Smart working fino al 2022 nelle grandi aziende, la preoccupazione dei CEO

smart working 2022

Gli amministratori delegati di numerose aziende sono preoccupati che il prolungarsi dello smart working possa, con il trascorrere del tempo, danneggiare gli affari. Una simile preoccupazione scaturisce dalla decisione di molte grandi aziende di posticipare il ritorno in ufficio al 2022.

Smart working fino al 2022 nelle grandi aziende, la preoccupazione dei CEO

Con la crescente diffusione della variante Delta e il recente aumento dei casi di Covid-19, molte grandi aziende stanno ritardando il ritorno in ufficio dei dipendenti fino all’inizio del prossimo anno. È quanto riferito dal Wall Street Journal. Procedere con l’iniziativa, crea una linea temporale equivalente a quasi due anni di lavoro in remoto che preoccupa i dirigenti di molte aziende. Si teme, infatti, che il prolungarsi dello smart working possa influenzare in modo negativo gli affari.

Intanto, realtà come Amazon e Facebook hanno già annunciato che ritarderanno il ritorno al lavoro d’ufficio fino all’inizio del prossimo anno. Apple, invece, ha detto ai dipendenti che non torneranno al quartier generale fino al mese di gennaio 2022. Lyft, ancora, prevede di riportare i dipendenti in ufficio a febbraio, il che segnerebbe 23 mesi di lavoro da remoto.

Wall Street Journal, le testimonianze degli amministratori delegati

La decisione delle aziende di ritardare il ritorno in ufficio dei dipendenti è stata commentata da alcuni amministratori delegati. Il CEO di Intel, Pat Gelsinger, ad esempio, ha riverito al Wall Street Journal di essere convinto che lo smart working non scomparirà via anche se il Covid dovesse svanire, spiegando: “Non si può tornare indietro”.

Il vicepresidente di Prudential Financial, Rob Falzon, ha detto che la sua più grande preoccupazione attualmente è quella di riuscire a trattenere i talenti all’interno della società: “Quando gli individui si dissociano dalle loro organizzazioni da un punto di vista culturale, diventa sempre più facile per loro prendere la decisione di lasciare e andare altrove”.

Sondaggi, i lavoratori preferiscono il lavoro da remoto al ritorno in ufficio

I sondaggi hanno scoperto che ai lavoratori americani piace il lavoro a distanza. Un sondaggio eseguito nel mese di luglio dalla società di controllo GoodHire, infatti, ha scoperto che l’85 per cento degli intervistati preferisce fare domanda per lavori che offrono opzioni di smart working complete o ibride. Quasi un terzo ha indicato che non prenderebbe nemmeno in considerazione la possibilità di fare domanda per un lavoro che richiede di essere in ufficio cinque giorni alla settimana.

In questo contesto, quindi, i dipendenti di alcune aziende hanno respinto la richiesta di tornare in ufficio. I dipendenti della Apple hanno inviato due petizioni alla direzione dell’azienda nelle ultime settimane per protestare contro il piano del gigante tecnologico di tornare in ufficio a settembre e chiedere opzioni più flessibili.

Piccole imprese, le difficoltà scaturite dallo smart working

La volontà di persistere con il lavoro a distanza può creare condizioni difficili per le piccole imprese. I requisiti dei benefici variano da situazione a situazione, il che può causare gravi problemi per le imprese con dipartimenti delle risorse umane piccoli o inesistenti. E il fatto che i giganti della tecnologia possano assumere lavoratori ovunque può rendere le assunzioni più difficili. Per combattere questo, alcuni esperti consigliano di offrire stipendi che variano in base alla posizione del dipendente e utilizzare siti web come PayScale o Glassdoor per garantire che questi stipendi siano competitivi.

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Scritto da Ilaria Minucci

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