Pochi settori hanno così bisogno di innovazione come il mercato del lavoro. La disoccupazione giovanile è un’ emergenza del Paese, a poco o nulla è servita la Garanzia Giovani – lo dicono i numeri e lo dichiara anche il Governo – e il Jobs Act di per sé non sarà risolutivo del problema.
Perché quello che evidentemente non funziona sta a monte della formula contrattuale con cui un soggetto entra nel mercato del lavoro e a monte della “paura” di assumere delle aziende.
Sta nella difficoltà di trovare un lavoro e nell’enorme difficoltà di trovarne uno “buono”, che consenta di vivere dignitosamente e che soddisfi minimamente le proprie aspettative professionali.
Le cause? sicuramente tante, troppe, sistemiche, strutturali, culturali, ma tra queste, al netto della crisi economica che il Paese sta ancora affrontando, possiamo isolarne alcune più evidenti: un sistema di istruzione/formazione non adeguato alle esigenze del mercato, il conseguente disallineamento tra offerta e domanda di lavoro e l’inadeguatezza e l’anzianità del nostro sistema di servizi e politiche attive del lavoro.
Questi elementi emergono più volte in letteratura e i dati, in generale, ci dicono con chiarezza che le formule e i soggetti tradizionali con cui abbiamo affrontato il problema fino ad ora non sono in grado di risolverlo.
Servono nuove competenze, nuovi metodi e nuovi modelli di governance, che non contemplino solamente la verticalità dei livelli istituzionali, ma che consentano alla PA di abilitare nuovi soggetti e riconoscere nuovi strumenti ed esperienze che stanno provando a rispondere alla domanda di lavoro dei giovani in modo innovativo e con dei risultati.
Applicazioni web per selezionare la scuola migliore per le proprie attitudini, giovani innovatori in azienda, mentoring online, mentoring peer to peer, MOOC,educazione informale, non formale e reti di relazioni nei nuovi luoghi di lavoro (coworking) e di produzione (fablab), open data per prevedere i trend dell’offerta, corsi phd+, challenge prizes, contest e programmi di accelerazione per startup.
Questi sono solo alcuni esempi di un’innovazione che esiste ed aiuta ad affrontare il problema occupazionale. Dobbiamo imparare a riconoscerla. E valorizzarla.
Per questo RENA, in collaborazione con McKinsey&Company, Fondazione Feltrinelli, TRAILab dell’Università Cattolica, Confindustria Giovani, CNA Giovani, CoopUp Confcooperative, Generazioni Legacoop, Repubblica degli Stagisti, Adapt e molti altri partner, ha messo in piedi una una grande mobilitazione creativa e ha lanciato pre;Occupiamoci: l’indagine online con la quale si vogliono far emergere le iniziative, i progetti, le nuove pratiche che rispondono in modo innovativo ed efficace alla domanda di lavoro dei giovani.
Credits: rena.it
L’indagine si chiude il 1° Maggio! Ci sono pochi giorni ancora per candidare il proprio progetto o per segnalare i progetti che si conoscono e si ritengono validi.
Preoccupiamocene tutti!
FRANCESCA MAZZOCCHI28 aprile 2015