In una società digitale, le nostre azioni sono influenzate dalle reti sociali alle quali apparteniamo. Al di là delle importanti implicazioni individuali, da qualche tempo questo patrimonio di relazioni che caratterizzano chi siamo si è riversato con forza all’interno delle organizzazioni, rivoluzionando in maniera significativa il nostro modo di comunicare, lavorare e generare valore per l’impresa. E’ quello che di cui abbiamo discusso alla Social Collaboration Survey 2013.
Le organizzazioni – oggi più che in passato – si trovano di fronte a nuove sfide, a nuove incertezze che derivano dalla difficoltà di comprendere i cambiamenti imposti dalle tecnologie digitali e al crollo, sempre più evidente, dei modelli di management tradizionale.
Le gerarchie si mostrano inefficaci, l’accelerazione tecnologica impone un continuo aggiornarsi, i consumatori e i clienti hanno maggiore consapevolezza e “potere” rispetto al passato e le politiche organizzative sono inadatte a far fronte al mutato scenario.
In questo nuovo ecosistema alcuni strumenti e alcuni approcci possono risultare vincenti se ben applicati e se realizzati partendo ai bisogni delle persone e dando una risposta concreta alle esigenze dell’organizzazione.
E’ con la volontà di definire nuovi modelli organizzativi e mappare lo stato dell’arte della collaborazione nel nostro paese che abbiamo lanciato, nel Luglio del 2013, la Social Collaboration Survey 2013, un’indagine che in soli 3 mesi ha coinvolto oltre 300 aziende italiane nel tentativo di definire gli scenari del prossimo immediato futuro.
E’ possibile – in sintesi – che esista un nuovo modo di lavorare? Un nuovo modello di creazione del valore?
Ma andiamo per gradi: che cos’è la Social Collaboration?A nostro avviso può essere considerata come un insieme di strategie, processi, comportamenti e piattaforme digitali che consentono a gruppi di persone all’interno dell’azienda di connettersi, interagire, condividere informazioni e lavorare a un comune obiettivo di business.
L’analisi che abbiamo condotto si è voluta concentrare su alcune dimensioni chiave che consideriamo strategiche per l’applicazione di queste soluzioni all’interno delle organizzazioni: conoscere il valore di business della collaborazione tra dipendenti; aumentare comprensione e sensibilità interna; scoprire strategie d’introduzione e modelli organizzativi più adatti alla diffusione di approcci orizzontali; acquisire maggiore consapevolezza sui processi e sulle modalità di lavoro più coinvolte.
Riflettere – oggi – su questi temi significa non solo prendere atto delle profondissime leve che stanno rifondando i concetti di strategia e competizione.Ma anche acquisire un punto di vista maggiormente focalizzato sulle persone all’interno e all’esterno dell’organizzazione, nella profonda convinzione che il futuro sarà più favorevole per coloro che sapranno sfruttare l’enorme potenziale dell’energia e della passione che solo la condivisione comune di obiettivi e il coinvolgimento esteso dell’organizzazione sono in grado di generare.
Collaborare significa, in ultima istanza, motivare le persone a incidere positivamente sulle fondamenta dell’impresa, migliorando al contempo la qualità della propria vita.
Che cosa abbiamo scoperto? Una serie d’indicazioni interessanti che meritano sicuramente un approfondimento.
- La collaboratione nelle organizzazioni non è una moda o un fenomeno passeggero. L’importanza che le aziende italiane le assegnano è molto elevata, ed entro il 2016 arriverà a toccare oltre 75% del campione. Un interesse crescente, quindi, per una modalità di lavoro tutt’altro che lontana dalle organizzazioni italiane.
- La collaborazione funziona e genera valore per le aziende. Un impiego mirato e consapevole delle piattaforme social all’interno delle organizzazioni aumenta l’efficienza del lavoro (43%), facilita il riuso della conoscenza (40%), migliora il coordinamento dei progetti (30%) e consente di rimanere costantemente aggiornati su quanto prodotto dai colleghi (30%). Impatti concreti che le aziende più mature stanno cominciando a esperire nella loro quotidianità a testimonianza del fatto che: lavorare insieme funziona!
- Nelle iniziative di successo il top management ci mette la faccia. Pur trattandosi di progetti di coinvolgimento e partecipazione dal basso, il cambiamento richiede una sponsorship elevata e il successo non può prescindere da un segnale forte del top management (70% vs 34%). Senza un coinvolgimento dall’alto e un’opportuna partecipazione di tutta l’azienda è difficile che processi di trasformazione digitale abbiano successo.
- Il cambiamento richiede risorse e budget. Per quanto ancora limitati, gli investimenti sulla collaboration crescono di pari passo con il suo riconoscimento da parte dell’organizzazione. Chi sperimenta si rende conto del valore di queste iniziative e comincia a sostenerle in modo sempre più significativo. Discorso analogo per le risorse che sono 5 volte minori nei progetti più immaturi.
- Il Social Business è già qui. Il Social Business, inteso come la connessione tra ingaggio dei dipendenti all’interno dell’organizzazione e dei clienti al suo esterno, è già realtà nel 36% delle imprese collaborativamente più mature. Un coinvolgimento più esteso di tutta l’organizzazione è la chiave del successo per il prossimo futuro delle organizzazioni.
- Piccola e grande azienda sono diverse. Differenze significative emergono per questi due differenti scenari. La grande azienda dispone in generale di una cultura più propensa a collaborare e pronta a riconoscere il valore della collaboration (82% vs 70% nell’arco di 3 anni). Per loro la collaborazione è anche più vicina a funzioni di business e la cultura – che pesa nelle piccole aziende – uno scoglio minore (prevale quello del ROI) all’adozione.
Un valore che consegniamo orgogliosamente nelle mani di tutti coloro che siano interessati ad esplorare questa strada, un valore nel quale crediamo profondamente e che vogliamo contribuire a portare nelle organizzazioni del nostro paese, un valore che vogliamo mettere a disposizione di tutti nella speranza di dare un contributo – anche minimo – all’evoluzione dei nostri modelli organizzativi verso scenari più a misura d’uomo.
Collaborare funziona ed è anche il modo migliore – e più stimolante – di lavorare.