Sedie d’autore ad Amburgo

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Anche oggetti comuni come le sedie possono trasformarsi in vere e proprie opere d’arte. E la conferma arriva visitando l’esposizione “Ideen Sitzen. 50 Years of Chairs Design” che si tiene fino al 13 marzo al MKG – Museum für Kunst und Gewerbe di Amburgo.

In mostra cento pezzi selezionati dai curatori del museo, tra cui spiccano classici del design d’autore, dagli anni 1960 ai nostri giorni. Oltre a sedie dalle forme più inconsuete, come la “Bone Chair” di Joris Laaman, si possono ammirare poltrone, sgabelli, chaise-longue e singolari sculture adibite a seduta. Oggetti semplici e quotidiani, con una funzione ben precisa, ma che permettono di esprimere liberamente la massima creatività, stimolando il contrasto tra funzionalità, espressione artistica e fantasia e diventando testimoni di un’epoca.

Svincolata dalla sua funzione originaria, la sedia si trasforma così in strumento di sperimentazione e di ispirazione per molti designer.

Una sfida che pare trovare una sua prima risposta in modelli come la Coffee House Chair Model No. 14, disegnata nel diciannovesimo secolo da Michael Thonet, realizzata con una particolare tecnica e diventata ormai un classico.

All’inizio del ventesimo secolo il design della sedia viene definito da fattori sociali e dalla funzionalità, con l’obiettivo di realizzare oggetti di buona qualità a basso prezzo. L’introduzione di tecniche e materiali innovativi influenza la produzione successiva, per arrivare fino agli anni Sessanta, caratterizzati da una nuova prosperità ma anche da nuovi fermenti sociali. “Donna”, una poltrona disegnata nel 1969 da Gaetano Pesce, ne è l’espressione, con la sua implicita critica al ruolo femminile nella società.

Il decennio successivo vede l’introduzione della plastica, la cui diffusione viene limitata dalla crisi petrolifera del 1973, ed è caratterizzato da critiche al capitalismo e da una sensazione di insicurezza diffusa. Sono gli anni in cui Stefan Wewerka crea la sua “Classroom Chair”, mentre Frank Gehry presenta la “Wiggle Side Chair”. Negli anni Ottanta si assiste invece ad un approccio postmodernista, con il gruppo italiano Memphis, guidato da Ettore Sottsass e Michele de Lucchi, mentre in contemporanea designer tedeschi, inglesi, giapponesi o svizzeri progettano sedute caratterizzate dall’uso del metallo.

Sono gli anni in cui Parigi, con Philippe Starck, e Barcellona si affermano come i nuovi centri del design. Il periodo seguente vede il ritorno alla semplicità e ai materiali naturali, come il legno, mentre in Brasile i fratelli Campana creano “Favela”, una poltrona ricavata da rifiuti e oggetti di scarto.

La fine del 2000 e il primo decennio del ventunesimo secolo vedono all’opera su questo tema designer come Konstantin Grcic o i fratelli Bouroullec.

La mostra di Amburgo riunisce i grandi nomi del design internazionale, a cui si aggiungono una ventina di recenti importanti acquisizioni. Sono presenti Ron Arad con la sua “Sedia ben temperata”, Günter Ferdinand Ris, autore della celebre “Sunball”, Alessandro Mendini con la sua famosa “Poltrona Proust”, un incrocio tra l’opulenza baroccheggiante dello stile Luigi XV con una palette di colori che rimanda idealmente all’epoca dello scrittore francese, Tord Boontje con la sua “Petit Jardin”, una panchina con foglie, fiori e rami tagliati a laser da fogli d’acciaio, Louise Campbell con “Veryround”, una scultura formata da 240 cerchi di metallo, e molti altri ancora.

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Scritto da luxu

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