Quella notte di stelle cadenti (che le luci di città ci negano)

scienze

Ad agosto, nel pieno dell’estate, arriva il momento delle stelle cadenti. Si chiamano perseidi perché le scie luminose puntano verso la costellazione del Perseo. Sappiamo che si tratta di granelli di polvere lasciati dalla cometa Swift Tuttle che, intorno al 10 agosto, festa di San Lorenzo, colpiscono la nostra atmosfera perché la Terra attraversa l’orbita della cometa (che è passata nel 1992 e ritornerà nel 2126) dove è intrappolato il pulviscolo residuo della coda. E’ un bel pezzo di astronomia dovuto all’intuizione di Giovanni Virginio Schiaparelli che ne ricavò, giustamente, fama mondiale. Quest’anno il picco delle perseidi si registrerà tra l’11 e il 12 agosto, con buona pace di San Lorenzo che dovrà piangere le sue lacrime con un giorno di ritardo, ma anche il 10 agosto il numero delle stelle cadenti non sarà disprezzabile.

Trovate un posto buio e mettetevi comodi perché le stelle cadenti, anche se numerose, non arrivano a comando e ci vuole pazienza. Il massimo dovrebbe essere nelle prime ore del 12, quando la Luna, al primo quarto, sarà tramontata e non darà più fastidio. Quello che non tramonterà, invece, è il chiarore diffuso causato dalle luci delle città grandi e piccole che costellano la penisola. Di notte, l’Italia vista dallo spazio è rutilante di luci, gli astronauti della ISS ce ne hanno regalato immagini bellissime.

Oltre a sprecare energia, l’illuminazione del cielo è una subdola forma di inquinamento che ci rende difficile apprezzare la bellezza del cielo notturno

La pianura Padana è un unico mare di luci e così Lazio e Campania e tutta la costa adriatica.

E’ tutta luce diffusa (e sprecata) dall’illuminazione delle nostre città e delle nostre strade. Lampioni mal progettati che mandano verso l’alto la luce che invece dovrebbe essere rivolta solo verso il basso, dove serve. Oltre a sprecare energia, l’illuminazione del cielo è una subdola forma di inquinamento che ci rende difficile apprezzare la bellezza del cielo notturno. Anche se cerchiamo angoli riparati dall’illuminazione stradale, dai cartelloni pubblicitari, dalle luce dei monumenti mal posizionate, dai laser delle discoteche, in Italia è difficile trovare un sito che permetta di vedere bene la Via Lattea che nelle notti d’estate domina il cielo. Non voglio dire che sia impossibile, in rete si trovano bellissime foto, ma il paragone con i siti veramente bui non lascia dubbi sul potere distruttivo delle luci, anche lontane, che creano aloni luminosi lungo tutto l’orizzonte.

La Via Lattea in Val d’Orcia

La Via Lattea alle Canarie

Via Lattea e luminosità

Per capire quanto sia importante il livello di buio, guardate queste due immagini della Via Lattea, una è presa dalla campagna italiana (la Val D’Orcia, in questo caso), l’altra è alle Canarie dove hanno sede diversi importanti telescopi europei, come il Telescopio Nazionale Galileo che si staglia contro il cielo. Certo, sono entrambe bellissime, ma i dettagli che emergono dal cielo nero della Canarie ci mostrano cosa si perde a causa della luminosità diffusa che deriva dalle città vicine. Anche se pensiamo di avere scelto un posto isolato per le nostre osservazioni, con il calare della notte qualche alone luminoso si presenterà all’orizzonte rovinando il buio.

Non è certo un caso che le nazioni meno colpite dall’inquinamento luminoso siano quelle più povere

L’Italia non è l’unica nazione in queste condizioni. In molte parti del mondo industrializzato e ad alta densità di popolazione la situazione è simile. L’inquinamento luminoso è stato recentemente mappato a livello globale combinando dati da satellite (non diversi dalle foto della ISS ma a copertura globale) con misurazioni in loco fornite da migliaia di volontari (citizen scientist) che hanno partecipato allo sforzo. I risultati sono stati riassunti in mappe della luminosità del cielo notturno e non è certo un caso che le nazioni meno colpite dall’inquinamento luminoso siano quelle più povere oppure quelle meno densamente popolate.

F. Falchi , P. Cinzano, (University of Padova), C. D. Elvidge (NOAA National Geophysical Data Center, Boulder)

Un terzo della popolazione del pianeta vive in regioni così illuminate da non riuscire a vedere la Via Lattea

Gran parte dell’Africa è libera da luci parassite anche se temo che l’oscurità sia dovuta alla mancanza di corrente elettrica. La ricca Australia è egualmente buia, ma in questo caso quello che conta è la bassissima densità di abitanti. Dove la ricchezza si combina con un alto numero di abitanti per km quadrato la situazione si fa subito difficile. Un terzo della popolazione del pianeta vive in regioni così illuminate da non riuscire a vedere la Via Lattea. Parliamo di oltre 2 miliardi di persone, gran parte delle quali risiede in Europa e negli Stati Uniti ma non dobbiamo dimenticare i casi di Singapore, del Kuwait, del Qatar, degli Emirati Arabi, della Corea del Sud, di Israele, della Palestina. Se esaminiamo la carte della brillantezza del cielo notturno sopra l’Europa, vediamo due vaste macchie ad alto inquinamento una corrisponde al triangolo Belgio-Olanda-Germania del nord, mentre l’altra copre tutta la pianura Padana. Da queste regioni è praticamente impossibile vedere la Via Lattea.

Primato (non invidiabile) dell’Italia

In effetti, l’Italia gode del non invidiabile primato di essere uno dei paesi industrializzati con il più alto inquinamento luminoso. Tra i paesi del G20 siamo secondi solo alla Corea del sud. Eppure non dovrebbe essere difficile arginare le luci parassite. Basterebbe scegliere bene il design dei lampioni e limitare tutti i generi di fari e faretti rivolti verso l’alto. Possono apparire suggestivi ma sono dei veri e propri killer della notte.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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