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Se gli artigiani hi-tech fanno il nuovo Made in Italy

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In questi mesi, stampa e televisione danno ampio spazio alla rivoluzione industriale prossima ventura sottolineando come la diffusione dei robot di nuova generazione rappresenti un’alternativa plausibile alla manodopera che per più di un secolo ha popolato le catene di montaggio dei Paesi sviluppati e non. L’annuncio di Foxconn di aver rimpiazzato 60.000 lavoratori con tecnologia in grado di replicare le attività necessarie ad assemblare uno smartphone o un computer è l’ultimo segnale, in ordine cronologico, di una lunga lista. Nuove macchine e tecnologia digitale stanno conquistando spazi importanti nella manifattura. Non mancheranno lavori alternativi per gli umani, ci dice la stampa specializzata: i servizi, dalla programmazione all’assistenza agli anziani, offriranno opportunità per i giovani che oggi si affacciano nel mondo del lavoro.

ARTIGIANI TRADIZIONALI E NUOVE TECNOLOGIE

Ma è proprio così che deve andare? Non necessariamente. E l’Italia potrebbe essere un laboratorio interessante per scenari alternativi. Nel nostro Paese le nuove tecnologie della manifattura digitale, dal robot alla stampante 3D, stanno conoscendo un certo successo presso un plotone di piccole e medie imprese che già oggi li utilizza in modo diverso. Più che sfruttare le tecnologie per rendere più efficienti produzioni di tipo seriale, una nuova generazione di artigiani tecnologicamente all’avanguardia sfrutta le nuove opportunità del digitale per espandere la capacità creativa di chi lavora. Invece di perseguire le tradizionali economie di scala tipiche di produzioni seriali, questi produttori del nuovo Made in Italy hanno imparato a prosperare proponendo varietà di prodotti e logiche di personalizzazione.

Magari si produce meno, ma si produce meglio, con maggiore attenzione alle effettive richieste della domanda. Gli esempi di questa combinazione virtuosa non mancano. Nel mondo della moda si stanno rapidamente diffondendo tecnologie come lo scanner 3D e il digital mirror per accelerare la misurazione del corpo umano e la visualizzazione dei modelli con relative varianti. Nella gioielleria si utilizzano già da una decina d’anni stampanti 3D per la produzione di modelli sacrificali per la fusione a cera persa. Nel mondo del mobile e dell’arredo, frese a controllo numerico e macchine per il taglio laser stanno aiutando molte imprese a offrire prodotti su misura destinati a mercati come il contract. Nel mondo della meccanica strumentale e della componentistica gli esempi abbondano.

La combinazione fra saper fare tradizionale e nuove tecnologie costituisce un valore

In tutti questi casi, che le statistiche ci dicono essere tutt’altro che marginali, la combinazione fra saper fare tradizionale e nuove tecnologie costituisce un valore, soprattutto per il cliente internazionale. Esiste già oggi un mercato che riconosce a questo mix di tecnologia e artigianalità un interesse particolare. È possibile crescere con nuove strategie, anche in uno scenario globale. Ad alcune condizioni, ovviamente. Eccone alcune. Per poter garantire varietà a costi ragionevoli le aziende devono investire nella digitalizzazione del prodotto e delle sue varianti. La fiorentina Baldi, specializzata in mobili e lavorazione delle pietre dure, offre oggetti su misura a partire da un catalogo in cui tutte le varianti sono state codificate in versione digitale. Per arrivare a mercati diversi i prodotti della nuova artigianalità italiana devono essere comunicati e proposti in modo innovativo, soprattutto in rete: Berto Salotti, unica azienda italiana citata nel documento di “compleanno” di Google qualche mese fa, ha investito da tempo in un canale Youtube che racconta la qualità offerta dall’azienda e sintetizzata nell’hashtag #perchéberto. Per offrire prodotti intelligenti, capaci di incorporare funzioni digitali e interattività con l’utente, le aziende – anche le piccole – devono saper dialogare con tecnologie compatibili: oggi molti produttori di biciclette artigianali, da Mopbike a Colussi, montano la tecnologia Zehus per offrire una pedalata assistita e intelligente ai propri acquirenti.

UN MODO NUOVO DI PRODURRE

Questi e altri esempi parlano di un modo nuovo e diverso di produrre. Raccontano una manifattura in grado di valorizzare un patrimonio consistente di cultura materiale attraverso l’ibridazione con tecnologie innovative dai costi più contenuti e di più facile utilizzo rispetto al passato. Parlano di un nuovo rapporto con la domanda, fatto di interazione e dialogo. Mettono in evidenza modi nuovi di generare valore economico, saldando insieme valore materiale e immateriale del prodotto. Questa nuova artigianalità tecnologicamente all’avanguardia costituisce uno degli aspetti più interessanti del nostro sistema economico e testimonia la possibilità di declinare in chiave umanistica le tecnologie della terza rivoluzione industriale. Un modello da incoraggiare (facendolo crescere e prosperare) e da promuovere in chiave internazionale.

Per assistere all’intervento del professor Micelli all’Innovation Week mercoledì 8 giugno, è possibile iscriversi qui.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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Scritto da chef

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