C’è un’Italia che si sveglia il sabato mattina presto e prende il treno da Torino, da Modena, da Padova o che semplicemente arriva in bicicletta e si trova in un coworking di Brescia. E’ un mondo che non vedi al TG1, che non si veste come nelle pubblicità di GQ.
Non c’è la coda per entrare e nemmeno il badge come agli eventi “che contano”, non ci sono gli stand e i bar. Ma alle 9 in punto sono già tutti lì: la wifi funziona come un orologio svizzero e non vedi nemmeno un iPhone 5. Qui iOs è di casa, come Android e Windows 8, ma a nessuno serve l’ultimo modello di smartphone.
Non ci sono tanti VC, incubator, angel.
Non c’è il corriere o il TG1 dicevo. Non c’è il grande sponsor a cui far vedere che hai messo insieme 30 startuppari (ma attenzione tra di loro ci sono anche gli sponsor seri, con la felpa col cappuccio, che si divertono quanto gli startupper).
Ed ecco 130 startupper, che non hanno tutti 20 anni: alcuni sono alla seconda “nuova impresa”, altri alla settima.
Tutti sono preparati. In ogni team ci sono sviluppatori e designer.
Non tutti hanno un business model definito ma tutti sanno che quella è la priorità insieme all’idea di creare, sviluppare qualcosa che migliori la vita delle persone.
C’è un clima che ti rimette in pace col mondo. Ragazzi che tutta la settimana magari fanno gli sviluppatori, che però hanno idee o che mettono a disposizione i propri skill per realizzare quelle che hanno scoperto qui negli elevator pitch di ieri sera.
Che in due giorni le renderanno un po’ più concrete. Che non hanno bisogno dei milioni dei VC, che lo fanno anche con i problemi che ci sono in Italia, che hanno studiato e tanto, e non parlo solo della laurea.
Sembra l’oratorio di quando avevo 16 anni, dove tutto sembrava perfetto (e il sabato mattino e il sole caldo di fine ottobre aiuta). C’è chi studia un modo per ottimizzare il riciclo, chi per creare un ecosistema di sviluppatori, chi vuole far finalmente felici i manager con la tanto agognata dashboard. Qualcuno vuole fare un prodotto a metà tra foursquare e groupon, e chissà che non ci riesca e altri più concreti che vogliono trovare il modo perfetto per sfruttare gli ingredienti del vostro frigorifero.
C’è chi vuole sviluppare “l’app per quelli che contano” e chi vuol fare dating al ristorante.
A questo link trovate i vincitori, ma quello che contava era esserci.