Mentre Elon Musk tenta di rivoluzionare l’industria dell’esplorazione dello spazio con SpaceX (il suo obiettivo è di abbassare i costi costruendo razzi riciclabili, cioè che possano essere utilizzati per piu’ di un lancio), altri scienziati e imprenditori stanno lavorando e promuovendo l’idea di un ascensore spaziale.
Il concetto di un ascensore per lo spazio ebbe origine dalla Tour Eiffel, costruita in occasione dell EXPO di Parigi nel 1889. Lo scienziato russo Konstantin Tsiolkovsky visitò la Tour Eiffel nel 1895 ed ebbe l’idea di una torre che arrivasse fino allo spazio. Da quel momento l’ascensore spaziale ha riempito l’immaginario degli entusiasti dell’esplorazioe spaziale, soprattutto dopo che il concetto fu popolarizzato da Arthur C. Clarke nel suo libro di fantascienza The Fountains of Paradise.
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La costruzione di un ascensore spaziale prevede un notevole investimento iniziale, con la possibilità però di rendere estremamente economiche le singole operazioni di trasferimento oltre l’atmosfera terrestre dei nostri satelliti, delle nostre stazioni spaziali, dei nostri robot, o di persone stesse.
Un progetto che nonostante abbia tentato molti, non si è mai concretizzato soprattutto per i problemi tecnici e tecnologici che porta con sè.
Negli ultimi anni e mesi, grazie agli avanzamenti nella ricerca su grafene e nanotubi di carbonio, l’idea di un ascensore spaziale sta tornando al centro dell’attenzione, come testimoniato per esempio dal documentario Sky Line finanziato su KickStarter e quasi pronto per essere distribuito, da un report dell’anno scorso da parte della International Academy of Austronautics, dal lavoro della LiftPort di Michael Laine a Seattle alle dichiarazioni della azienda giapponese Obayashi, da graffiti comparsi a Valparaiso fino a progetti indipendenti come Copernicus.
C’e un ulteriore elemento che rende questo scenario ancor piu interessante, e si tratta del fenomeno dell’asteroid mining. Gli ultimi anni hanno visto filantropi, NASA ed investitori privati indirizzare risorse e capitali verso ventures come Deep Space Industries e Planetary Resources, con l’obiettivo di essere i pionieri della corsa allo sfruttamento dell’infinità delle risorse contenute negli asteroidi che orbitano nel sistema solare.
In uno scenario in cui andiamo nello spazio per trovare nuove risorse, un ascensore spaziale aprirebbe dinamiche simili a quelle della costruzione del Canale di Panama. Inoltre, come evidenziato dagli scienziati dietro al progetto Copernicus, chi pensa all’ascensore spaziale dovrebbe considerare il fatto che l’esistenza di un economia bilaterale tra spazio e terra potrebbe cambiare in modo significativo i numeri finanziari e l’ingegneria della struttura.
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Molti rimangono scettici, e non senza ragione dato che la costruzione di un ascensore spaziale richiede ancora la risoluzione di moltissimi problemi tecnici e sociali. Ma il punto è un altro. Che sia un ascensore spaziale o una missione su Marte, che siano una nuova generazione di razzi o un nuovo metodo di creazione di energia, il punto è che l’esplorazione dello spazio è una delle grandi sfide che l’umanità ha di fronte, ed è solo attraverso un processo di trial and errors che si faranno passi avanti.
Ad Exosphere riteniamo che le risorse umane e il brain power dell’umanità oggi abbiano la capacità di risolvere tutti i problemi del mondo, dalle malattie all siccità, dalla fame al quantum computing, dall’esplorazione dello spazio alla popolazione degli oceani. Esistono le persone con le abilità scentifiche necessarie per risolvere tutti i nostri problemi. Ma c’è un problema che blocca questa potenzialità dal realizzarsi: non esistono istituzioni capaci di motivare, ispirare e supportare queste persone, una piattaforma che le aiuti a mettere le proprie abilità al servizio di grandi (e necessari) visioni e obiettivi.
Risolvere problemi così complessi richiede enorme forza di volontà e un ambiente che accolga consapevolmente l’innovazione derivante da casuali ed imprevedibili interazioni tra persone molto differenti una dall’altra. Ingegneri civili, imprenditori, chimici, psicologi, economisti, fisici, sviluppatori, matematici, dovrebbero avere un luogo dove confrontare le proprie idee. Le scienze non dovrebbero essere compartimenti stagni come sono oggi nelle strutture accademiche e di ricerca tradizionali, la comunicazione dovrebbe essere trasversale e dovrebbero esistere luoghi in cui sia possibile dar vita a questa conpisione di idee, prospettive e domande. Copernicus è il nostro primo tentativo in questa direzione.
La Silicon Valley è piena di soldi che non sanno dove andare.
Moltissime persone sono pronte ad investire in progetti ambiziosi, quasi folli. Queste sono le opportunità che il mondo offre oggi, alla portata di tutti. A scuola e nell’università niente di tutto questo viene mostrato, men che meno in Italia,, ma la realta qua fuori è questa, e stiamo girando l’Europa in queste settimane anche per portarla nelle orecchie e negli occhi di tutte quelle persone che vogliono fare parte di un futuro di creazione e innovazione.