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Piccoli makers crescono: così a Sassari facciamo progettazione tra i banchi di scuola

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Sono una linguista e mi occupo di processi di acquisizione ed apprendimento delle lingue moderne. Un anno fa, per motivi professionali, ho incontrato Laura, docente esperta nella prevenzione del disagio e della dispersione solastica e siamo diventate amiche, così ho voluto presentarle i miei amici Antonio e Gian Matteo, architetti che hanno fondato a Sassari il primo FabLab privato della Sardegna.

BRAINSTORMING CREATIVO

Le chiacchere tra amici, in una città depressa come la nostra, ci mettono poco a cadere sui problemi e sulla crisi economica. Così, dopo qualche birra (poche però, per abbassare il primato nero della provincia col maggior consumo procapite e la densità maggiore di attività basate sulla mescita), abbiamo convenuto che si poteva provare a proporre un’alternativa alla deriva in termini produttivi e culturali che stava investendo la nostra isola, e che avremmo potuto farlo proprio grazie alla sinergia offerta dall’incontro delle nostre esperienze professionali e personali.

Io e Laura crediamo in una formazione innovativa, che tenga davvero conto delle recenti ricerche scientifiche e che ne metta in pratica i risultati, rivalutando l’emozione e mettendo in gioco l’elemento empirico. In questo modo siamo convinte che si possano non solo rivalutare gli studenti con stili cognitivi frustrati dalle metodologie imperanti nell’isituzione scolastica, basate spesso solo sulla ripetizione di teorie prive di riscontro, ma anche rinnovare l’energia sopita di tutti i ragazzi; stimolandone la partecipazione e l’ingegno.

Antonio e Gian Matteo credono che si possa cambiare il modo di approcciarsi alla produttività grazie alle nuove tecnologie, ed in particolar modo grazie alle potenzialità delle tecnologie digitali, che stanno liberando arte e techne da limiti del passato come l’accesso agli strumenti intellettuali e fisici della creazione.

Pensano che forme e materiali non dipendano più dalle leggi imposte sino ad ora dai limiti delle macchine, ma grazie alla modellazione parametrica, possano oltrepassare i confini sino ad ora imposti avvicinandosi sempre più all’idea pura della mente: all’ideale. Hanno studiato il modo di interpretare e comprendere lo sviluppo della forma in natura e credono che ora queste informazioni possano aiutare chiunque a farsi soggetto della nuova rivoluzione industriale.

IL PROGETTO

Così io e Laura abbiamo deciso di fare sul serio, scrivendo un progetto che prevedesse una rosa multidisciplinare di precisi obiettivi:

1. Promozione dello sviluppo delle abilità trasversali identificate in comunicazione, pensiero critico, creatività, motivazione, iniziativa, capacità di risolvere problemi, assunzione di decisioni, lavoro di gruppo e soprattutto “apprendere ad apprendere”;

2.

Educazione alla cittadinanza attiva;

3. Divulgazione della cultura digitale.

La metodologia di lavoro è laboratoriale, dunque si basa sull’apprendimento cooperativo, esperienziale, emozionale.

Abbiamo corso avanti e indietro per un anno, per chiedere i finanziamenti ai comuni e per farci considerare dalle scuole, ed alla fine un piccolo comune in un paese moto bello: Sennori. Lì il comune ha finanziato il progetto e la dirigente della scuola media lo ha aiutato e valorizzato, aprendo le porte della sua scuola.

Il percorso rappresenta una delle poche esperienze di laboratorio didattico multidisciplinare nelle scuole sarde con obiettivo l’utilizzo delle tecnologie digitali come strumento di costruzione e rivalutazione dello spazio condiviso dai ragazzi nel loro paese.

I NUMERI

Per otto settimane, venticinque studenti lavoreranno, in collaborazione con il FabLab di Sassari, per valutare le modalità di riqualifica di alcuni spazi del loro paese destinati all’incontro ed alla convivenza fra gli abitanti.

I ragazzi si impegneranno dunque nella ri-progettazione di uno spazio secondo le esigenze delle categorie più sensibili di cittadini, per giungere alla modellazione di supporti nuovi e funzionali, come giochi e sedute dalle forme innovative, impegnando la fantasia e l’ingegno nella scelta dei materiali delle forme e dei colori. Impareranno così a valorizzare e valutare gli spazi del loro paese in funzione dell’incontro dei cittadini che lo abitano, e nel rispetto della tradizione culturale e del contesto ambientale, produrranno idee nuove di “firmitas, utilitas, venustas”.

L’esperienza e la creatività degli studenti troverà infine vita reale grazie alle tecnologie che si avvalgono della progettazione digitale e permettono di superare i limiti della manifattura moderna nella realizzazione di forme e nello sfruttamento dei materiali.

Speriamo davvero che tutto ciò possa accendere la sinergia fra didattica e FabLabs per percorrere un cammino sperimentale, ma all’interno di un contesto istituzionale come quello scolastico; dunque con la garanzia dell’alto livello di qualità del lavoro ed esposto ad una valutazione dell’efficacia altamente professionale. Così come speriamo che possa rivelarsi un trampolino di lancio per scalare il progetto in tutta l’isola, sulla scia delle esperienze che già vengono proposte in tutto il paese.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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