Ploonge: un social network dove il cibo aiuta a conoscere le persone

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Giorgio Bertolini e Alessandro Coscia, 25 e 24 anni. Due mesi fa avete lanciato Ploonge, un social network che fa incontrare le persone attraverso il cibo. Ma non esiste troppa competizione?

È un’idea nata per esigenza. Una sera Giorgio era a Mosca per lavoro e stava cenando da solo. Ha capito che se avesse avuto una applicazione per trovare eventi e persone interessanti forse si sarebbe goduto di più quel paio di ore libere. Io gli ho dato una mano a trasformare quell’idea in realtà. Ci siamo detti: sarà una figata, vinceremo per forza. Solo dopo ci siamo resi conto di avere dei competitor, alcuni di loro sono nati praticamente insieme a noi. Ma noi abbiamo la nostra visione e idea.

Noi offriamo socialità, e il cibo è davvero un buon modo per riuscirci. Le altre startup del settore puntano più sul cibo in sé, sulla tradizione e la buona tavola. Noi siamo più social, vogliamo dare a tutti la possibilità di conoscere nuove persone e dare una svolta alla propria vita. È un concetto più profondo: noi vogliamo darti tutto quello di cui hai bisogno per vivere al massimo il tuo tempo libero. Insomma, la vita è breve ed è davvero un peccato non sfruttare un cellulare connesso a Internet per trovare nuovi amici. Soprattutto se ti ritrovi catapultato in una città che non conosci.

E voi ne sapete qualcosa: come capita spesso agli startupper, siete stati catturati dagli Stati Uniti. Vi sentite in fuga?

In realtà ora siamo di base a Milano.

Siamo tornati a ottobre da San Francisco e superato lo shock ci siamo messi al lavoro. Abbiamo preso un ufficio da pochi mesi, trovato un business angel che crede in noi e da gennaio si è unito al team Claudio Venturini, giovane programmatore che ha rifiutato proposte da varie aziende per dedicarsi full time a questa sfida. A noi piace l’Italia, e non restiamo certo qui perché siamo dei mammoni. Qui abbiamo reti di contatti solide. Certo, se un giorno dovessimo scoprire un ecosistema più adatto a noi faremmo subito le valige. Il nostro dopo tutto è un progetto molto legato alla mobilità che non tralascia la dimensione locale. Abbiamo iniziato focalizzandoci sulle grandi città: volevamo fare in modo che i nostri utenti iniziassero a creare nuovi eventi per popolarla, conoscersi e fare rete.

Come spesso succede, i social network prendono la loro strada. Così ci siamo ritrovati con nuovi eventi organizzati in centri minori. Al momento su Ploonge ci sono un centinaio di utenti che stanno partecipando grazie alla creazione di contenuti. Abbiamo iniziato da poco ma abbiamo fiducia nell’effetto virale. Tra poco passeremo anche alla fase attiva di advertising.

Perché avete deciso di mettere subito online la piattaforma? Non sarebbe stato meglio testare una beta?

Preferiamo testare il sito sul mercato vero, no con un gruppo di amici. Abbiamo scoperto subito che certi dettagli che ci erano sembrati importanti in realtà non lo erano. E viceversa. In questo mese di attività ci sono capitate già richieste assurde che non immaginavamo. Noi mettiamo a disposizione degli utenti il sistema PayPal in modo che possano pagare in anticipo le cene proposte tra gli eventi: pensavamo fosse accettato come il non plus ultra dei sistema di online payment, e invece ci siamo ricreduti. In molti ci hanno detto che preferirebbero usare un sistema interno al sito. Scherzandoci su, diciamo che si fidano più di noi che di PayPal. Che altro? Molti user ci chiedono di fare login su Ploonge direttamente con Facebook. Insomma, sui dati privati scopriamo ogni giorno qualcosa di nuovo: condividere i propri dati privati online oramai non è più un problema per gli utenti. Questi ultimi rimangono sempre al centro di tutto il progetto. Ecco perché le richieste di amicizia verranno attivate solo tra persone che si sono conosciute dal vivo. Creare un semplice contatto, un banale +1, non basta. Le persone devono incontrarsi. E ci piacerebbe che succedesse proprio grazie a noi.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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