Un mercato in stagnazione
Secondo le recenti stime fornite dall’ACEA, il mercato automobilistico europeo si trova di fronte a una crescita modesta per il 2024. Le immatricolazioni di autovetture nuove sono previste aumentare solo dello 0,8% rispetto all’anno precedente, con un totale di circa 10,6 milioni di unità. Questo dato è preoccupante, soprattutto se si considera che il numero è ancora inferiore del 18,4% rispetto al 2019, l’ultimo anno pre-pandemia.
Le parole di Sigrid de Vries
Sigrid de Vries, direttrice generale di ACEA, ha espresso la sua preoccupazione durante una conferenza stampa al Salone di Bruxelles 2025. Ha sottolineato che, in un momento in cui è fondamentale promuovere la mobilità verde, i dati attuali non sono incoraggianti.
Secondo de Vries, gli analisti di mercato prevedono solo una crescita modesta nel corso dell’anno, il che potrebbe ostacolare gli sforzi per una transizione ecologica efficace.
Il segmento elettrico in difficoltà
Nonostante l’attenzione crescente verso i veicoli elettrici, anche questo segmento non sembra sorridere. Le previsioni indicano un calo del 5,9% nelle vendite di veicoli elettrici nel 2024 rispetto al 2023. La quota di mercato dei veicoli elettrici è destinata a stabilizzarsi attorno al 13%, un dato che evidenzia la necessità di un approccio più realistico alla decarbonizzazione del settore automobilistico.
Le sfide del Green Deal europeo
Ola Kallenius, CEO di Mercedes-Benz e neo-presidente di ACEA, ha sottolineato l’importanza di un quadro normativo che non sia solo punitivo, ma che favorisca anche la crescita del mercato.
Ha suggerito che il Green Deal europeo debba essere rivisto per diventare più flessibile e meno rigido, in modo da facilitare la transizione verso una mobilità sostenibile. In un contesto geopolitico complesso, è fondamentale che l’industria automobilistica europea rimanga resiliente e competitiva.
Un settore che crea occupazione
Nonostante le sfide, l’industria automobilistica europea continua a rappresentare un pilastro fondamentale per l’economia. Con circa 13 milioni di posti di lavoro e un contributo del 7% al PIL dell’Unione Europea, il settore dimostra di avere una solidità che potrebbe rivelarsi cruciale per affrontare le difficoltà attuali. La qualità dei prodotti europei è riconosciuta a livello globale, e questo rappresenta un vantaggio competitivo da sfruttare.