Serve la partita IVA per fare lavoretti?

Prestazioni occasionali e continuative: quando serve la partita IVA per fare lavoretti e come fare.

imprenditore free lance

La partita IVA è un codice di 11 cifre che identifica un contribuente, sia esso un libero professionista o un’azienda. Ma cosa succede se si fanno lavoretti di vario genere, magari affiancandoli a un’attività dipendente?

Capita spesso infatti di svolgere prestazioni in proprio: può trattarsi di una consulenza come di un lavoro manuale, ma la domanda che ci si pone è: come fatturarle? E ancora quando è necessario aprire una partita IVA? Facciamo chiarezza.

Lavoretti senza partita IVA: le prestazioni occasionali

Innanzitutto occorre chiarire che lavorare senza partita IVA è possibile: siamo qui nel campo delle prestazioni occasionali, fatturabili tramite ritenuta d’acconto. Occorre però che l’attività non sia svolta in modo professionale, né che sia attività d’impresa e soprattutto che si tratti appunto di attività occasionale.

Per lavorare senza partita IVA insomma, è necessario che la prestazione sia temporanea: un lavoro svolto una tantum, per esempio.

In assenza di partita IVA, si procede allora con ritenuta d’acconto. Si tratta di una ricevuta non fiscale: si calcola come 20% dell’importo lordo per la prestazione. Se l’importo supera i 77,47euro, allora occorrerà apporre una marca da bollo da 2 euro.

Aprire partita IVA: le attività continuative

Qualora invece l’attività svolta non sia occasionale ma continuativa, allora bisognerà aprire una partita IVA. In questo senso, non va più considerato il limite dei 5000 euro previsto dalla Legge Biagi (D.Lgs. n 276/2003) e abrogato nel 2015 con il Jobs Act (D.Lgs. 81/2015).

Ad ora infatti permane la definizione presente nell’articolo 2222 del codice civile: nel codice, viene definito lavoratore che effettua una prestazione occasionale colui che “si obbliga a compiere, dietro corrispettivo, un’opera o un servizio con lavoro prevalentemente proprio senza vincolo di subordinazione, né potere di coordinamento del committente ed in via del tutto occasionale”.

Ne consegue che la partita IVA non ha più niente a che vedere con il reddito.

Il regime forfettario

E se sto avviando la mia attività ma guadagno ancora poco? Quando si inizia un’attività propria, si può scegliere di partire con ritenuta d’acconto, ma poi sarà necessaria la partita IVA quando la fatturazione diventerà più frequente. E questo indipendentemente da quanto si sia fatturato.

A tal proposito, va ricordato che esiste il regime forfettario: si tratta di un regime fiscale agevolato per chi avvia un’attività e per chi soddisfi il requisito di non aver percepito compensi superiori a 65mila euro nell’anno precedente e non abbia speso più di 20mila euro lordi per lavoro accessorio, lavoro dipendente e compensi a collaboratori.

Infine, in merito alla prestazione occasionale: con un limite di 4800 euro lordi annui, si può essere esonerati dalla denuncia dei redditi. Vale però solo se, ne corso dell’anno, si è percepito un reddito esclusivamente da prestazioni occasionali.

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Scritto da Irene Natali

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