Il problema delle reti fantasma
Le reti da pesca disperse, note come “ghost net”, rappresentano una delle minacce più insidiose per la biodiversità marina. Questi strumenti di pesca, che possono estendersi per chilometri, si perdono o vengono abbandonati in mare, causando la morte silenziosa di circa il 5% del pesce commerciabile a livello globale. In Italia, queste reti costituiscono il 94% dei rifiuti legati alla pesca, contribuendo in modo significativo all’inquinamento delle acque salate.
Iniziative per la rimozione delle ghost net
Per affrontare questa problematica, l’Italia ha avviato il progetto Mer (Marine ecosystem restoration), finanziato dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Questo progetto, il primo in Europa di tale portata, mira non solo a ripulire i fondali marini, ma anche a sviluppare nuove pratiche di monitoraggio e ricerca.
Cecilia Silvestri, biologa marina e responsabile del progetto, sottolinea l’importanza di un approccio innovativo e strutturato per affrontare le ghost net.
Le fasi del progetto
Il progetto prevede un cronoprogramma che culminerà in un audit con l’Unione Europea nel giugno 2025. Tuttavia, le condizioni meteorologiche possono influenzare i tempi di intervento. Attualmente, sono previsti interventi in 20 siti, ma solo 5 sono stati valutati fino ad ora. Ogni intervento è suddiviso in fasi, che includono la caratterizzazione delle reti e l’analisi dell’impatto sulle specie marine. L’obiettivo è minimizzare i danni all’ecosistema durante la rimozione delle reti.
Innovazioni tecnologiche nella rimozione
Per facilitare la rimozione delle ghost net, vengono utilizzati robot sottomarini filoguidati (Rov) dotati di telecamere ad alta definizione.
Questi strumenti consentono di individuare le reti e raccogliere dati cruciali per la loro rimozione. L’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) supervisiona l’intero processo, garantendo che le operazioni siano condotte in modo sicuro e efficace.
Collaborazione tra ricerca e comunità locali
Un aspetto fondamentale del progetto è la collaborazione tra ricercatori e comunità locali. In particolare, nel Mar Piccolo a Taranto, si sta lavorando per sviluppare un modello di miticoltura sostenibile che protegga il cavalluccio marino e altre specie vulnerabili. Questo approccio mira a creare un’alleanza tra le esigenze economiche della popolazione e la salvaguardia dell’ecosistema marino.
Il futuro delle ghost net e il riciclo dei materiali
Dopo la rimozione, è essenziale garantire che le reti recuperate non vengano nuovamente abbandonate.
Si sta lavorando per massimizzare il recupero di materiali come nylon e plastica, valutando il loro potenziale di riciclo. Inoltre, l’Università Politecnica delle Marche sta collaborando per sviluppare tecnologie di pirogassificazione, che potrebbero trasformare i rifiuti in energia, contribuendo così a un ciclo di gestione dei rifiuti più sostenibile.