Negli ultimi anni si continua a parlare con insistenza di economia circolare. Il modello di di produzione e consumo che implica condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e prodotti esistenti il più a lungo possibile. In questo modo si estende il ciclo di vita dei prodotti, contribuendo a ridurre i rifiuti al minimo. Eppure, nonostante le buone intenzioni, qualcosa non sta funzionando per il verso giusto. Entro il 2030 il rischio concreto è quello di raggiungere ben 74 milioni di tonnellate. Un dato che sarebbe pari al doppio rispetto alla mole dei rifiuti elettronici prodotti annualmente in un lasso di tempo pari a 16 anni.
Nonostante questi dati poco confortanti, però, ciò che fa ben sperare è che negli ultimi anni sta aumentando anche il mercato dei prodotti ricondizionati, che consentono non solo di limitare il volume dei rifiuti elettronici, ma anche il costo economico e ambientale connesso alla produzione di dispositivi nuovi. Secondo il nuovo report ONU si prevede che entro il 2022 il valore del mercato dei ricondizionati arriverà a valere 100 milioni di euro, raddoppiando in appena cinque anni.
Il trend sui rifiuti elettronici viene confermato anche da Refurbed, Startup che si occupa di prodotti tecnologici rigenerati, equiparabili ai nuovi per prestazioni. Dal 2017, anno della sua fondazione, ad oggi, Refurbed ha visto raddoppiare di anno in anno il volume delle richieste da parte degli utenti.
Secondo i fondatori dell’azienda ad incidere su questo rapido incremento è da un lato un crescente interesse per l’ambiente da parte dei consumatori, dall’altro una maggiore e migliore informazione circa questi prodotti.
I rifiuti elettronici aumentano nel 2019
Secondo il report Onu, dunque, i rifiuti elettronici nell’arco degli ultimi 5 anni sono cresciuti del 21%: un aumento esponenziale che preoccupa l’ambiente anche perché, numeri alla mano, solo il 17% di questi segue un percorso virtuoso di recupero e riciclo dei materiali, il resto finisce nelle discariche senza alcun controllo e senza alcun processo di verifica degli effetti che questa “distruzione” produce nell’ambiente stesso.
Il 2019, secondo quanto evidenziato dal Global E-waste Monitor 2020, è stato l’anno record, in senso negativo: 53,6 milioni di tonnellate di cellulari, elettrodomestici vari, computer, gadget elettronici, sono stati letteralmente gettati via senza controllo sull’impatto ambientale. Secondo gli analisti, inoltre, c’è anche un importante danno economico: in un solo anno, infatti, si sono persi importanti metalli preziosi quali mercurio, rame, ferro e oro per un peso complessivo di 50 tonnellate e per un valore di quasi 56 milioni di euro.
Cosa viene gettato con più facilità
Quali sono i dispositivi elettronici di cui la gente si libera con più leggerezza? La dispersione maggiore nelle discariche – sempre secondo il rapporto 2020 – riguarda gli apparecchi di piccole dimensioni (32%): videocamere, giocattoli elettronici, device per la casa, rasoi e altri. I grandi elettrodomestici e le fotocopiatrici vengono smaltiti malamente per un altro 24%.
Ci sono poi i pannelli solari che nel breve futuro potrebbero diventare uno dei maggiori problemi di smaltimento del materiale elettronico, anche per la presenza di minerali rari al loro interno e perché, arrivando sul mercato prodotti più efficienti, si incrementerà la sostituzione per migliorare il risparmio energetico.
Perché non si rigenerano i prodotti?
I fondatori di Refurbed, Startup tedesca fondata nel 2017, denunciano una scarsa attenzione alla possibilità di rigenerare i device elettronici: “Nella maggior parte dei casi offrono prestazioni equivalenti a quelli nuovi, con l’ulteriore vantaggio di un risparmio economico e per l’ambiente – spiegano Peter Windischhofer, Kilian Kaminski e Jürgen Riedl -. In Italia 68% dei consumatori vorrebbe averne uno, eppure solo il 10% ha realizzato l’acquisto”.
Secondo la Startup questa discrepanza tra volontà e realtà è dovuta al fatto che ci sono ancora: “Molte persone diffidenti a riguardo di questi prodotti, pensando che possano dare problemi o che poi non si possa usufruire di garanzia e assistenza, o non sanno dove acquistarli in sicurezza. Refurbed permette di avvicinarsi al mondo dei ricondizionati senza rischi, grazie ai 30 giorni di prova, alla formula 100% soddisfatti o rimborsati e alla garanzia minima di 1 anno”.
Per questo motivo, al fine di incentivare il riciclo di rifiuti elettronici, risulta necessaria: “Una maggiore informazione circa queste tematiche. Ci siamo resi conto che, una volta comprese le reali potenzialità dei ricondizionati e i servizi ad essi spesso collegati, quasi tutti si dichiarano favorevoli all’acquisto. Facendo un’indagine tra i nostri clienti, abbiamo riscontrato che solo il 10% di loro era favorevole ad acquistare prodotti ricondizionati prima di conoscerci. Eppure, quasi il 100%, torna a fare altri acquisti”.