Salvo Mizzi: Parte oggi l’edizione 2013 del Working Capital

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Nella prima metà di marzo, chiudiamo la prima giornata del nostro modulo immersivo del Kauffman con una serata di networking a Stanford. Il building 416 dedicato a un certo ingegner Patterson, che Dio lo abbia in gloria, nasconde al suo interno una cafeteria e una lounge per relaxed meetings. Per raggiungerli attraversiamo coi Fellows nell’ordine: sconfinate distese di aule aperte con pitch appesi alle pareti, corridoi con in mostra progetti disegnati con sequenze di post-it, una hall molto grande con un barcamp in corso. Sono le 9 di sera e centinaia di ragazzi sono ancora lì, alcuni fanno i makers con robottini arduino based, altri filosofeggiano davanti a interfacce sperimentali, altri twittano quello che accade o “codano” spericolati tra mix di linguaggi vari.

Il pensiero corre al nostro meraviglioso Paese e la domanda è istintiva: cosa abbiamo fatto per essere così intimamente e profondamente distanti da tutto questo? La risposta è: PROCEDURA.In Italia tutto quello che vuoi fare è vietato, a meno che tu non abbia attraversato la PROCEDURA necessaria per ovviare al divieto. Vuoi aprire di notte l’Università per un Hackaton? Sarebbe vietato. E così via a seguire con tutti gli esempi che sono sicuro vi saranno già venuti in mente. Ho trovato la risposta, meno polemica e più serena, alzando lo sguardo. Dal tetto della hall con il barcamp tecnofunky in corso, pendeva una frase di John Cage: “Nothing is a mistake. There’s no win and no fail. There’s only make”. La parola Make scritta così: MAKE.

Come noi scriviamo PROCEDURA. Mi sembra tutto. Interiorizzo il principio, cercando di non pensare soltanto a Massimo Banzi, principe di Arduino e dei Makers e provo a guardare avanti. Stacco.

Venerdì 19 aprile ha inizio l’edizione 2013 di Working Capital che ha come tema “Nothing is a mistake. There’s no win and no fail. There’s only make”. E il motivo adesso lo conoscete anche voi. Da “Materia per le idee” del lontano 2009 (anno di nascita del Programma) a “There’s only make”. Il “Fare” diventa il protagonista indiscusso della nuova edizione. Fare direttamente a contatto con il territorio, sviluppando sano networking locale per accelerare la digital innovation made in Italy. E il futuro dei nostri startuppers.

Quest’anno, infatti, i grant d’impresa crescono da 20 a 30 (da 25k ciascuno) e saranno affiancati da tre acceleratori e da una piattaforma web che permetterà alle startup di avere la possibilità di entrare in contatto anche con investitori internazionali.

A partire dal network della Kauffman Society. Apriamo a Milano, Roma e Sicilia, a Catania. Le tre aree del Paese dove il nostro database di oltre 15mila aspiranti imprenditori ci segnala la maggiore concentrazione di startupper e innovatori. Due categorie che sono modi diversi di manifestare un solo concetto: TALENTO.

Un libro che ho letto qualche anno fa ha saputo spiegarmi meglio di ogni altro cosa è questa strana cosa che usiamo chiamare talento. Lo ha scritto Alain de Botton e si intitola “Lavorare Piace”. Il 19 aprile, a Roma, de Botton sarà il keynote speaker della inaugurazione dei tre acceleratori e di #Wcap2013, con molti altri ospiti, startupper e investori e l’AD di Telecom Italia, Marco Patuano. Tutto si tiene: bisogna amare il TALENTO, gestire con intelligenza le PROCEDURE, privilegiare sempre il MAKE. Questo è il nostro PROGRAMMA. E si tratta dell’inizio di un ciclo di espansione che Telecom Italia ha deciso di perseguire con un criterio molto semplice: chi ha voglia di intraprendere, cambiare e innovare, da oggi ha trovato la sua casa. Anzi, tre. La porta è aperta ai vostri progetti, vi aspettiamo.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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Scritto da chef

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