Progettare il futuro. Gli studenti fanno rete, partendo dalla scuola

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La storia di oggi inizia a Cork in Irlanda e finisce a San Francisco. E’ la storia di Ciara Judge, Emer Hickey e Sophie Healy-Thow, tre ragazze di 16 anni della Kinsale Community School. Le ragazze amano la microbiologia, hanno sviluppato competenze nell’ambito del giardinaggio e hanno un obiettivo: risolvere la crisi alimentare che c’è nel mondo. Hanno quindi alcune competenze. Hanno un progetto con un problema da risolvere. E hanno a disposizione anche degli strumenti, messi a disposizione dalla comunità e dalla scuola.

Le ragazze hanno vinto la Google Science Fair 2014 perché il loro progetto ha dimostrato che alcuni batteri che si trovano comunemente in natura, se inseriti nel suolo, aumentano del 74% la produzione di orzo, attraverso un processo di acceleramento sia della germinazione che della crescita della pianta.

Noi favoriamo questo tipo di progettazione. Come? Con Sociopratiche e WeMake siamo attive sul territorio italiano attraverso progetti volti a consentire alle ragazze (e anche ai ragazzi) lo sviluppo di competenze utili non solo nel corso degli studi ma nell’arco della vita. Il problem solving, la creatività, la programmazione, il rispetto delle consegne, lo sviluppo della capacità critica e l’imparare ad imparare sono infatti metacompetenze utili in qualsiasi contesto. Lo facciamo attraverso il supporto a istituzioni scolastiche, associazioni, centri di aggregazione giovanili e enti pubblici e privati di matrice educativa.

Il movimento maker sta riportando alla luce confronti e dibattiti su teoria e pratica educativa. Termini come apprendimento collaborativo, apprendimento basato su progetti, metacognizione, apprendimento basato sulla ricerca, apprendimento esperienziale sono oggi rispolverati nelle agenzie educative e formative.

Le basi rimandano all’approccio pedagogico più conosciuto e promettente: il costruttivismo di Piaget, Vygotskij e Bruner. Il costruttivismo rinasce oggi dalle ceneri delle teorie di Taylor e dei test standardizzati. Il costruttivismo adotta pratiche quali la creatività, il bricolage, l’esplorazione, la costruzione e la presentazione riportando alla ribalta il processo di apprendimento esperienziale.

Un altro riferimento importante nell’impostazione metodologica deriva dalla tassonomia proposta da Benjamin S. Bloom nel 1956 e riferita agli obiettivi educativi (area cognitiva e area affettiva). L’approccio, rivisto nel 2001 da Lorin Anderson e David Krathwohl, afferma che la maggior parte delle abilità possono essere acquisite e impiegate simultaneamente o senza un ordine preciso. Per raggiungere la padronanza di tutti i domini cognitivi è necessario imparare non solo attraverso il fare, ma anche attraverso la creazione e la costruzione.

Seymour Papert, uno dei fondatori del MIT Media Lab e il primo sostenitore della pedagogia costruzionista, dice: “l’apprendimento avviene meglio quando gli studenti costruiscono la loro comprensione attraverso un processo di costruzione di cose da condividere con gli altri”. Papert aggiunge alla teoria di Piaget un nuovo tipo di costruzione: “le persone costruiscono nuove conoscenze con particolare efficacia quando sono impegnati nella costruzione di prodotti personalmente significativi”.

Attualmente siamo coinvolte in progetto extrascolastico che si svolge in 10 scuole secondarie di primo grado di Milano e dell’Emilia Romagna. Il progetto ha come obiettivo avvicinare le ragazze alla cultura tecnico-scientifica. Il progetto Girls code it better è voluto e finanziato da MAW, un’agenzia per il lavoro che ha condotto una analisi di genere sugli sbocchi occupazionali delle ragazze e ha ritenuto opportuno investire per migliorarne l’occupabilità, fornendo una possibilità di avvicinamento alla tecnologia e alle discipline scientifiche. Il metodo utilizzato è frutto della ricerca di Lepida scuola di Reggio Emilia e si ispira alla didattica per Problemi e Progetti di David Jonassen: un modello per l’ideazione e la realizzazione di progetti in gruppo che ha come proprio obiettivo non tanto il prodotto quanto la cura del processo attraverso il quale vengono allenate competenze importanti.

Qui per approfondire e attivare progetti analoghi, e queste le mail attive: [email protected] – [email protected]

CRISTINA MARTELLOSIO E ROBERTA RIBERO

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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