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Smart working, i lavoratori da remoto dovrebbero essere pagati meno?

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Con l’avvento dello smart working causato dalla pandemia, le aziende si stanno interrogando circa un’annosa questione: i dipendenti che lavorano da remoto dovrebbero guadagnare meno dei dipendenti che si recano regolarmente in ufficio?

Smart working, i lavoratori da remoto dovrebbero essere pagati meno? Il report di PayScale

Sulla base degli studi sinora effettuati, si prevede che almeno un dipendente su quattro continuerà a lavorare in smart working anche dopo il progressivo contenimento della pandemia COVID-19. La maggior parte delle aziende, tuttavia, non ha ancora sviluppato piani per adeguare la retribuzione di questa forza lavoro da remoto con quella che riprenderà il proprio posto negli uffici.

In un report pubblicato da PayScale nella giornata di martedì 14 settembre, sono stati intervistati circa 700 leader delle risorse umane e dirigenti aziendali coinvolti nelle decisioni da adottare in merito alla retribuzione dei lavoratori in smart working.

In questo contesto, il 69% di essi ha riferito che non si sta valutando di abbassare la retribuzione per i dipendenti che, al momento, lavorano soprattutto o esclusivamente da casa.

“Le organizzazioni stanno ancora cercando di avere un quadro chiaro della situazione mentre il panorama del mercato continua a cambiare e a evolversi. Molti stanno aspettando di vedere come altre organizzazioni ‘torneranno al lavoro’ dopo la pandemia, ma questo ritorno è stato continuamente ritardato”, ha spiegato Scott Torrey, CEO di PayScale.

Prima della pandemia, circa un terzo dei datori di lavoro ha riferito che la loro strategia salariale per i lavoratori era basata, in gran parte, sul luogo in cui l’azienda o i suoi uffici si trovavano. Oggi, circa il 30% delle società ha ammesso di avere dei dubbi sull’opportunità di basare la compensazione sulla posizione della sede aziendale.

Tra le organizzazioni che hanno preso in considerazione la questione della compensazione dei lavoratori a distanza, la maggioranza dice di non avere intenzione di abbassare la paga. Inoltre, il 62% dei datori di lavoro ha riferito di non voler abbassare la retribuzione dei nuovi assunti che lavorano a distanza, full time o part-time.

Lavoro da remoto e ipotesi strategie retributive

Anche se la maggioranza ha mostrato un trend differente, una percentuale sostanziale di aziende, circa il 14%, ha riferito che sta considerando di abbassare la paga per i futuri neoassunti che vivono in aree con un costo della vita inferiore. Siccome la variante Delta continua a ritardare il ritorno in ufficio, più aziende potrebbero seguire l’esempio di Google e Facebook e adottare strategie di compensazione basate sulla posizione.

Quindi, se i datori di lavoro non stanno basando la retribuzione sulla posizione, quali sono gli altri fattori da prendere in considerazione? Alcune delle alternative includono la retribuzione basata sul salario mediano nazionale per lavori specifici o industrie, ha illustrato Torrey. E, piuttosto che iniziare con una singola posizione, come la sede dell’azienda, i datori di lavoro possono adottare una strategia più regionale.

“Quando si tratta di strategie retributive, le organizzazioni devono concentrarsi sui fattori compensativi che apprezzano. La posizione sarà probabilmente un fattore nella maggior parte delle strategie retributive, ma il modo in cui le organizzazioni ne tengono conto può essere diverso”, ha precisato il CEO di PayScale.

Forse la cosa più importante, comunque, è che le aziende adottino strategie di compensazione che siano coerenti e ben comunicate. A questo proposito, infatti, Torrey ha aggiunto: “Molte organizzazioni sottovalutano la complessità di ottenere la giusta retribuzione”.

Un approccio strategico e coerente è essenziale per creare politiche che siano sia competitive che eque nei confronti dei dipendenti.

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Scritto da Ilaria Minucci

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