Ci sono cose che capitano nella vita di tutti i giorni a cui normalmente non si dà peso: prendere l’autobus, ordinare un caffè, leggere un giornale, mettersi in fila.Capita però che un giorno, in uno stato di coscienza alterato, ci si risvegli dagli automatismi con cui quotidianamente facciamo queste cose. Di solito è un evento in particolare a risvegliarci e io ricordo chiaramente qual è stato il mio.
Ormai due anni e mezzo fa, prossimo alla laurea in ingegneria informatica a Roma Tre, aspettavo da quasi un’ora il mio turno in segreteria studenti per consegnare l’agognata domanda di laurea. Quei giorni erano stati una corsa infinita e ritrovarmi fermo dentro una segreteria mi irritava forse più del dovuto. Tanto più per fare un’operazione che sarebbe durata non più di due minuti.
Avevo in una mano lo smartphone e nell’altra i documenti necessari, e mi chiesi: “Possibile mai che nel 2010, non esista un’APP che mi aiuti a risparmiare tempo, evitandomi di stare fermo qui?”. Era metà aprile e, se non mi fossi mai posto quella domanda, ora non sarei qui a raccontarvi una storia.
L’idea di fare una APP per le file non mi abbandonò. Così dopo la laurea mi misi a cercare sugli store online e su internet se qualcuno nel mondo ci fosse arrivato. Nessuna traccia. Nessuno sembrava aver realizzato quello che avevo in mente: una app in grado svincolare l’utente dal dover fare fisicamente la fila.
In quei giorni mandai una mail al mio amico Alessio (ogni volta che la rileggo ho letteralmente i brividi): volevo un suo parere.
Studiammo insieme possibili criticità e vantaggi, un’analisi fatta davanti a un gelato con il tempo che poteva trovare. Intanto però avevamo tirato fuori il nome: Qurami. Disperato, ma fortunato, tentativo di associare al nome “queue” (“fila”, in inglese) un accostamento con un verbo italiano: curare.
Qurami: “La fila che si cura”. Il domino internet era libero, il nome era corto, suonava bene in inglese e poteva incuriosire… Quel giorno Qurami ebbe la sua identità. Passavano le settimane. La mia “carriera” da stagista in Telecom Italia stava procedendo, e venni a sapere per caso che lo Start-Up Weekend sarebbe approdato a Roma da lì a poche settimane. I lavori presero il via il 29 ottobre 2010 in una sala stracolma.
Una volta sul palco ero già a fare il mio primo pitch (cos’era un pitch!?) per la preselezione delle idee.
Cinquantaquattro ore passate in apnea e un bel terzo posto. Complimenti sinceri, critiche costruttive e meno: risultava difficile pensare che dei ragazzi “improbabili” potessero riuscire a star dietro ad una start-up “business-to-business”.
Lo Start-up Weekend aveva portato al nostro tavolo un abile “sviluppatore di business”: Manolo. Sere dopo, davanti ad una amatriciana (inizio dei miei +18kg sulla bilancia J), gli chiesi: “Secondo te, dove può arrivare Qurami?”, lui con la sua, ormai solita, sicurezza mi rispose “Beh, le relazioni ce le possiamo costruire giorno per giorno a qualsiasi livello: questo non mi spaventa. Possiamo arrivare a parlare con qualsiasi persona, ma nessuno può garantirti che riusciremo a farci ascoltare…”
Spavalderia? Pazzia? Forse entrambe ma, risparmi alla mano, a febbraio 2011 eravamo dal notaio: Qurami srl era nata subito dopo aver trovato il nostro primo ufficio (e la nostra prima casa) in Enlabs (le notti passate qui dentro non si contano più ormai).
Approcci commerciali, primi sviluppi tecnici (con l’aiuto di Lorenzo, bravo sviluppatore conosciuto allo Start-up Weekend) ma, soprattutto, tanti numerini su fogli Excel: iniziò un periodo di “passione”. Quando a Paolo, un ricercatore di Roma Tre, si unirono Bruno e Luca, il primo team era pronto.
Il nostro primo grande scoglio fu quello di costruire rapporti con le società produttrici di sistemi eliminacode. Dovevamo far capire loro quale fosse il significato profondo di Qurami: un’app unica per un servizio utile (riuscireste ad immaginare sul vostro smartphone un’app brandizzata per ogni posto dove ci capita di fare la fila!? Bleah!).
Un pomeriggio decidemmo di chiamare le due aziende più importanti del settore: Manolo alzò la cornetta ma la risposta fu incredibilmente concorde: “Non ci interessa, grazie. Tu tu tu tu…”. Sarebbe andata a finire così, dovevamo immaginarlo, le voci di alcuni giurati dello Start-up Weekend presero a riecheggiare in ufficio “Te l’avevo detto io!”.
Avevamo ancora delle cartucce da sparare. La prima grande occasione arrivò dal networking con i ragazzi di Enlabs: l’università LUISS, Pier Luigi Celli ci diede fiducia. Per noi che non eravamo “suoi” studenti fu un grande segnale! Avevamo il nostro primo cliente. Sarebbe stato sufficiente interfacciare la nostra app con la macchinetta eliminacode della segreteria studenti e il gioco sarebbe stato fatto.
Ora dovevamo “solo” richiamare la multinazionale che ci aveva attaccato il telefono in faccia (curioso, eh?!). La leva della LUISS sarebbe stata decisiva: in 48 ore passammo da un telefono chiuso in faccia all’appuntamento con il direttore generale: un’occasione unica (non c’ho dormito la notte).
Dopo soli due mesi dalla fondazione avevamo un contratto di partnership industriale. Brividi.
Di lì a poco si sarebbero unite alla sperimentazione anche Roma Tre e Camera di Commercio di Milano, eravamo però ancora troppo lontani dal Qurami di oggi!
Settembre 2011: quasi un anno di vita e Ferrovie dello Stato organizza il “Treno dell’Innovazione”. Manolo decide di partecipare. Dopo 2 ore e mezza incollato alla sedia non ce la fa più e decide di andare nella carrozza ristorante, chiusa al pubblico per quell’occasione. Dentro c’era Mauro Moretti, AD di Trenitalia. “O adesso o mai più” si dice… E con la faccia da qulo (licenza poetica made-in-Qurami) gli si avvicina, educatamente si presenta, e attacca subito con una presentazione lampo.
Moretti ascolta attento e alla fine gli indica una persona alla quale lasciare i nostri contatti. Il telefono squilla alcune settimane dopo. “Siete convocati in Trenitalia presso il Dipartimento Servizi ai Viaggiatori”. Due mesi dopo avevamo un contratto depositato presso l’ufficio acquisti di Trenitalia. Lacrime!
Non eravamo più solo i ragazzi dello Start-up Weekend…bensì “l’azienda che fornisce la propria tecnologia a Trenitalia” (ndr. il servizio partirà a breve presso le biglietterie delle stazioni dell’alta velocità). Un raggio di luce nel tunnel buio da start-up: un servizio che prendeva forma e finalmente era capace di integrarsi con qualsiasi eliminacode e i primi clienti a richiederlo!
Sono passati ormai tanti giorni da quel 29 ottobre, ne abbiamo viste tante: discussioni, gioie, amicizie, fatica, modi più o meno nobili per arrivare ad appuntamenti con gli amministratori delegati delle più grandi aziende italiane (che esperienze!!) e se non fossimo stati sempre schietti con noi stessi e profondamente uniti non saremmo stati qui oggi. Come non lo saremmo stati senza il primo seed ricevuto, perché per fare start-up servono anche i soldi e qualcuno disposto a rischiarli.
Il nostro seed lo abbiamo trovato dentro casa, in Enlabs. Business model, go-to market, scalability…a “Casa Qurami” si leggono: cuore, passione e voglia di arrivare. Continueremo a lavorare a testa bassa e con umiltà per portare il servizio sempre più nella vita delle persone (dal principio il nostro unico punto fermo), affrontando magari anche il famoso “mostro giallo a tante teste”…
Potrei raccontarvi anche quanto pregiudizio ci sia verso i giovani imprenditori, quanto sia difficile trovare il giusto interlocutore in una grande azienda, quanti treni e taxi bisogna prendere, quanto siano tutti pronti a puntarti il dito contro anziché tenderti una mano. Ma non lo faremo: non serve a noi ricordarlo. Non serve a chiunque voglia iniziare un’avventura imprenditoriale: ma serve positività al panorama startup italiano!Sin dall’inizio, un po’ per gioco e un po’ seriamente, partiamo per ogni sfida al grido di “ANDIAMO A VINCERE” e ora, dopo tutto questo, la consapevolezza che ci fa battere il cuore di startupper è che “NON C’È PIÙ TEMPO PER MORIRE!”.
Roma, 24 Ottobre 2012ROBERTO MACINA