Il caso del Libretto Smart e la sanzione dell’AGCM
L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha recentemente inflitto una sanzione di 540.000 euro a Poste Italiane per la mancanza di trasparenza nella comunicazione delle caratteristiche del Libretto Smart durante una campagna pubblicitaria condotta nel 2015. Questa decisione è stata presa in seguito a un procedimento istruttorio avviato dall’AGCM, che ha accertato la violazione degli articoli 20, 21 e 22 del Codice del consumo.
Dettagli della campagna pubblicitaria
La campagna pubblicitaria, realizzata tra gennaio e marzo 2015, ha utilizzato diversi canali, tra cui spot televisivi, YouTube, il sito web di Poste Italiane, email e SMS ai clienti di Bancoposta, schermi Postamat, quotidiani, volantini e locandine. Durante questa campagna, Poste Italiane ha comunicato un tasso annuo lordo dell’1,5% per il Libretto Smart, evidenziando l’assenza di costi e commissioni, nonché la possibilità di ricevere bonifici e utilizzare una carta elettronica.
Le violazioni accertate dall’AGCM
Tuttavia, l’AGCM ha riscontrato che le informazioni fornite non erano complete. In particolare, non sono state comunicate le condizioni necessarie per ottenere la remunerazione dell’1,5%, il che ha portato a considerare il messaggio pubblicitario come incompleto e ingannevole. Di conseguenza, l’AGCM ha ritenuto opportuno infliggere la sanzione di 540.000 euro a Poste Italiane.
Il ricorso di Poste Italiane e le successive decisioni
Poste Italiane ha presentato ricorso al TAR del Lazio, che ha respinto la richiesta ad agosto 2022. Tuttavia, il Consiglio di Stato ha successivamente annullato il provvedimento dell’autorità antitrust per un vizio procedurale, in quanto non era stato richiesto il parere della CONSOB. Questo ha portato l’AGCM a riaprire il procedimento e a richiedere il parere della CONSOB, la quale ha dichiarato che non è competente per la vigilanza sull’attività di distribuzione dei libretti postali emessi dalla Cassa Depositi e Prestiti.
Implicazioni per il settore e per i consumatori
Questa vicenda solleva interrogativi importanti sulla trasparenza e sull’affidabilità delle informazioni fornite dalle istituzioni finanziarie ai consumatori. La pubblicità ingannevole non solo danneggia la reputazione delle aziende coinvolte, ma può anche influenzare negativamente le decisioni dei consumatori, portandoli a scegliere prodotti che non soddisfano le loro aspettative. È fondamentale che le aziende rispettino le normative vigenti e forniscano informazioni chiare e complete sui propri prodotti.