Perché rischiamo un nuovo olocausto del Permiano

scienze

Di Cosmos A spacetime odissey magari ne avete sentito parlare. Passa su National Geographic Channel. Negli Stati Uniti è una serie evento.

Seguito del Cosmos — A personal voyage di Carl Sagan degli anni ’80, è uno show-documentario in 13 episodi. Parla di “spazio, tempo e vita” —ovvero di tutto quello che ci circonda.

Prodotto da Seth MacFarlane e da Ann Druyan (vedova di Sagan), il nuovo Cosmos è condotto da Neil deGrasse Tyson. Nome che ad alcuni suonerà nuovo, ma non un nome da poco. Astrofisico di fama mondiale, l’avrete sicuramente visto in qualche meme che gira in rete. Tyson è uno dei più grandi avvocati e diffusori della scienza dei nostri tempi. Lo troviamo a parlare a The Great Debate (che vi consiglio di vedere se avete un’ora libera) in mezzo a mostri sacri come Richard Dawkins e Bill Nye.

E’ lui a guadagnarsi più applausi.

Cosmos è divulgazione allo stato puro, un concentrato di sapere.

I puristi storceranno il naso in alcuni capitoli, ma le semplificazioni sono a servizio dello scopo ultimo —quello più importante: Tyson riporta la scienza ad essere mainstream, un argomento di cui si discute nei social network come fosse l’ultima puntata di Game of Thrones.E’ quasi impossibile non appassionarsi. Proprio come lo show di Sagan aveva ispirato milioni di bambini —compreso lo stesso Tyson — anche la nuova serie riesce nel suo intento. Devo ammettere di essere rimasto per più di un’ora a riflettere dopo la puntata sui buchi neri.

La forza di Cosmos sta nel riuscire a farci rendere conto di come tutti i livelli dell’Universo —dagli atomi alle galassie, dal corpo ai buchi neri— siano in realtà un tutt’uno.

Ci mostra quale sia il nostro piccolo, piccolissimo ruolo nello spazio-tempo: siamo ben lontani dall’essere i protagonisti che spesso ci crediamo.

Tyson incalza costantemente per tutta la serie con la sua parlata e presenza scenica. In buona parte del primo episodio, spalma tutti i 13.8 miliardi di anni che oggi attribuiamo all’Universo in un singolo anno del “calendario cosmico”: un giorno corrisponderebbe a 40 milioni di anni, un mese a più di un miliardo di anni.

Se considerassimo il Big Bang come il primo istante del 1 Gennaio, le prime stelle comincerebbero a formarsi attorno al 10 del mese.E noi? Il Sistema Solare si formerebbe solo in Settembre, ma dell’uomo non ci sarebbe ancora traccia per molto, molto tempo.

Arriveremmo solo nell’ultimo giorno dell’anno. Qualsiasi persona di cui abbiamo testimonianza grazie alla storia nascerebbe non prima delle 23:59:46 del 31 Dicembre. Negli ultimi 14 secondi.

Cristo risorgerebbe a 4 secondi dalle mezzanotte del 31 Dicembre, Colombo sbarcherebbe in America durante l’ultimissimo secondo dell’anno.

Ma Cosmos è anche e soprattutto la storia di come noi —granelli di polvere nel teatro del cosmo— ne abbiamo scoperto le regole che lo governano: è quello che ci differenzia da qualsiasi altra forma di vita. In quei soli 14 secondi del calendario cosmico, l’umanità è riuscita a risalire all’anno intero.

Ogni puntata ci racconta storie di persone come Isaac Newton — l’uomo più intelligente della storia secondo Tyson—, Micheal Faraday e Albert Einstein. Le loro scoperte ci hanno permesso di comprendere le forze che regolano ciò che ci circonda, ma non solo: sono state fondamentali per la società in cui viviamo. Ve ne voglio riportare una tratta dal 9° episodio. Ha un tono molto meno positivo delle altre.

E’ una storia che può sembrare remota e irrilevante. Invece è più attuale che mai. Tyson ce la narra con la solita maestria. Come doveva apparire la vegetazione circa 250 milioni di anni fa.

Siamo circa 250 milioni di anni fa, prima dei dinosauri, prima della comparsa dei fiori.Un pianeta diverso da quello che conosciamo oggi, la Terra era il pianeta dei vegetali e degli insetti.

Anche l’aria non era la stessa. Per convertire l’energia solare in molecole nutrienti, le piante consumano l’anidride carbonica nell’aria e rilasciano l’ossigeno che respiriamo —come scarto. Ma quando la vita della pianta si conclude, le molecole organiche che la costituiscono si combinano con l’ossigeno, marcendo e liberando l’anidride carbonica, che viene restituita all’atmosfera. E’ un ciclo continuo che mantiene in equilibrio le quantità di ossigeno e anidride carbonica nell’atmosfera —in azione da centinaia di milioni di anni.

In quel periodo, qualcosa ruppe l’equilibrio. I livelli di ossigeno nell’atmosfera aumentarono —mai nelle storia così alti. Un incremento così alto da permettere agli insetti di crescere in dimensioni: avremmo trovato centipedi grandi come alligatori, libellule grandi come aquile —mostra Tyson. Gli insetti, infatti, devono permettere all’ossigeno di diffondere al loro interno — hanno delle semplici aperture all’esterno del loro corpo, non dei polmoni. Con i livelli di ossigeno attuali, non possono crescere: le porzioni esterne delle aperture utilizzerebbero tutto l’ossigeno, senza che possa arrivare agli strati più interni del corpo. Ma l’aumento di ossigeno atmosferico li liberò dalle restrizioni.

La causa? Gli alberi. Svilupparono una molecola chiamata lignina, che gli permise di crescere in verticale e di aumentare la superficie esposta al Sole. I funghi e i batteri che prima erano in grado di digerire le carcasse degli alberi impiegarono milioni di anni per evolvere l’abilità di metabolizzare la lignina.

E le centinaia di miliardi di alberi legnosi morti nel frattempo? Senza i decompositori rimasero sepolte da fango e detriti.

Milioni di anni dopo cominciò la fine del mondo. In quella che diventerà l’attuale Siberia si scatenò una eruzione vulcanica inimmaginabile. Così mostruosa da non poter essere neppur lontanamente comparata con quelle registrate dall’uomo. Durò per più di 150 mila anni.

Quelle antiche foreste ormai sepolte da milioni di anni erano diventate riserve di quello che oggi conosciamo come carbon fossile. Una delle più grandi si trovava proprio sotto la zona dell’apocalisse.

Il calore dell’eruzione attivò il carbone, producendo gas tossici: anidride carbonica, acido solforico e particelle radioattive. La coltre di fumo che coprì il Pianeta fu inedita; i cambiamenti climatici devastanti.

I raggi solari faticavano a raggiungere il suolo: le temperature medie scesero sotto lo zero. Piogge acide rimossero i gas di zolfo dall’atmosfera, ma non l’anidride carbonica, un “gas serra”. La temperatura del Pianeta cambiò nuovamente: prima gelida, la Terra diventò una fornace.

Gli organismi sopravvissuti non ebbero nessuna possibilità di adattarsi ai rapidi cambiamenti climatici.

Il riscaldamento globale sciolse i ghiacci e ne liberò le riserve di metano—un gas ancora più efficiente nell’intrappolare il calore. Il clima diventò ancora più caldo. Lo strato di Ozono venne disintegrato —lasciando via libera ai raggi UV provenienti dal Sole. Le correnti marine si fermarono, interrompendo il ricambio d’ossigeno nell’acqua.

Per la vita non ci fu scampo. Tra i pochi a riuscire a sopravvivere, i batteri produttori di acido solfidrico proliferarono. Un altro gas tossico si aggiungeva alla lista: il colpo di grazia.

Fu la più grande catastrofe nella storia della Terra — l’olocausto del Permiano.

Se per i pesci e gli organismi marini era già troppo tardi, il cocktail di gas uccise quasi tutti gli animali e le piante rimaste sulla terra ferma. Il 96% della vita marina e il 70% di quella terrestre venne cancellata. La vita non è mai stata così vicina all’estinzione totale.

Ringraziate questo piccolo essere, se siamo qui. (image credits: FOX)

Per milioni di anni la Terra rimase quasi disabitata. Ma la vita è troppo forte e troppo varia. Servirono 10 milioni di anni, ma si riprese anche da questo. Tra le poche specie rimaste, troviamo un piccolo discendente degli odierni mammiferi. E’ grazie alla sua capacità di resistere e di riprodursi nonostante le condizioni infernali che oggi siamo qui. Se così non fosse stato, chissà se l’evoluzione avrebbe mai portato all’Homo sapiens sapiens.

Show come Cosmos sono un monumento all’incredibile curiosità della natura umana, alla nostra propensione a stare “sulle spalle dei giganti”. Ma siamo ciechi di fronte alle evidenze. Le nostre vite sono troppo corte per comprendere i meccanismi di un Pianeta la cui scala temporale è infinitamente più grande. L’economia mondiale basata sul profitto —e non sulla sostenibilità, spiega Tyson— guarda solo all’adesso, al “right here, right now”. Continuiamo a bruciare combustibili fossili, tra cui quelle antiche foreste sepolte, insensibili agli avvertimenti della scienza.

La storia rischia di ripetersi.

Produciamo anidride carbonica ad un tasso a cui la Terra non aveva assistito dai tempi delle grandi estinzioni di massa del passato. L’ultima volta era stata la fine dei dinosauri.

Le conseguenze ci sono e ci saranno. I ghiacciai si sciolgono, piante e animali migrano, la fioritura arriva prima —si stima quasi 10 giorni in anticipo rispetto agli anni ‘50. Gli esperti ritengono che l’aumento di temperatura potrà arrivare fino a 10 °C nei prossimi 100 anni.

Ne basterebbero solo 2 °C per rischiare l’estinzione di molte specie. Il livello del mare si alzerà, sommergendo molte regioni costiere. Sta già lentamente e inesorabilmente accadendo. Aumenteranno i rischi di inondazioni e le piogge torrenziali, ma anche di estrema siccità in alcune zone. Aumenteranno i rischi di cambiamenti climatici rapidi e drastici —incredibilmente pericoli per le forme di vita.

Ci sono evidenze che ne mostrano anche l’effetto negativo sulla stabilità della rete elettrica. I modelli che proiettano gli effetti del climate change sull’economia mondiale sono spaventosi anche sul breve periodo.

C’è ancora un dibattito sull’esistenza o meno del global warming. Tutti gli indizi puntano in un’unica direzione: il surriscaldamento del Pianeta è una realtà e ne siamo noi i colpevoli. Non dovremmo discutere su un dato di fatto —tanto meno considerare come pari posizioni di spessore evidentemente diverso. Dovremmo cominciare ad agire. Ne abbiamo le capacità.

Ma c’è speranza. In fin dei conti, tutta l’energia utilizzata e prodotta dagli esseri viventi deriva dal Sole. Produce più energia di quanta ne avremo mai bisogno —ed è energia gratuita. Dobbiamo imparare a sfruttarla meglio.

I dinosauri e gli abitanti del Permiano non ebbero di modo di prevedere la catastrofe.

What’s our excuse?— ci chiede Tyson per chiudere la puntata: qual è la nostra scusa?

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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