima o poi risolveremo.
Ma il vero Big Bang di cui abbiamo bisogno non è forse questo? Ricominciare ad avere “grandi aspettative sul futuro”? Ovvero prendere consapevolezza che siamo in una epoca complicata, con trasformazioni rapidissime che mandano a gambe all’aria certezze che sembravano eterne; ma anche che, accanto a tutto ciò, abbiamo straordinarie opportunità di costruire assieme un futuro migliore. Mai tanta “conoscenza” è stata così largamente distribuita (oh sì, è Internet, signori: con i suoi lati oscuri e le sue meraviglie chiarissime). Ora tocca a noi. Auguri!
RICCARDO LUNA