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Perché vado sul Frecciarossa con un pc scassato che gira su Linux

innovaizone

Ebbene si, anche io ho preso qualche volta l’ormai famigerato Frecciarossa Milano-Roma, circondato da svariati uomini d’affari in giacca e cravatta, quasi tutti con il Mac sul tavolino, accanto allo smartphone e a volte pure al tablet.

Io, ammetto, ero tra i pochi con il PC. Con Linux sopra.

Senza smartphone, con il mio alimentatore pesantissimo attaccato alla presa e i cavi che si aggrovigliano sotto il sedile. Non proprio un modello di “fikezza”, insomma.

Credits: obamapacman.com

Devo ammettere che a livello estetico il mio scassone Acer non può competere con un Mac, nè il mio amatissimo Nokia 1616 con un iPhone o un Galaxy.Come diceva bene Rudy Bandiera, “noi non compriamo tecnologia, noi compriamo uno stile di vita”.

Direi che è proprio per questo che a me Linux piace un sacco. Con tutti i problemi che comporta usare un sistema operativo libero e gratuito, che non gode del supporto incondizionato delle case hardware, e che periodicamente ha problemi di incompatibilità (a volte il wifi, a volte la scheda audio, sempre con l’ibernazione).

Linux, d’altra parte, non ti chiede licenze, lo puoi installare dove ti pare, nelle decine e decine di versioni esistenti.

Linux è il sistema operativo di tutti i supercomputer del mondo (e la grande maggioranza dei server), è la base di Android, e il fatto che sia poco conosciuto dal pubblico generale non sminuisce certo il suo impatto. L’infrastruttura, quando funziona bene, è invisibile (l’elettricità, le fogne, le strade): ma non per questo meno importante.

A ben vedere, le difficoltà di uso fanno parte della bellezza di Linux, ne sono un aspetto fondamentale. Certo, installarlo e gestire eventuali problemi non è una passeggiata, ma sono proprio queste le cose che ti costringono a imparare: Linux, al contrario di Apple e Windows, ti tira fuori dalla comfort zone in cui è il tuo computer che decide cosa puoi fare e cosa no. Linux ti dà responsabilità sul tuo computer, e sta a te saperla usare. “Da grandi poteri derivano grandi responsabilità”, e la gestione di root è sicuramente un grande potere. La cosa bella, è che si impara anche quello.

Nascondere la complessità è uno dei motori dell’innovazione: rende accessibile a sempre più persone degli strumenti complessi e potenti. È stata la rivoluzione di Windows prima e dopo Apple: semplicità, abbassare via via l’asticella e permettere a milioni di persone di usare il computer.Allo stesso tempo, però, è bene non dimenticare che questa la facilità d’uso, il nascondere la complessità ha un costo.

Il costo è non capire più come funzionano, le cose.Siamo di fronte ad uno dei corsi e ricorsi della tecnologia: quante persone, adesso, sanno davvero come funziona una macchina? Quanti la sanno aggiustare?

Nella grande tradizione hacker, apertura, curiosità e pure scomodità si fondono insieme.

Linux è complicato, ma è aperto, è trasparente, ed in definitiva è più potente e abilitante. A me, come milioni di altre persone, ha insegnato ad usare il computer, mi ha insegnato a capirlo. In parte, ha contribuito a darmi un lavoro, ad essere un professionista più capace.

In generale, dunque, e a livello personale, ho deciso che mantenere un minimo di scomodità fa per me, mi aiuta a non “assopirmi”.

Mi aiuta dover fare a botte con il mio sistema operativo, perchè mi fa imparare sempre qualcosa di nuovo.

Mi aiuta girare con un cellulare del secolo scorso: non ho le mappe a disposizione, ma neanche l’assillo di guardare sempre Facebook o Twitter. Telefono e mando messaggi, per il resto faccio tutto e meglio al pc.

Mi aiuta leggere su un vecchio e-reader, perchè essere disconnesso è ottimo, se il tuo obiettivo è davvero leggere un libro.

Inoltre, la filosofia open è alla base di tutta l’internet migliore.L’innovazione passa sempre per uno strano miscuglio di anarchia, libertà, e ambizione.Internet fu costruito grazie agli ingenti fondi dell’esercito americano, e alla spregiudicata cultura libertaria degli ingegneri che ci lavoravano.Il World Wide Web non sarebbe lontanamente diventato l’universo che è, se Tim Berners-Lee fosse stato uno startupper intenzionato a fare milioni di dollari. Gli stessi Mac e Windows furono costruiti ispirandosi a sistemi liberi, come Unix, e alle interfacce a finestre, mai brevettate, inventate nello straordinario ambiente creativo dello Xeroc Park.

Nonostante gli anni, dunque, cerco di rimanere fedele allo spirito hacker che è alla base della migliore tecnologia che conosciamo: aperta, potente, a volte un po’ scomoda.Che era poi il senso originale, credo, delle parole prese in prestito da Steve Jobs: “stay hungry, stay foolish”.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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