Perché Shoot4Change apre la Casa dei Raccontastorie

innovaizone

Mancano poche ore all’inaugurazione di questa casa. E’ mezzanotte e mi sto godendo questo grande capannone industriale in via del Mandrione a Roma. Ancora non mi sembra vero.

Mi guardo intorno e vedo vecchie fotografie dell’inizio della nostra avventura, nuove storie appese alle pareti, scrivanie, computer, qualche macchina fotografica, un divano, una poltrona, una lampada e tre lettere di metallo che girano per casa: una s, un 4 e una c.

Abbiamo battezzato questo posto La Casa dei Raccontastorie. E all’inizio, ancora prima di essere un capannone, era un’idea. Era solo un’idea.

Faccio un passo indietro.

La storia di Shoot4Change la conoscete; ve la racconto qui da tempo, insieme alle storie che andiamo a pescare in giro per l’Italia e il Mondo.

Cominciai scrivendo un semplice blog che parlava di fotografia e del suo potenziale effetto sociale.

All’inizio raccontavo storie attraverso foto altrui. Poi, piano piano, attraverso le mie. E poi, finalmente, attraverso quelle di tantissime persone che cominciavano ad affollare la casella di posta elettronica con messaggi di incoraggiamento e richieste di essere ascoltati o di essere “impiegati” volontariamente per raccontare storie.

Fu travolgente, eccitante, nuovo. Faceva girare la testa all’inizio. Potevo vedere negli occhi la potenza dei social network, il contagio virale dell’entusiasmo e della creatività.

Una dinamica che, da allora, non si è mai fermata. Anzi.

Persone sono venute; persone sono andate. Con alcune abbiamo percorso un pezzo di strada insieme; con altre continuiamo il viaggio nello stesso vagone; con altre ancora siamo seduti affianco.

Ciascuno ha trovato, e trova, in S4C quello che cercava. Un ambiente (un modello, come dicono quelli che hanno studiato) flessibile e adattabile alla propria concezione di fotografia e impegno sociale.

Col tempo, poi, alla fotografia pura si è affiancato il video e i nuovi linguaggi dello storytelling evolutivo, dal multimedia a Instagram.

La fotografia di s4c è diventata crowdphotography. Il racconto, da narrazione individuale e verticale, si è fatto orizzontale, collettivo, democratico. E’ diventato un movimento con in mano uno straordinario strumento di controllo sociale pacifico.

Ed è stato ancora più bello ed emozionante.

E adesso eccoci qui, pronti a dare fisicità a un’idea. Era un blog e ora sono quattro mura e un soffitto molto alto. Sono poche centinaia di metri quadrati e delle pareti bianche.

La Casa dei Raccontastorie è un sogno che si avvera: riuscire ad avere una casa tutta nostra, a Roma, dove ritrovarci, caricare le batterie, guardarci negli occhi senza dover sempre scambiarci email o messaggini. E dove, soprattutto, sperimentare nuovi linguaggi e modelli di educazione e formazione per chi non se lo può permettere.

Ecco, questo è il nostro sogno che stiamo trasformando in realtà. Offrire un’opportunità di formazione, gratuita e professionale, a chi neanche sa cosa significhi avere una chance.

Stiamo incontrando e conoscendo giovani rifugiati e richiedenti asilo che verranno a frequentare, gratis, i nostri corsi. Da quello base a quelli più avanzati. Ai workshop con fotografi di fama internazionale.

E cominceranno a raccontare le loro storie con noi. Alcuni di loro già lo fanno. Ci sono afghani, iracheni, pakistani. Ma anche italiani. Sarà una Casa aperta a tutti dove chi vorrà, potrà venire non a vedere quanto siamo fighi noi, ma quanto sono fighi loro con i loro progetti e con le storie che vogliono raccontare.

La nostra sfida adesso è far decollare questa bella Casa e riempirla di idee e storie, portandole dove non ci si aspetta di trovarle. Ha molto più senso parlare delle nostre storie su Vogue piuttosto che nei soliti ritrovi del Terzo Settore dove è ovvio che tutti abbiano una sensibilità spiccata nei confronti dei problemi sociali.

Non ha senso cantarsela e suonarsela sempre tra di noi. La vera sfida è portare le piccole storie a casa dei Grandi. O trascinare loro a casa dei piccoli.

E’ quello che ci sforziamo di fare.

Non riusciremo a cambiare il mondo se non lo raccontiamo; se non cerchiamo le storie dimenticate. Per farlo abbiamo bisogno di aiuto. Anche di soggetti insospettabili o apparentemente “lontani” dal nostro mondo.

E’ proprio vero quel detto africano. Se vuoi andare veloce, vacci da solo. Se vuoi andare lontano, vacci insieme.

Signori, una volta tanto vi stiamo raccontando una bella storia. La nostra.

Ed è una bella storia, perchè – consentitemi di dirlo – stiamo dimostrando che si può fare. Sì, si può fare. Si può trasformare un’idea, un concetto, un movimento, in un luogo fisico dove cambiare davvero le carte in tavola. Forse ci vuole una “tignosissima tigna”, come mi hanno detto recentemente. Forse. Anzi, sicuramente.

C’era un prima e c’è un adesso e un dopo.

Prima non c’eravamo.

Adesso sì.

E tra qualche ora comincia tutto. Anche noi diremo #cambiamotutto

Ma anche #raccontiamotutto

Ci vediamo alle 18 in via del Mandrione 105. A questo punto, non potete mancare.

Antonio

PS: seguiteci su twitter (e mandateci qualche pacca sulle spalle) con uno di questi hashtag

#shoot4change #mandrione105 #thehouseofthestorytellers

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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Scritto da chef

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