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Rumundu: Il giro del mondo in bicicletta

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“In questi giorni a Roma è spaventoso come non appena scatta il verde al semaforo le persone partano come fosse una gara di moto gp e io con la bicicletta. Nei primi 100 metri loro riescono a darmi 95 metri. Poi accade che al semaforo successivo loro siano arrivati 20 secondi prima di me. Io vado a quindici chilometri orari di percorrenza ritorno affianco a loro. Riscatta il semaforo verde e si riparte, via come se fosse la moto gp. Al semaforo successivo mi capita di ritrovare ancora le stesse moto”.

Fino a quattro settimane fa Stefano era il direttore finanziario di un consorzio in Sardegna. Poi ha lasciato il suo tutto per intraprendere il suo di sogno: si chiama “Rumundu”, il giro del mondo percorrendo in bicicletta circa 20-3000 Km alla ricerca di storie e di stili di vita sostenibili.

Incontro Stefano e la sua splendida biciletta, al Big Tent Roma 2013.

“Prima di Rumundu, lavoravo con budget, costi e ricavi. Ora bisogna lavorare per abbattere i costi e le cose inutili, i beni materiali e conquistare la fiducia”. Ecco le tappe: Roma, Livorno, Milano, Torino, Friuburgo; poi Islanda, New York, San Francisco, Giappone, Pacifico, Australia, Nuova Zelanda , Madagascar, Sudafrica, Porte d’Oriente”.

“Questo progetto è l’unione di due sogni”, dice Stefano. “Il primo è quello di creare una piattaforma dove le persone possano leggere e raccontare storie di vita sostenibili. Il secondo è che tutto questo lavoro lo potrò fare in prima persona facendo il giro del mondo in bicicletta e andando io stesso ad incontrare le persone per raccontare queste storie”.

Perché hai deciso di viaggiare in bicicletta?Perché è un mezzo per definizione sostenibile; aiuta me a rallentare perché secondo me è una di quelle cose che la nostra società dovrebbe re-imparare a fare”.

Nel tuo viaggio parli di velocità e del tuo incedere lento ma costante verso la strada che hai tracciato.“Penso che viviamo in una società non veloce, ma confusa. La velocità è un altra cosa. Se fosse una società veramente veloce non avrei incontrato quelle stesse persone che con velocità e frenesia sono arrivate al semaforo successivo. Nel mio essere lento ho percorso in questi primi 20 giorni circa 2000km in bicicletta”.

Stai attraversando l’Italia: cosa hai visto in questi giorni?“Sto percorrendo l’Italia partendo da Sud: ho visitato comunità che potrebbero essere dei paradisi, ma ho trovato poche realtà sostenibili. Ora che le ho attraversate in bicicletta, ne vedo tutti i limiti. Le strade sono in condizioni pessime e i bordi sono spesso coperti da due metri di erba.

Ho trovato molta speculazione edilizia. Sono troppe le comunità nelle quali manca la raccolta differenziata. In questi giorni ho incontrato un canadese e mi ha detto che in Canada, già da dieci anni se nella raccolta del vetro viene trovata una bottiglia di plastica viene pubblicato un articolo sul giornale”.

Una storia di sostenibilità che ricordi meglio durante il tuo viaggio.“E’ una storia di fiducia verso il prossimo. Pochi giorni fa ero a Napoli in una vecchia trattoria molto caratteristica e dove si urlavano le pietanze da lontano. Io sono entrato nel clima e ho ordinato varie cose. Mi sono seduto a mangiarle con i miei amici e ad un certo punto ho chiesto: “Chi è che annota?”. Tutti abbiamo chiesto, ma nessuno ha annotato . È finita che siamo andati alla cassa, ho detto: dobbiamo pagare e la signora ci ha chiesto “Cosa avete preso ?”.

In che modo racconti tutto questo?“Voglio prendermi il lusso di non dovere essere obbligato dai tempi ad aggiornare pagina e social. Voglio raccontare tutto questo con tutti i limiti di fare 100km al giorno da solo, senza cuoco, massaggiatore, un logista”.

Cosa sono per te lo sviluppo e la sostenibilità?Un esempio: in Etiopia tra due villaggi distanti tra loro c’é un pozzo, da noi tra due grandi città c’è un rifornitore. Le auto si fermano per rifornirsi, la carovane si fermano vicino a un pozzo per far abbeverare gli animali. In Etiopia esiste il “pozzo del canto” all’interno del quale ci sono 40 gradoni: quando si ferma il bestiame, ci sono quaranta persone, ognuno in un gradone che passa un secchio e canta. Riempiono delle vasche e gli animali si abbeverano. Se io però regalassi loro una pompa idraulica ci sarebbe presumibilmente un imprenditore e 39 disoccupati al pozzo del canto”.

Come riesci a permetterti di raccontare il tuo viaggio?“Nel mio sito c’è anche l’opportunità di ricevere ospitalità e ricevere donazioni”.

Buon viaggio a Stefano intorno al Rumundu!

ANDREA CARDONI

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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