Un ritorno atteso e sorprendente
La seconda stagione di Scissione, disponibile su Apple Tv+ dal 17 gennaio, segna un ritorno atteso dopo tre anni di assenza. La serie, che ha saputo mescolare elementi di fantascienza distopica con una narrazione che sfiora l’office romance, continua a sorprendere il pubblico con la sua impronta surreale e la sua intelligenza narrativa. I primi episodi di questa stagione confermano l’eleganza e l’assurdità che hanno caratterizzato la serie fin dall’inizio, portando gli spettatori in un viaggio attraverso i corridoi asettici della Lumon e le menti dei suoi protagonisti.
Un viaggio psicologico tra identità e alienazione
La trama di Scissione si fa sempre più contorta e psicologica, richiamando alla mente i film degli anni ’70 e ’80 che esplorano stati di allucinazione.
I personaggi, come Marc e Helly, si trovano a dover affrontare una realtà in cui le loro identità sono scisse tra il mondo del lavoro e la vita personale. La serie affronta temi complessi come l’alienazione e la frattura dell’identità, utilizzando il chip cerebrale come metafora per la disumanizzazione dei dipendenti nelle grandi aziende. Questo espediente narrativo invita a riflettere sulla cultura del lavoro contemporanea, che spesso richiede ai lavoratori di sacrificare la propria vita personale per essere più produttivi.
Un’estetica visiva unica e coinvolgente
Dietro la macchina da presa troviamo un Ben Stiller ispirato, supportato dalla direttrice della fotografia Jessica Lee Gagné. La loro collaborazione ha dato vita a un’estetica visiva che trasforma Scissione in uno spettacolo di contrasti, dove i sobborghi residenziali degli Outie si mescolano con i corridoi bianchi e freddi della Lumon.
In un episodio, i panorami innevati diventano un simbolo della connessione tra i due mondi, sottolineando la dualità dell’esperienza umana. La serie è avvolta in un’ironia nera che accompagna una narrazione tanto cinica quanto profonda, capace di stimolare riflessioni sociali e filosofiche.