Il nuovo modello di medicina generale in Italia
La recente proposta di riforma del governo italiano per i medici di medicina generale (MMG) introduce un sistema a doppio binario che solleva interrogativi e preoccupazioni. Mentre i medici già in servizio continueranno a operare come liberi professionisti, i nuovi dottori saranno assunti come dipendenti del Sistema Sanitario Nazionale (SSN). Questo cambiamento, sebbene mirato a risolvere la carenza di personale e a riorganizzare la sanità territoriale, rischia di creare disparità significative tra i professionisti, senza affrontare le problematiche strutturali esistenti.
Le sfide della professione medica
I medici di medicina generale, spesso definiti “medici di famiglia”, si trovano attualmente a fronteggiare un carico di lavoro sempre più gravoso. Nonostante siano liberi professionisti convenzionati, la realtà è che molti di loro lavorano oltre le 38 ore settimanali, gestendo un numero elevato di pazienti e contatti quotidiani.
La mancanza di tutele adeguate, come ferie e malattia, ha reso la professione meno attrattiva per i giovani, contribuendo a un calo significativo del numero di medici attivi nel paese.
Le implicazioni della riforma
La proposta di riforma prevede che i nuovi MMG, a partire dal 2025, siano considerati “figure uniche”, con la possibilità di essere spostati tra assistenza primaria e continuità assistenziale. Questo approccio, sebbene possa sembrare una soluzione per garantire una copertura sanitaria adeguata, solleva dubbi sulla sostenibilità del modello. Come potranno i nuovi medici gestire anche il lavoro nelle Case di comunità, già sotto pressione a causa della carenza di personale? Inoltre, l’assunzione come dipendenti del SSN comporterà un cambiamento nei contributi previdenziali, con potenziali ripercussioni sulla sostenibilità economica dell’Enpam, ente previdenziale dei medici.
Un futuro da ripensare
La riforma, così come è stata proposta, rischia di creare due mondi paralleli all’interno della professione medica, con modalità di lavoro profondamente diverse. I giovani medici, che si trovano a dover affrontare un sistema già in difficoltà, potrebbero trovarsi svantaggiati rispetto ai colleghi più esperti. La vera sfida sarà quella di trovare un equilibrio che garantisca tutele e diritti a tutti i medici, senza distinzioni, per evitare un ulteriore deterioramento del servizio sanitario. È fondamentale che il governo consideri le esigenze di tutti i professionisti e dei pazienti, per costruire un sistema sanitario più equo e sostenibile.