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Semplificazione e servizi, l’Università di Torino online con SPID

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La locomotiva della digitalizzazione italiana, sebbene seguendo binari ripidi, prosegue il viaggio raggiungendo gli atenei: all’Università di Torino, infatti, grazie Sistema Pubblico d’Identità Digitale SPID è possibile accedere ai servizi online, rafforzando così il processo di semplificazione già in atto per il portale di Ateneo, in sinergia con l’Agenzia per l’Italia Digitale AgID, in collaborazione col Consorzio Interuniversitario (Cineca). Un hub di contenuti informativi e servizi, da oggi più facilmente raggiungibili col pin unico, favorendo la relazione con studenti, famiglie, laureati e imprese. I vantaggi, però, aumenteranno proporzionalmente ai servizi disponibili. Perciò serve il raggiungimento della “massa critica” necessaria, anche grazie al contributo di enti e aziende sanitarie, oltre che degli atenei.

IL RETTORE: “PIU’ AZIONE”

Ce lo racconta il Rettore dell’Università degli Studi di Torino, Gianmaria Ajani, Professore ordinario in Diritto privato comparato: “Più azione e meno discussione”.

Questo serve, unitamente ad un piano strutturato per vincere la sfida del pin unico. Per quel che concerna gli atenei e la PA più in generale, la corrente sembra spingere nella giusta direzione, sebbene sia da completare un percorso di innovazione ancora lungo, avendo ben chiaro che i vantaggi aumenteranno proporzionalmente ai servizi disponibili. Perciò serve il raggiungimento della “massa critica” necessaria, anche grazie al contributo di enti e aziende sanitarie, oltre che degli atenei. Certamente siamo di fronte ad una grossa sfida per la privacy, il garante, le imprese e i tecnici; ma va accettata, perché i vantaggi sono consistenti, in termini di semplificazione e risparmio. E come sostiene il Rettore, all’insegna dell’ottimismo di chi vuole far succedere cose concrete: “Si può fare.

Ancora un passo avanti, dunque”.

Innovazione che arriva da lontano

“Prima del passaggio a SPID, l’Università di Torino ha affrontato il tema della gestione strutturata dell’identità digitale, per consentire agli studenti e al personale di Ateneo di utilizzare i servizi online, in modo semplice e sicuro – commenta il Rettore -. Innanzitutto abbiamo sviluppato e informatizzato molti processi amministrativi e realizzato un sistema di autenticazione per il portale di Ateneo. Le soluzioni tecnologiche adottate ci hanno permesso di gestire l’autenticazione in un solo punto, grazie a un sistema unico di gestione dell’identità, collegato ai processi amministrativi di iscrizione, gestione della carriera degli studenti e di assunzione del personale. In questo modo già da tempo gli studenti, i docenti e il personale tecnico amministrativo dell’Ateneo possono utilizzare la stessa coppia di credenziali per accedere a tutti i servizi a cui sono abilitati.

Con l’avvento di SPID abbiamo avuto l’opportunità di ampliare l’orizzonte di questo processo di integrazione dei servizi: il lavoro da fare è stato interconnettere le utenze SPID con l’identità digitale unica già attiva in Ateneo. In sintesi, con SPID la semplificazione per l’utente è uscita dai confini della nostra università per diventare nazionale. L’Ing. Angelo Saccà, il nostro direttore ICT, da tempo lavora con il Cineca, Consorzio Interuniversitario formato da 70 università italiane, 5 Enti di Ricerca Nazionali e il MIUR e con il GARR su questi temi, per sviluppare e mettere a regime soluzioni sempre più funzionali e vicine ai bisogni degli utenti”.

Più semplificazione e “terza missione”, con SPID

SPID, quindi, si inserisce in un percorso più ampio di ammodernamento delle infrastrutture tecnologiche dell’Università di Torino. Una potente accelerazione alla semplificazione : “Il punto di accesso non solo ai contenuti informativi, ma anche ai servizi online dell’Università di Torino è il portale di Ateneo, che grazie a SPID diventa facilmente accessibile anche a soggetti che non sono ancora clienti/utenti dell’Università – conferma il Professor Gianmaria Ajani -. La possibilità di fruire dei servizi dell’Università attraverso l’identità digitale nazionale rappresenta un’importante opportunità per semplificare, anche – ma non solo – sotto il profilo tecnologico, la relazione con studenti, famiglie, laureati e imprese. A questo proposito, l’apertura di SPID non solo alle persone fisiche, ma anche alle persone giuridiche, potrebbe aprire nuovi scenari, favorendo l’interazione e lo sviluppo di sinergie tra le pubbliche amministrazioni, i cittadini e le imprese. Un’opportunità di particolare interesse proprio per le università, che avrebbero la possibilità di potenziare la terza missione e dunque i rapporti con società e territorio, in primis per quanto riguarda il public engagement, la valorizzazione dei prodotti della ricerca e il job placement”.

Servizi online e sinergie

“Se in questa prima fase i nostri utenti possono scegliere di accedere ai servizi online dell’Ateneo con SPID o con le credenziali abituali, grazie ai livelli di sicurezza differenti offerti da SPID sarà possibile sviluppare servizi che necessitano di standard di protezione più elevati. Penso in particolare alla possibilità di avviare interessanti sinergie con il sistema sanitario: proprio grazie ai tre livelli di sicurezza che propone – che le singole amministrazioni possono definire autonomamente ne momento in cui scelgono di aderire all’identità digitale nazionale – SPID può soddisfare i requisiti di sicurezza necessari per accedere anche a documenti contenenti dati sensibili, come quelli sanitari. Anche da questo punto di vista, dunque, SPID rappresenta per le singole PA un’opportunità di semplificazione del processo di gestione dei servizi, alleggerendole potenzialmente di un’altra attività onerosa e delicata, consapevoli che per quanto la corrente spinga forte, c’è ancora tanto da remare, lavorando”. In processi così complessi, le difficoltà non sono mancate neppure qui, sebbene gestibili senza rallentamenti: “Si è trattato di completare un processo già avviato, pertanto tecnicamente abbiamo riscontrato solo qualche problema di messa a punto del sistema, nella fase iniziale”.

Ritengo che l’attuale sfida, per SPID sia raggiungere la massa critica

Ora che l’offerta c’è, bisogna provocare e soddisfare la domanda, sapendo che bisogna comunque sempre rapportarsi all’eventuale sensibilità al digitale da parte di studenti e personale docente. C’è la giusta consapevolezza dello SPID e dei suoi vantaggi? “I vantaggi effettivi di SPID emergeranno nel momento in cui aumenteranno i servizi accessibili con la nuova identità digitale nazionale: per questo diventa essenziale che tutta la pubblica amministrazione renda possibile la fruizione dei propri servizi attraverso SPID. Ritengo che l’attuale sfida, per SPID sia raggiungere la massa critica. Da questo punto di vista, le pubbliche amministrazioni hanno un ruolo importante: più aumenteranno i servizi accessibili con SPID, più saranno gli utenti interessati a ottenere la l’identità digitale nazionale; con un numero crescente di utenti accreditati a SPID, aumenterà la pressione sulle pubbliche amministrazioni, per collegare i propri servizi all’identità digitale nazionale. Un circolo virtuoso, insomma, a cui vale la pena contribuire, anche allo scopo di ottenere, come cittadini, una soluzione che ci consentirà di risparmiare tempo potendo disporre di un unico accesso ai servizi online della PA. Da questo punto di vista anche gli enti locali e le aziende sanitarie hanno un ruolo importante, una volta che l’Ateneo ha fatto la sua parte e promosso tra i propri utenti la disponibilità dell’accesso ai servizi tramite l’identità digitale nazionale”.

Sicurezza e un piano attuativo strutturato

SPID significa anche sicurezza: tema di centrale importanza, pensando che il cybercrime colpisce un milione di vittime al giorno in tutto il mondo. “Considerate le caratteristiche dei servizi online offerti, l’Università di Torino ha optato per il secondo livello di sicurezza proposto da SPID, che prevede, oltre a nome utente e password, un codice temporaneo che viene inviato via sms o con app mobile dedicata. Una scelta in grado assicurare gli standard di sicurezza necessari per i servizi di cui tipicamente fruiscono studenti e docenti degli Atenei. L’Italia ha assunto una decisione importante, quella di farsi carico del sistema di autenticazione online dei cittadini e di garantirne la sicurezza. In una prospettiva a lungo termine, la sfida è mantenere le modalità di autenticazione allo stato dell’arte. Le recenti notizie di furti di account e violazione dei sistema di accesso online dimostrano la delicatezza di quello che non è solo un problema tecnico, ma innanzitutto un problema di sicurezza. Occorre mettere a punto un piano strutturato di medio periodo: SPID è infatti un sistema che potrebbe richiedere due o tre anni per andare a regime. La velocità nel raggiungimento del pieno delle potenzialità del sistema dipende dal numero e della qualità dei servizi che saranno collegati al sistema di autenticazione nazionale”.

Stop alla discussione: più fatti e meno parole

Perché dal suo punto di vista procede così lentamente nel nostro paese la sua adozione? Pensa ci sia un problema di arretratezza culturale sulla digitalizzazione? “Penso che, come spesso accade, in Italia discutiamo a lungo ma poi non siamo veloci nel fare. In ambiti come la tecnologia e l’innovazione, la velocità è un fattore determinante. Per quanto riguarda l’identità digitale, il paese ha provato la carta di identità elettronica, le carte dei servizi, la posta elettronica certificata. Ora c’è SPID. Non è più il momento di discutere, ora la sfida riguarda SPID. Il dibattito sull’arretratezza culturale per quanto riguarda la digitalizzazione è interessante, ma in questo contesto è altrettanto importante mettere uno stop alla discussione. Ora si tratta di agire, realizzando servizi online e collegando questi servizi a SPID…non serve altro”.

Le università e l’Italia digitale

Prima l’Università la Sapienza di Roma, poi quella di Torino, e infine il Politecnico di Milano: sembra che la strada intrapresa dagli atenei sia tracciata e seguita con convinzione. “Le università hanno sensibilità e priorità differenti, ma la strada è tracciata: sono convinto che, uno dopo l’altro, gli atenei italiani faranno la loro parte. Inoltre, la comunità universitaria, sia accademica che tecnico-amministrativa, ha aperto da anni canali di confronto e avviato percorsi di collaborazione: chi ha già attivato SPID supporterà gli altri, se necessario”. Cosa pensa si possa fare per migliorare ulteriormente la fruibilità dei servizi, in sicurezza, tramite la tecnologia digitale? “Se vogliamo ridurre i costi di gestione non possiamo avere tante piattaforme. Dopo l’identità digitale per i cittadini, è auspicabile promuovere l’identità digitale anche per le imprese e infine occuparsi della gestione della documentazione da parte degli utenti, mettendo a disposizione uno spazio in cloud per i documenti dei singoli cittadini. Se le fonti dei dati e dei documenti sono diverse, occorre trovare un luogo per farli convergere sui cittadini. L’adozione dell’identità digitale con il livello di sicurezza più alto, unita allo spazio per documenti e immagini dei cittadini chiuderebbe il cerchio.

Con i documenti in cloud il cittadino, avrebbe i servizi sempre a disposizione e potrebbe esibirli online qualora gli venisse richiesto

Fondamentale è porsi l’obiettivo di mettere al centro il cittadino: è il cittadino, ad esempio, che dovrebbe autorizzare la PA a salvare i documenti nel suo spazio cloud personale ed è sempre il cittadino che dovrebbe autorizzare amministrazioni o privati ad accedere ai suoi documenti. Altrimenti, il cittadino deve inseguire i vari enti e fare il postino, ritirando documenti da un ente per consegnarli presso un altro ente. Con i documenti in cloud il cittadino, avrebbe i servizi sempre a disposizione e potrebbe esibirli online qualora gli venisse richiesto. Da un punto di vista generale, dobbiamo comunque evitare il proliferare delle piattaforme con cui il cittadino deve interagire. Ritengo che occorra fare grossi investimenti per centralizzare la componente informatizzata dei servizi: SPID rappresenta potenzialmente già un grosso passo avanti, ma si potrebbe fare ancora meglio. In questo senso l’obiettivo dovrebbe essere quello di mantenere decentrate le funzioni di amministrazione dei servizi, di competenza dei vari enti, ma di accentrare l’interfaccia di interazione tra i cittadini e il sistema. Cito frequentemente la sanità perché c’è una sfida importante per l’innovazione proprio in questo settore. L’Ateneo potrebbe essere uno degli attori interessati a supportare questo percorso di innovazione, insieme a tutti gli altri”.

MASSIMO FELLINI

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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