Un caso di evasione fiscale senza precedenti
Recentemente, la Guardia di Finanza ha portato alla luce un caso di evasione fiscale di notevoli proporzioni, coinvolgendo un cittadino di Faenza che ha realizzato profitti attraverso investimenti in criptovalute. L’indagine, condotta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria e dal Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche di Roma, ha rivelato che il trader non ha dichiarato le plusvalenze derivanti dalle sue operazioni, violando così le normative fiscali italiane.
Sequestro di beni e analisi delle criptovalute
Grazie all’utilizzo di avanzati software di blockchain analysis, gli investigatori hanno identificato diversi wallet di criptovaluta riconducibili al soggetto in questione. Il sequestro ha riguardato un valore complessivo di circa 11 milioni di euro, in Bitcoin e Avalanche.
È emerso che il trader non solo ha realizzato profitti superiori a 270 milioni di euro dalla compravendita di criptovalute, ma ha anche offerto servizi di staking, aumentando ulteriormente i suoi guadagni.
Obblighi fiscali e collaborazione con le autorità
In Italia, la compravendita di criptovalute è legale, ma è fondamentale dichiarare le plusvalenze e pagare le relative tasse, attualmente fissate al 26% e destinate ad aumentare al 33% dal 2026. Dopo il sequestro, il trader ha deciso di collaborare con le autorità, presentando dichiarazioni fiscali integrative per gli anni 2017, 20, versando circa 12,5 milioni di euro all’erario. Questo caso rappresenta un importante precedente in Italia per quanto riguarda i reati fiscali legati al trading di criptovalute.