in

Piano nazionale Impresa 4.0 Plus: la digital transformation farà ripartire l’Italia da gennaio 2021

Annunciato prima dell’estate come imminente, Il Piano nazionale Impresa 4.0 Plus sarà inserito nella prossima legge di Bilancio e posticipato al 2021.

Piano nazonale impresa 4.0 plus
Piano nazonale impresa 4.0 plus

Il Piano Impresa 4.0 Plus vedrà la luce a gennaio. L’atteso prolungamento di una saga di piani cominciati a settembre 2019 con Industria 4.0, diventato poi Impresa 4.0 a dicembre e Transizione 4.0 a maggio. Pure l’ultimo arrivato della casa è stato in realtà già ribattezzato “Transizione X.0”, com’è registrato nelle linee guida del Recovery plan, “perché anche il 4.0 è forse ormai già superato dai tempi” afferma Stefano Patuanelli a cui non mancano idee su come chiamare i tentativi statali di sostenere la transizione economica verso fonti energetiche alternative e digitalizzazione. Il problema sono le idee per dargli corso. Annunciato prima dell’estate come imminente, il 4.0 Plus sarà inserito nella prossima legge di Bilancio e posticipato all’anno prossimo.

L’esecutivo s’è fatto i conti in tasca dopo le varie misure assistenziali elargite negli ultimi 6 mesi, tra cig e redditi vari, e che ancora attendono d’essere evase. Insufficienti e una tantum, ma comunque tante. Milioni di domande, che hanno lasciato a secco le casse nel momento degli incentivi. Di qui l’aggiustamento dei loro tempi a quelli del Recovery fund, al primo anticipo del 10% che arriverebbe infatti a inizio 2021, corrispondente a 6 miliardi di euro.

Piano nazionale Impresa 4.0 Plus, un incentivo per la digital transformation

Piano Impresa 4.0

È possibile contabilizzare spese maggiori, anticipandole e aspettando il rimborso. Invece certezza di non poter incassare nulla prima, ha riportato in auge i fondi del Mes. Se già lo Stato fatica ad anticipare i liquidi, quanti privati – in piena crisi post Covid – avranno la forza finanziaria di caricarsi l’investimento iniziale? Per di più in impianti industriali sperimentali, che danno utili nel tempo, e in tecnologie di frontiera, ridefinite anche loro dal ministro dello Sviluppo come tecnologie non ancora mature. Per rintracciare le risorse non resterà che la fiducia di imprenditori e clienti, che finora hanno supportato personalmente la transizione digitale credendo nel crowdfunding di startup coraggiose? “Si passa dal sistema dell’ammortamento al credito d’imposta, significa aumentare del 40% la platea delle imprese che possono accedere a questo incentivo – ha assicurato Patuanelli nell’ultima audizione alla Camera -.

Chi utilizzerà le migliori tecnologie emergenti come blockchain, intelligenza artificiale e internet delle cose, per raggiungere obiettivi di innovazione dei prodotti, green e cybersicurezza avrà un incremento esponenziale delle percentuali di credito sull’investimento fatto”. Ovvero una revisione al rialzo dei coefficienti di spesa per i tax credit.

cmo cosa fa

Ma ammesso che l’acconto Ue di 6 miliardi arrivasse subito, la copertura del 4.0 Plus già ne costa almeno 7. Ed è niente perché quando tra due/tre anni arriverà tutto il malloppo Patuanelli vuole arrivare a investirne 27, in qualche piano 4.0 che porti le aliquote su base volumetrica al 20%, promettendo – se sarà ancora al governo – di arrivare a una “defiscalizzazione totale” degli esborsi in strumenti e soluzioni all’avanguardia. La lista dei desideri che ha presentato in vista del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza conta più di 60 progetti del valore complessivo di oltre 150 miliardi, al netto del ballo di cifre che cambia a ogni conferenza e su ogni testata. Citiamo ancora l’esponente 5 Stelle perché è l’unico che ne parla dentro la sua maggioranza, sapendone qualcosa di Internet. E Internet è, appunto, delle e nelle cose. In quasi tutte. Banda ultralarga, e-learning, robotica, IA, a solo programmi attuabili con il campionario tecno-ecologico 4.0 quale ammodernamento, ristrutturazione, efficientamento non avrà un risvolto ambientale ricorrendovi e potrà essere escluso dal beneficio?

industria 4.0

L’Industria 4.0 è uno dei tre pilastri indicati dal premier Conte per il rilancio della Fase 3 ma che si apprezzeranno in una fase 4 o 5, insieme alla rete unica delle Tlc e Italia Cashless. Anche quest’ultimo “piano” per velocizzare l’abitudine al pagamento con carta elettronica si trascina ormai da un anno, slittando di stagione in stagione. Pensato più in ottica anti evasione – come il bonus befana per i regali online di Epifania (Natale era troppo) e la lotteria degli scontrini (45 milioni in palio al di là delle ricevute che raccoglierà l’Agenzia delle entrate) – che in ottica anti contagio – dato che i pagamenti elettronici sono cresciuti da soli durante il lockdown, senza incentivi ma per forza di cose – attendiamo di conoscere in dettaglio quali generose detrazioni, e per quali beni e servizi, invoglieranno acquirenti ed esercenti a salutare i contanti visto che non sono previste multe o sanzioni per chi rifiuta il bancomat. Semplicemente inutile invocare controlli o segnalare casi alla Finanza: non si capisce a cosa si riferisca la “obbligatorietà” riportata dal Dl con cui il Pos è entrato ufficialmente in vigore (solo) il primo luglio scorso per tutti i professionisti e commercianti e ogni genere di compravendita. Scongiurato il fantasma di un aumento delle commissioni sui prelievi, a bilanciare lo spettro del flop del pacchetto per la digitalizzazione fiscale è la contemporanea stretta alla soglia massima di uso del contante – contenuta nello stesso decreto legge e al via sempre dal primo luglio – da 3 a 2mila euro e infine a 1000 dal 2022.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

What do you think?

Scritto da Giuseppe Gaetano

cina robotaxi

Le città della Cina saranno presto brulicanti di robotaxi a guida autonoma

data centre oceano

Sembra che trasferire i data centre nell’oceano possa essere una buona idea