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#SOD13: quando gli spaghetti incontrano finalmente gli open data

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Sarebbe bello creare un community che riunisca e aiuti tutti gli italiani interessati al rilascio di dati pubblici in formato aperto, in modo da renderne facile l’accesso e il riuso (open data): un posto dove magari arrivare a più di trecentocinquanta iscritti, oltre ottocento threads, e migliaia di messaggi.

Tutto questo esiste già ed ha un nome che da subito fa capire che si tratta di qualcosa di particolare visto il contesto italiano.

Spaghetti Open Data è, per chi si occupa di open data, un gruppo di persone che, se non ci fosse bisognerebbe inventarlo.

Esageriamo? Ma dove trovate una community disponibile a fare testing dei portali delle Pubbliche Amministrazioni? O un supporto reale e disintermediato a base di open data? O che crea un’applicazione che permetta di dialogare via twitter con tutti i deputati europei?

Bello, no? Soprattutto se si considera che i primi ad essere Open sono gli iscritti, ormai centinaia: gente che condivide le proprie conoscenze, la propria competenza con chi chiede aiuto e informazioni, ritagliando piccole o grandi fette del proprio tempo, nel lifeflow quotidiano tra i mille piccoli e grandi impegni che ciascuno di noi ha.

Tutto grassroot, tutto ‘free’, tutto gratis: senza nulla in cambio, neppure la “gloria” personale, visto che l’identità di una community non è certo fatta da nomi e cognomi.

Cosa manca in questo racconto? Forse un evento per far incontrare in carne ed ossa (e tortellini) tutta la community? Tre giorni bastano? Una location facile per tutti come Bologna va bene? Un momento dove far raccontare i migliori progetti italiani oppure un Hackathon o un corso su come fare mappe usando opendata?

Stiamo parlando di #SOD13 (hashtag usato su twitter, acronimo del nome della community), l’evento che tutti hanno vissuto come il meeting a base opendata più punk e interessante che ci sia mai stato in Italia. Ovvio che nasca grazie all’humus, sano e amichevole, della community.

Facciamo un passo indietro per raccontarvi meglio i 3 giorni. Venerdì, grazie alla Regione Emilia Romagna, abbiamo avuto i racconti diretti di Diritto di sapere, TweetYourMEP e OpenCoesione. Poi un focus sul Data journalism in Italia grazie a Elisabetta Tola (che ha annunciato la nascita di datajournalism.it) e sul ruolo dei civic hacker negli uffici comunali con Matteo Brunati. Poi Morena Ragone, Dimitri Tartari, Marco Combetto, Michele D’Alena, Daniele Crespi con una visione territoriale.

Ah dimentichiamo: se trovate un altro evento che alle 17 di venerdì conta 103 persone attente ad ascoltare, fatecelo sapere. Poi ci siamo concessi una splendida cena perché gli spaghetti, quelli veri, dovevamo assaggiarli in salsa bolognese almeno una volta.

Poi è arrivato il sabato con un hackathon (la seconda negli ultimi mesi a Bologna, dopo quella sul Terremoto in Emilia: sotto le Due Torri ci stanno prendendo gusto), grazie alla collaborazione del Comune di Bologna, al terzo piano di Sala Borsa, luogo simbolo dell’accoglienza per le iniziative culturali in città.

Eravamo una settantina e ci siamo divisi in 4 gruppi: 3 erano già preparati ma un quarto è nato grazie a un’idea estemporanea di uno dei partecipanti, e che adesso si sta rivelando davvero interessante.

Andiamo per ordine: il primo gruppo ha liberato i dati elettorali disponibili sul sito del Ministero dell’Interno dove risiedono i risultati del voto in Italia dalla fine della Seconda Guerra Mondiale ad oggi. Il secondo ha aggiornato PSI Scorecard, una classifica dei Paesi membri in base all’apertura dei loro dati: l’Italia era al nono posto ma i dati erano in parte sbagliati: Il gruppo ha aggiornato i dati e l’Italia ora è prima.

Il terzo gruppo invece si è dedicato al monithon, una maratona di monitoraggio di progetti finanziati con le politiche di coesione per capire se e come con i dati sui progetti finanziati, disponibili su OpenCoesione.it.

Quello di twitantonio.it, hackaton numero 4, è un caso nel caso: la proposta è stata sì estemporanea, ma è diventata un fenomeno di partecipazione. Obiettivo: raccogliere i profili twitter dei candidati alle prossime Elezioni Politiche di febbraio. Twitantonio ha visto nella sola giornata di sabato la partecipazione di oltre 30 persone, che hanno raccolto uno per uno gli account dei candidati. Poi un team di sviluppo si è messo all’ opera e si è ripromesso di lanciare un progetto definitivo entro una settimana (sì, solo una), online dal 28 gennaio 2013. Totale dei partecipanti: oltre 50 persone.

Domenica è arrivato il turno di Maurizio “Napo” Napolitano che, in circa sei ore, ha spiegato praticamente un intero manuale di geomapping dalla A alla Z. A Bologna qualcuno avrebbe potuto dire che di domenica poteva essere una cosa “pesa”, pesante o noiosa. Sarà, ma in sala si sono ritrovate altre 100 persone tutte munite di laptop, pronte a smanettare per cercare di costruire mappe di ogni genere.

E’ stato un raduno di civil hackers, sviluppattori, operatori della PA (o civil servants) e giornalisti (pochi, per la verità), gente che nell’80% dei casi non si era mai vista prima offline, ma che in lista (sul gruppo Google) aveva già trovato molte cose in comune con tante persone lontane.

E in quella lista è nato questo evento così open, da farsi sentire quasi a un falò, o ad una festa: una di quelle cose che si organizzano al volo per divertirsi e stare insieme, se non fosse che chiunque abbia messo un piede dentro il raduno si sarà sentito bombardato da una straordinaria quantità di input e informazioni, come fare un supercorso di formazione e improving di sei mesi in sole 72 ore.

E’ volato via come un soffio questo weekend, ma ci ha lasciato un segno: sì può provare ad essere persone migliori, si può essere generosi, si può avere la gioia di condividere la conoscenza, solo per il gusto di farlo. Perché la rete in fondo è anche questo. Anzi, soprattutto questo.

Proprio come diceva un ragazzo che ora non c’è più, ma che per internet ha fatto tanto e ce ne accorgeremo anche negli anni a venire. Ciao Aaron, e grazie: questo evento lo abbiamo dedicato a te.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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Scritto da chef

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