Oggi gli utenti connessi ad Internet con dispositivi fissi e mobili si scambiano costantemente messaggi di posta elettronica, tanto da aver quasi sostituito nella vita quotidiana la posta tradizionale; per questo vorrei ripercorrere alcune fasi salienti dell’evoluzione di questo mezzo di comunicazione, evidenziando i metodi e le problematiche che due soggetti dovevano affrontare per poter scambiare un banale messaggio di posta elettronica tra due postazioni connesse alla rete nella stessa città o addirittura all’interno della stessa sala macchine.
Ho iniziato la mia attività lavorativa nel 1984 al CNUCE come operatore di sala macchine. Già a quel tempo non era così banale permettere a utenti dislocati in ambito cittadino, ma anche nel resto dell’Italia, connessi ai due mainframe IBM su cui giravano sistemi diversi, di scambiarsi email, files ed utilizzare i servizi propri dei sistemi stessi.
In sala macchine, oltre ai due mainframe IBM, convivevano anche altri calcolatori, che condividevano tra loro solo l’alimentazione elettrica, il condizionamento, il controllo sugli accessi ai locali, e dei sistemisti che lavoravano nello stesso istituto e che erano convinti che il “sistema” che gestivano era il migliore e più performante degli altri, ma allo stesso tempo si adoperavano, al meglio delle loro capacità, per farli parlare tra di loro.
Un microcosmo di innovatori
Questo “microcosmo pisano” contribuì, tra la fine degli anni ‘80 e gli anni ’90, insieme ad altri personaggi del Consiglio Nazionale delle Ricerche – CNR, Università e Istituto Nazionale di Fisica Nucleare – INFN, prima a creare un gruppo di lavoro chiamato “MAIL-ITA” e poi, con la nascita del GARR, a dare vita al gruppo GARR-PE (Posta Elettronica).
Alcuni degli strani personaggi di allora si chiamavano Blasco Bonito, Daniele Bovio, Silvano Gai, Claudio Allocchio, Joy Marino, Andrea Mattasoglio, Laura Abba, Antonia Ghiselli, Cristina Vistoli, Angelo De Florio, Giovanni Turso, Sergio Galliano, Domenico Rotondi, ecc.
In Italia, in quel periodo, quando si parlava di rete si parlava della rete eruropea della ricerca EARN a cui erano connessi principalmente i mainframe IBM e qualche macchina Digital; la rete HEPNET e SPAN a cui erano connesse principalmente macchine Digital; la rete TCP/IP limitatamente al mondo accademico e di ricerca, e la rete EUNET che connetteva i primi nodi Internet commerciali e che usava il protocollo UUCP per lo scambio delle email.
Non c’erano le teleconferenze, facevamo riunioni
Durante gli incontri di MAIL-ITA, e successivamente GARR-PE, fu dedicata molta attenzione ad adottare policy ed accorgimenti che consentissero di scambiare messaggi di posta elettronica agli utenti delle diverse reti utilizzate dalla comunità accademica e dai centri di ricerca delle maggiori aziende, principalmente del settore informatico, arrivando a definire una rete di mail-gateway che grazie alla sua posizione strategica permettesse di far dialogare almeno due ambienti di rete tra loro consentendo quindi, al resto degli utenti, di scambiarsi messaggi di posta elettronica.
Questo sistema andava poi armonizzato con il resto dell’Europa, in cui muovevano i primi passi organizzazioni chiamate poi a svolgere un ruolo fondamentale per la crescita e progettazione della rete Internet, come il RIPE (il forum di discussione delle reti europee), e dove due scuole di pensiero si chiedevano se il futuro della rete dovesse essere legato al mondo ISO-OSI o a quello TCP/IP.
Gli strani oggetti chiamati mail-gateway erano degli strumenti molto delicati e complessi da amministrare.
E lo erano perché avevano un effetto non solo sui messaggi destinati o originati dai centri di ricerca che li gestivano, ma per tutta la comunità scientifica ed accademica italiana.Le modifiche alle configurazioni di questi apparati erano frutto di delicate decisioni tecniche che erano fortemente legate alla topologia fisica delle reti a cui erano connesse ed alle competenze del personale chiamato a gestirle che prendeva parte periodicamente ad accese riunioni per il loro coordinamento.
I mail-gateway più utilizzati fino alla metà degli anni 90 erano attivi al CNAF, al CINECA di Bologna, al CNUCE di Pisa, al DIST a Genova e al CNR-Politecnico a Torino. Questi sistemi utilizzavano delle tabelle statiche aggiornate mensilmente per consentire l’instradamento delle email, attraverso i vari nodi e mail-gateway presenti in quel momento sulla rete, verso la macchina su cui era presente la casella di posta elettronica del destinatario.
A quel tempo la dinamicità e la capacità di riconfigurazione automatica dei percorsi dei dati sulla rete muoveva i primi passi, andando ad affiancare, e poi a sostituire, il lavoro manuale dei tecnici che a cadenze regolari introducevano aggiornamenti sui percorsi da seguire sulla base dei cambiamenti della topologia della rete fisica e delle nuove macchine connesse a tali nodi e capaci di erogare nuovi servizi.
Il clima che si respirava in quelle riunioni di coordinamento era davvero unico
Nessuno in partenza intendeva indietreggiare dalle proprie posizioni e difendeva con le unghie e con i denti il proprio pensiero, ma alla fine tutti convergevano verso qualcosa che consentisse di aumentare il numero di utenti in grado di scambiarsi messaggi di posta elettronica senza ricorrere a “marchingegni strani” nello scrivere l’indirizzo del destinatario.
Dalla fine degli anni ‘90 in avanti, le altre reti si sono dovute arrendere all’arrembante successo di Internet e del protocollo TCP/IP, mandando in soffitta insieme i vari mail-gateway.
Tutta la posta elettronica ha iniziato ad essere instradata dinamicamente attraverso il DNS (Domain Name System).
Oggi alcuni “personaggi” di quell’epoca, ed altri che si sono aggiunti nel corso degli anni, sono ormai dei felici pensionati, che però non hanno perso il loro entusiasmo e la loro voglia di confrontarsi e di condividere le loro conoscenze per offrire un servizio migliore alla comunità che rappresenta lo spirito che ancora oggi è alla base di quello strano fenomeno che si chiama rete Internet.
DANIELE VANNOZZI