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Quanto è grande il mercato digitale che si prepara all’HTML5

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HTML5 è l’acronimo di HyperText Markup Language 5, che equivale a dire la quinta generazione del linguaggio del Web e la prima in grado di gestire dei contenuti dinamici senza ricorrere a software come Flash. È uno standard, nel senso che è riconosciuto da tutti come il linguaggio per il futuro del Web, ma non è ancora uno standard vero e proprio, perché il processo che porta alla definizione di uno standard è lungo e spesso anche un po’ travagliato. Perché bisogna mettere d’accordo tutti, ma proprio tutti, prima di arrivare alla formulazione conclusiva.

L’HTML5 viene ormai utilizzato come linguaggio di sviluppo di siti Web e mobile dal 58% degli sviluppatori in Asia, dal 43% in America del Nord e dal 39% in Europa. Un successo che ovviamente ha una motivazione, che sta nella capacità di portare le funzionalità che contraddistinguono le applicazioni native per iOS e Android – come il video, la grafica, la geolocalizzazione e il data storage – all’interno di un sito Web, per realizzare applicazioni mobili e multipiattaforma.

Ovvero, la realizzazione del sogno di scrivere il codice dell’applicazione una sola volta per poi poterlo utilizzare ovunque, e non solo su smartphone e tablet, ma anche su PC.

Come ha detto più volte Tim Berners-Lee, uno dei padri del web: “Write once, run everywhere”.

E infatti, ci sono già applicazioni HTML5 sviluppate da aziende come Financial Times e Amazon, che hanno visto in questa evoluzione del linguaggio del web un modo rapido e relativamente semplice per allargare il numero degli utenti senza complicare inutilmente la vita degli sviluppatori. Gli analisti stimano in oltre 400 milioni il numero di device che supportano già HTML5, e prevedono una crescita talmente rapida da portare questo numero a oltre 2 miliardi nel 2016, ovvero cinque volte tanto rispetto a oggi.

Un mercato potenziale importante, con interessanti opportunità di business, che ha ovviamente attirato le attenzioni di tutti i player del settore, dagli operatori telefonici ai fornitori di contenuti come Buongiorno fino agli sviluppatori.

L’HTML5, infatti, nasconde l’opportunità di svincolare l’applicazione dagli App Store, in quanto la distribuzione delle applicazioni può avvenire direttamente attraverso il Web, e quindi consente agli sviluppatori – in un certo senso – di riappropriarsi del rapporto con l’utente, evitando di lasciare il 30% del costo dell’applicazione nelle mani di Apple o di Google. Apple e Google, peraltro, sono coinvolte direttamente nello sviluppo di HTML5, che Steve Jobs aveva indicato come il linguaggio in grado di portare i contenuti multimediali su iPhone e iPad senza incorrere nel rapido consumo della batteria causato da Flash.

Una visione tanto forte da forzare la stessa Adobe ad abbandonare lo sviluppo di Flash per i sistemi operativi mobili.

Lo sviluppo di applicazioni web HTML5 e i sistemi operativi basati su HTML5 (Firefox OS e Tizen) diventeranno quindi due strade parallele a quella attuale, che vede una enorme quantità di applicazioni native per iOS e Android vendute su App Store, e offriranno un maggior numero di opzioni a tutti, compresi gli utenti. L’HTML5, però, non è tutto rose e fiori. L’implementazione di uno standard che non è ancora uno standard nasconde diverse insidie, e anche un gigante del Web come Facebook è caduto nella trappola. Infatti, la trasformazione in HTML5 di un sito complesso come quello creato da Mark Zuckerberg – probabilmente – è ancora prematura, tanto da costringere gli sviluppatori a compromessi e da rendere la fruizione su smartphone e tablet ben lontana da quella che avrebbe dovuto essere nelle intenzioni dell’azienda.

In una recente intervista, Mark Zuckerberg ha prima dichiarato che il più grande errore compiuto da Facebook è stato scommettere troppo sulle applicazioni HTML5 anziché su quelle native, e poi ha aggiunto che l’HTML5 è comunque il futuro e giocherà un ruolo chiave nello sviluppo del mobile Web. Queste parole hanno ovviamente suscitato la reazione di Mozilla Foundation, nella persona del CIO Brendan Eich, che ha sottolineato come le ibridazioni tra HTML5 e altri linguaggi – ovvero, quelle operazioni sul codice effettuate dagli sviluppatori di Facebook per risolvere i problemi legati alla complessità del sito – sono quelle che creano la maggior parte dei problemi.

Nel lungo periodo, però, l’HTML5 offrirà funzionalità e prestazioni più avanzate rispetto a quelle dei programmi nativi, e un’unica applicazione funzionerà in modo assolutamente trasparente su qualsiasi piattaforma. In questo modo, consentirà agli sviluppatori – comprese le aziende che producono i contenuti come Buongiorno – di semplificare i propri canali di distribuzione, e agli utenti di scegliere con maggiore libertà cosa e dove acquistare: applicazioni native attraverso gli App Store e applicazioni HTML5 direttamente dal Web. E consentirà agli operatori telefonici di riprendere il controllo della fatturazione che hanno perso a favore degli App Store, in quanto la soluzione più naturale per gli utenti per l’acquisto delle applicazioni Web sarà quella di pagarle attraverso il proprio conto telefonico: una scelta nell’ottica della praticità e della sicurezza, soprattutto in quei paesi, come l’Italia, dove l’uso della carta di credito è ancora limitato.

Quindi, l’HTML5 rappresenta un’opportunità un po’ per tutti, che diventerà sempre più evidente con la maturazione dello standard. Buongiorno ha iniziato a investire sull’HTML5 in anticipo rispetto al mercato, e questo gli ha permesso di avere già a portafoglio una suite di prodotti – Playmobile – con più di 20 applicazioni disponibili in 8 paesi (Italia, Francia, Spagna, Regno Unito, Germania, Messico, Canada e Turchia). In Italia, hanno riscosso un buon successo in termini di utenti FingerBooks, Giochissimo, iLoveShopping, Star Secrets e Play.me.

Ma il progetto più innovativo di Buongiorno nel campo dell’HTML5 si chiama AppsFuel, un marketplace di applicazioni web HTML5 per smartphone e tablets. L’obiettivo di AppsFuel non è soltanto rappresentare un’alternativa agli store nativi, ma soprattutto creare un ecosistema sostenibile per gli sviluppatori di web apps, sia offrendo un potente canale di distribuzione e promozione di questi prodotti, sia fornendo gli strumenti più adatti per guadagnare dalle proprie app.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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Scritto da chef

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