Spaziani: “Ecco la mappa completa dello stato del wifi in Italia”

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La scorsa estate abbiamo lanciato su Chefuturo la app Chewifi, che raccoglie tutti gli hotspot presenti in Italia, cioè “punti caldi” dove collegarsi ad internet tramite smartphone, tablet o pc. Si tratta di un database opendata che può essere utilizzato da chiunque ne abbia necessità o semplice curiosità. A prescindere dall’uso personale che se ne possa fare, Chewifi! scatta un’importante fotografia sullo stato di avanzamento del wifi in Italia, segnalando punti di forza e di debolezza. Grazie a tutti voi e alle segnalazioni pervenuteci con tale iniziativa, dunque, siamo riusciti a mappare lo stato del wifi in Italia.

Sono 10.180 gli hotspot presenti in Italia. L’analisi dei dati di Chewifi mostra un’Italia divisa a metà, con un nord caratterizzato dalla presenza del 60% degli hotspots da un lato e un centro-sud-isole dall’altro, con percentuali piuttosto basse, rispettivamente del 28% e del 12%.

Il dato aggregato nasconde un’ampia variabilità territoriale. Nonostante le basse percentuali registrate nell’Italia centrale e meridionale, il Lazio è la seconda regione in Italia per numero di hotspot con un 16,1%, mentre la prima è la Lombardia con il 20%.

Roma e Milano sono le città con maggiore diffusione di wifi con circa il 14% degli hotspot. Seguono Trento (8,6%) e Firenze (4,8%).

Ma i dati vanno sicuramente analizzati in rapporto alla popolazione. In media un hotspot può servire un bacino di utenza di circa 6.000 persone. La migliore regione in termini di diffusione del wifi è il Trentino Alto Adige, con un hotspot ogni 881 abitanti. Già dal 2008 il Trentino Alto Adige si è dotato di una rete wifi.

Non solo oggi è possibile navigare gratuitamente in tutte le piazze dei comuni trentini, ma la connettività è stata portata anche nei rifugi di alta montagna e dunque nelle zone più impervie. Ciò ha reso possibile ridurre in parte il digital divide, cioè l’esclusione di una parte della popolazione dai benefici derivanti dalla società dell’informazione. Segue il Lazio (3.391), l’Emilia Romagna (3.707), la Liguria (4.271) e la Toscana (4.371). La Lombardia è sicuramente la regione con la più alta concentrazione di hotspot (20% del totale), ma relativamente al numero di abitanti per hotspot scende in sesta posizione, dopo la Toscana. Certamente, i dati più sorprendenti vanno ricercati tra le ultime posizioni: Campania, Umbria e Molise vedono tra i 28 e i 31 mila abitanti per hotspot, mentre la Basilicata raggiunge i 56 mila abitanti.

La app Chewifi ci permette di analizzare la mappa del wifi in Italia secondo la tipologia degli hotspot: ristoranti, alberghi, bar, scuole, università ecc.

Gli hotspot sono stati analizzati e suddivisi in 10 categorie: Turismo, Istituzioni pubbliche, Formazione, Commercio, Tempo libero, Trasporti, Business, Associazioni, Salute, Altro (vedi l’analisi completa).

Il turismo è la categoria più numerosa insieme a quella delle istituzioni pubbliche. Queste due categorie insieme coprono oltre il 50% degli hotspot presenti in Italia. Nella categoria del turismo abbiamo selezionato diverse classi e quella con maggiori aree wireless è rappresentata dagli alberghi, seguita dai bar, ristoranti e stabilimenti balneari. A prescindere dal tipo di struttura che eroga il wifi, le città che hanno un maggior numero di hotspot nel campo del turismo sono Milano, Roma, Bologna, Firenze, Rimini e Venezia. In queste stesse città c’è la maggiore concentrazione di hotspot in alberghi.

I bar dotati di wifi, invece, sono presenti oltre a Roma e Milano, anche a Reggio Emilia, Parma, Bologna, Firenze e Trento. Le altre due classi più numerose nella categoria turismo sono i ristoranti e gli stabilimenti balneari. Quanto ai ristoranti la prima città con il 13% di hotspot è Roma, segue Firenze (7%), Milano (6%) e Rimini (5%). Se si va al mare, la migliore offerta wifi la troviamo sulle spiagge di Cesenatico, città che vanta il 23% degli hotspot di questa classe. Se, invece, andiamo in montagna gli impianti sciistici con più hotspot sono situati nelle Dolomiti, mentre si sente la mancanza di aree wifi nell’Appennino.

Passando all’analisi degli hotspot nelle istituzioni pubbliche, la maggior parte degli hotspot sono presenti sul territorio in vie e piazze, ma anche in parchi e giardini. E’ possibile trovare una piccola quantità connessioni wifi anche in tribunali e presso comandi di polizia, carabinieri ecc.

La formazione è la terza categoria per numerosità di hotspot. Abbiamo suddiviso questa categoria in tre classi: scuole, università e biblioteche. Il maggior numero di hotspot presenti nelle scuole è concentrato a Roma. Tra i vantaggi di una rete wireless nelle scuole ricordiamo sia la facilità di installazione di nuovi computer e la conseguente riduzione di costi di implementazione sia i benefici per il personale docente e amministrativo. Il primato delle connessioni wifi nelle Università spetta alla città di Trento con 80 hotspot, segue Verona con 21 e Roma con 7. Per le altre categorie (commercio, tempo libero, trasporti, business, associazioni e salute) è possibile consultare l’analisi completa.

Gli hotspot hanno cominciato a proliferare nel 2003. In un documento della Commissione Europea di novembre 2005, Mapping European Wireless Trends and Drivers, l’Italia contava 2.600 hotspot, mentre in un’indagine dell società Enter del gruppo Y2K Communication nel 2011 salgono a 5.097. Se mettiamo a confronto questi dati con quelli di Chewifi, riscontriamo che in 2 anni l’Italia ha registrato un forte sviluppo del wifi passando da 5.000 a più di 10.000 hotspot tra il 2011 e il 2013. Ma la strada è ancora lunga da percorrere se confrontiamo i nostri dati a livello europeo. I numeri parlano chiaro! Secondo dati Eurostat, il numero di persone che in Europa ha usato internet nel 2012 è stato pari al 73%. In Danimarca, Irlanda, Lussemburgo, Paesi Bassi, Finlandia e Svezia la percentuale di individui che si sono collegati ad una rete wireless lontani da casa o dal lavoro è stata al di sopra del 50%, mentre per l’Italia è stata decisamente bassissima, inferiore al 20%, insieme a paesi come Romania, Bulgaria, Ungheria e Lituania.

I benefici socio-economici derivanti dallo sviluppo del wifi sono evidenti sia per i gestori sia per i fruitori.

L’esercizio commerciale, il bar, il ristorante o l’albergo, offrendo ai loro clienti una connessione wifi, offre un servizio aggiuntivo che meglio qualifica l’offerta. Il gestore potrebbe aumentare così la sua competitività sul mercato. Navigare in mobilità per le piazze e strade della città facilita gli spostamenti, grazie alla possibilità di ottenere informazioni in tempo reale, ad esempio, sui trasporti pubblici.

La facilità nell’individuare percorsi ottimali permette di evitare la congestione del traffico. Se si tratta di servizi di recapito, ad esempio, tutto ciò si trasforma in un più alto numero di consegne giornaliere. In questo senso il wireless può avere un grande impatto sulla produttività. Se poi i dispositivi mobili vengono usati in combinazione con le tecnologie RFID, questi possono essere impiegati nella gestione delle informazioni (ad esempio la gestione delle consegne, delle vendite, del magazzino). Non solo dunque una maggiore produttività, ma la capacità di fornire e avere in formazioni in tempo reale, inoltre, costituisce un fattore di competitività.

Ma pensiamo anche ai vantaggi che derivano dall’uso del wireless in strutture ospedaliere. Il medico, senza bisogno di una postazione fissa, ma in movimento e in qualsiasi luogo, può accedere ai dati del paziente, ottenendo informazioni complete con la possibilità di aggiornarle in tempo reale. Anche nella scuola il wifi comporta vantaggi alla gestione amministrativa e alla didattica, con conseguenti benefici per studenti, docenti e personale impiegato.

Il wifi potrebbe entrare nella vita quotidiana anche in altri modi. Potrebbe essere utilizzato per il monitoraggio dei rifiuti urbani oppure potrebbe essere impiegato in progetti di videosorveglianza per ottenere una maggiore sicurezza urbana. Sull’esempio del Trentino Alto Adige, il wifi potrebbe consentire il superamento del digital divide, in modo tale da raggiungere le zone più inaccessibili. Secondo l’ultimo Rapporto sulla comunicazione del Censis, infatti, il totale delle persone escluse dall’accesso ad internet è stato nel 2012 del 44,5%, sebbene tale percentuale si sia fortemente ridotta nel tempo, passando dal 71% nel 2006 al 52% nel 2011. I motivi di questa esclusione sono diversi (grado di istruzione, condizioni economiche ecc.), ma certamente il wifi potrebbe contribuire a ridurre il divario dovuto alla posizione geografica.

In conclusione, il wifi consente di raggiungere obiettivi di una maggiore competitività, produttività e mobilità.Qui il link per scaricare lo studio completo: Stato del wifi in Italia (testo completo)

Roma, 22 aprile 2014Stefania Spaziani

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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