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Ricostruiamo la Città della Scienza:Una rete per Napoli

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Stamattina appena sveglio ho letto una bruttissima notizia, per noi napoletani e per tutti gli innovatori italiani. Città della Scienza ieri sera alle 21:30 è stata distrutta da un incendio.

foto ANSA

La velocità della Rete a volte è impietosa, già stamattina Wikipedia recitava:

“La Città della Scienza è stata una struttura composta da un museo scientifico interattivo, un incubatore di imprese e un centro di formazione, sita nel quartiere di Bagnoli in Napoli, gestita dalla Fondazione IDIS-Città della Scienza.

L’istituzione è andata distrutta da un incendio il 4 marzo 2013

In effetti è proprio così, come si sa bene il fuoco divora tutto e non lascia che fumo e cenere, lì dove c’era la cultura e la tecnologia ora non c’è più nulla.

Città della Scienza nasce da un’idea del Prof. Vittorio Silvestrini che insegue un sogno “rendere la scienza una cosa meno elitaria e più popolare”

“Il ragionamento di fondo parte dalla convinzione che la principale materia prima dello sviluppo sia il sapere scientifico. Se un Paese non utilizza questa risorsa resta indietro, è destinato a perdere competitività sul piano internazionale.

C’è poi un altro aspetto da considerare ed è un aspetto che ha a che fare con la dimensione sociale del problema. Lo sviluppo scientifico, infatti, fa da battistrada allo sviluppo di civiltà e, se non è accessibile a tutti, diventa un fattore di non equità. Perché le scelte del futuro, inevitabilmente legate ai risultati della scienza, siano diffuse e partecipate, devono essere scelte consapevoli.

La comunicazione scientifica ha anzitutto la responsabilità di prefigurare a chi scienziato non è quali siano i sentieri percorribili, ma anche quali siano i rischi ad essi connessi.

Quindi, in sintesi, per tornare alla domanda di partenza, l’importanza di una comunicazione scientifica estesa al grande pubblico oggi passa attraverso la duplice motivazione dell’accesso di una Paese allo sviluppo economico e produttivo e dell’accesso alla partecipazione pubblica da parte dei suoi cittadini. La Città della Scienza è nata proprio su questo doppio presupposto: l’influenza della scienza sulla civiltà e le ricadute economiche-produttive del sapere scientifico.”

(estratto dall’articolo di Anna _Betti -http://matematica.unibocconi.it/articoli/intervista-vittorio-silvestrini)

Sulla base di quest’intuizione, Silvestrini con l’aiuto della fondazione IDIS e delle istituzioni è riuscito a realizzare il suo sogno ed a creare a partire dal 2001 un posto dove chiunque poteva accedere a materie apparentemente complesse come la biologia, la fisica, l’astronomia ed attraverso la possibilità di toccare con mano attraverso degli esperimenti di capire la scienza rendendola interessante e meno astratta.

Ecco alcune dei padiglioni che c’erano:

Palestra della scienza

Aveva come tema principale la fisica classica. Attraverso questa sezione era possibile conoscere la dinamica di diversi fenomeni naturali quali: la scarica del fulmine, la percezione dei colori attraverso la luce, la forza di gravità, ecc. Era possibile, inoltre, conoscere in pochi e semplici passi l’evoluzione della specie umana e l’adattamento tra etnie diverse.

Planetario

Era un odeon cinematografico dotato di uno schermo a cupola, capace di riprodurre il sistema stellare. La particolare inclinazione della platea permetteva all’osservatore supino di avere una visione totale dello spazio con altrettanto effetto scenico. Il computer, inoltre, a richiesta del pubblico, permetteva di localizzare qualsiasi stella conosciuta e di proiettarla immediatamente sullo schermo.

Officina dei piccoli

Diviso in sezioni a seconda dell’età del minore (0-3, 4-6, 7-9 anni), questo padiglione di oltre 700 m² permetteva ai bambini di apprendere la scienza giocando. Tramite il sistema interattivo era possibile, ad es., scoprire il meccanismo dei “doppi fondi”, seguire il “movimento” delle onde sonore, capire come funzionano i periscopi e i caleidoscopi

Mostre temporanee

Un padiglione di 1700 m² permette di allestire esposizioni in particolari periodi dell’anno quali, ad es., “Gnam”, durante la stagione invernale, dedicata all’informazione nutrizionale e dietetica, “Pompei”, durante l’estate, allestita in modo da coinvolgere il visitatore negli eventi che seppellirono la città romana.

Ultimamente il complesso di Città della Scienza che nasce a Bagnoli nell’ex area Italsider, aveva esteso le sue attività anche all’innovazione realizzando un Business Innovation Center dove sono nate e cresciute circa 40 aziende e dove negli ultimi anni si sono insediate alcune giovani startup napoletane.

Il Museo aveva circa 350.000 visitatori all’anno e di questi molti forse il 60 % erano studenti e bambini che giocando si avvicinavano alle scienze.

L’incendio ha bruciato oltre che le mura ed i padiglioni anche i sogni di quei bambini e questo è francamente insopportabile.

Napoli stanotte ha subito un altro duro colpo, ma sono sicuro che riusciremo a riprenderci, così come afferma Alex Giordano una delle menti più rappresentative del pensiero innovativo meridionale.

“Non ho elementi per giudicare le forze che hanno innescato il terribile incendio di questa notte, posso solo testimoniare la grande passione e competenza di tanti che lavoravano alla Città della Scienza che in questi anni ho avuto il piacere di conoscere e con i quali ho avuto l’onore di confrontarmi professionalmente. A loro va tutta la nostra solidarietà.” ­

Ma Napoli resisterà. Napoli è la Neapolis, la Città Nuova, la città che proprio nel suo caos trova in se i germi di una rivoluzione permanente, è gia essa stessa la “Città della Scienza” e per questo credo che sia giusto parlare subito di ricostruzione ma forse partendo da un modello diverso. Un modello culturalmente attuale suggeritoci dalla metafora della Rete e dal genius loci: un modello che lasci a Napoli stessa il cappello di megaincubatore , il ruolo appunto di una “Città della Scienza”, ma che ragioni in maniera diffusa, rizomatica. Un modello che veda la diffusione di scienza, cultura e innovazione in ottica di rete. Mi piace immaginare la rinascita di Napoli per Rioni. I rioni, infatti, hanno una connotazione esclusivamente territoriale e storica e non necessariamente amministrativa. Sono loro i contenitori antropologici e sociali che possono garantire una rinascita di Napoli in maniera diffusa e pervasiva. Saranno i rioni che ci salveranno dagli attacchi barbari alle strutture centralizzate, quegli attacchi , come forse quello di ieri sera, che fanno comodo a chi preferisce la violenta legge del più forte alla democratica etica del networking.

Segnalo il gruppo appena nato su FB su iniziativa di Roberto Esposito e Antonio LeoneRicostruiamo la Cittá della Scienza che conta già 30.000 iscritti. Roberto mi ha appena comunicato il lancio di una campagna di sostegno e raccolta fondi per la ricostruzione che sarà realizzata insieme con Città della Scienza su DeRev e Cambiomerci con il supporto di tutte le istituzioni locali.

Invito tutti gli innovatori italiani a dare il loro supporto.

ANTONIO SAVARESE

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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