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Potenza va in Giappone: “così siamo diventati modello di resilienza”

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Fino a qualche anno fa, facevamo fatica a trasferire in tutta la sua portata il concetto di “sviluppo sostenibile”, importante ma poco percepito dal cittadino comune, perché calato in una dimensione globale, quasi astratto rispetto alle quotidianità delle piccole comunità. Oggi, invece, temi come la lotta ai cambiamenti climatici sono prepotentemente arrivati nelle nostre case e, inevitabilmente, nell’agenda delle istituzioni locali, chiamate a gestire le emergenze ma soprattutto a pianificare interventi in maniera intelligente ed inclusiva per prevenire i disastri.

Acerenza (PZ), annoverata tra i borghi più belli d’Italia

La provincia di Potenza ha costruito un modello unico, partendo dal passato e dal dramma vissuto: frane, alluvioni, intere aree a rischio idrogeologico. Per non parlare di terremoti, come quando nel 1857, in Val d’Agri, il sisma fece decine di migliaia di morti e rase al suolo interi paesi; quello del novembre 1980 causò 280.000 sfollati, 8.848 feriti e 2.914 morti.

Il potentino ha vissuto sulla propria pelle queste tragedie, ma ha saputo trarre insegnamento per realizzare azioni, ideare strategie, attivare sinergie che dal pubblico stanno coinvolgendo la dimensione del privato sul tema della “resilienza”, tema su cui le comunità dovranno costruire il proprio futuro.

Un concetto più criptico, forse, rispetto allo “sviluppo sostenibile”, ma solo in apparenza.

Perché oggi la resilienza è un tratto che deve caratterizzare la nostra vita in maniera trasversale: ognuno di noi, se vuole rispondere, e reagire, alle avversità, dovrà essere come un metallo che si piega e poi ha la forza di tornare alla sua forma originaria…

Come un territorio sferzato dalle intemperie che dopo un disastro riesce a riorganizzarsi, grazie alla forza, al coraggio, alla resistenza e a modelli di reazione delle sue comunità.

E’ stata questa la visione che ha trasformato una provincia martoriata in una realtà al centro del mondo, tanto da aver attirato l’attenzione dell’Onu con la Commissaria Margareta Wahlstrom che è voluta venire personalmente a conoscere il nostro territorio, in gennaio, per conferirci la certificazione di “Modello mondiale per la resilienza inclusiva e la sicurezza territoriale”, nell’ambito della Strategia Internazionale di Riduzione del Rischio di Disastri (UNISDR), tra le 15 realtà locali che si sono distinte nel mondo su queste tematiche.

Merito di un ente che nonostante il depotenziamento a cui la riforma della Pubblica Amministrazione l’ha costretta, ha saputo costruire una rete con tutti i suoi 100 Comuni.

Abbiamo coinvolto i Sindaci, ma anche le comunità sensibili del territorio (giovani, anziani, donne, portatori di handicap, agricoltori, immigrati, volontariato sociale) in un Patto programmatico sul tema della “Resilienza”.

In virtù di “Role model”, rappresenteremo le autorità locali Italiane alla terza Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sulla riduzione del rischio di catastrofi, in programma dal 14 al 18 marzo nella città di Sendai, in Giappone.

Saremo lì per trasferire il modello di pianificazione strategico che siamo riusciti a mettere in campo nel Piano strutturale provinciale: un documento che prende spunto dai tre grandi protocolli mondiali (Hyogo sui disastri, Kyoto sui cambiamenti climatici, Rio sullo sviluppo sostenibile) e fa confluire le tematiche nell’ampio alveo della Resilienza.

Un traguardo prestigioso, che è il coronamento di un lungo percorso che ci ha visti impegnati in azioni concrete sul fronte della salvaguardia dei reticoli idrici, della messa in sicurezza delle scuole (alcune dotate di impianti di energia alternativa) e della programmazione strategica.

Ma Sendai è solo un passaggio: la costruzione della rete dei comuni e delle comunità, dopo l’adesione alla campagna dell’Onu sulle “Città Resilienti”, ha sancito l’avvio di un percorso di ampia inclusione nei processi decisionali pubblici sulle tematiche di governo ed uso del territorio che coinvolgerà progressivamente il “privato”, considerato che gli enti pubblici non possono più sostenere, da soli, queste azioni, in linea con il nuovo ruolo delle province previsto dalle recenti riforme istituzionali nazionali.

Foto: Kelvin Momany

Guarderemo al nostro territorio ma anche al di fuori dei nostri confini, per agevolare la costruzione di partenariati di scambio buone pratiche, progetti specifici, capitalizzare interesse di investitori privati per portare beneficio al territorio ed alle comunità.

Una bella rivincita per un’amministrazione provinciale che, nonostante il processo di trasformazione in atto, ha voluto comunque investire sul proprio ruolo di Ente “di area vasta” per contribuire alla costruzione di un futuro sostenibile e resiliente.

ALESSANDRO ATTOLICO*

(*Alessandro Attolico è ingegnere, dirigente dell’Ufficio Pianificazione Territoriale della Provincia di Potenza e Advocate dell’UNISDR per la Campagna sulla Resilienza)

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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