Sperimenta localmente e condiividi globalmente: arriva in Italia Josef Prusa

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Quando nel 2011 mi sono tuffata per la prima volta nella Makerfaire di New York una delle cose che mi colpì di più fu il trovare fianco a fianco, quasi sullo stesso piano, brand dalla potenza globale come Autodesk o Asus e i banchetti che ospitano gli hackerspaces locali, l’inventore di draghi giganti sputafuoco, lo studio di architettura blasonato che presenta il proprio progetto sperimentale di open design.

Tutti questi soggetti così eterogenei partecipavano a quell’evento rispettandone lo spirito, ossia mettendo al centro l’approccio spontaneo di un diy “aumentato” insieme alla capacità di farsi stupire da chi meno te l’aspetti.

Ma c’era anche dell’altro. Autogestione e intraprendenza si accompagnavano ad un generale rifiuto del lavoro noioso e ripetitivo. Occhi disillusi di fronte a un’economia boccheggiante e spesso costruita intorno a prodotti e servizi inutili, quasi incapace di ripensarsi per portare alla luce un vero miglioramento nella società, nel senso più ampio del termine, spingono a cercare nuove soluzioni a problemi quotidiano.

Alla Makerfaire sembrava invece che un cambio di direzione fosse possibile e, soprattutto, già in corso. Era piuttosto comune imbattersi in persone che si stavano inventando un lavoro basato sulla propria passione, andando oltre i discorsi retorici in stile life coaching. La cosa che mi restava da fare era capire se si trattava di un’illusione dovuta al contesto adrenalinico oltreoceano o se ci fosse della sostanza. Dalle chiacchierate che ho fatto ad alcuni protagonisti di quell’evento il risultato è stato poi un articolo che potete leggere qui.

Una delle persone in cui mi sono imbattuta è stato Josef Prusa. Avevo sentito parlare di lui sia perchè a soli 18 anni aveva già scritto un capitolo di un libro della O’Reilly intitolato iPhone Hacks, sia perchè il suo nome era strettamente legato a una stampante 3D, la Prusa Mendel, una derivata del famoso progetto open source RepRap, che aveva riscosso particolare successo nelle community di maker di tutto il mondo.

Alla domanda relativa al suo lavoro mi rispose: “Non lavoro a tempo pieno sul progetto RepRap, sono ancora studente di economia, anche se sarebbe di sicuro possibile poterlo fare; ma non voglio lanciarmi nel business troppo rapidamente. Ho visto cos’è successo ad altre aziende, tutto si trasforma in una questione di soldi e il divertimento svanisce. Prendo ispirazione dal team di Arduino. Loro stanno riuscendo a concentrarsi nel creare nuove cose e innovare piuttosto che focalizzarsi sulla “money thing”. Quello dell’open hardware è un contesto in cui è possibile creare nuovi modelli di business reali. Per ora mi accontento di lavorare ai workshop, entrare in contatto sia con chi ha creato la RepRap, sia con la community di utenti. Mi piace lavorare con la gente e guadagnare qualche soldo in questo modo, ed è grazie ai workshop che sono volato qui a New York.”

Ora, a 22 anni, è in uscita il suo libro Getting started with Reprap e continua a girare il mondo portando avanti i principi dell’open-source e dell’apertura dei codici in generale, tanto che recentemente si è fatto notare nell’acceso dibattito intorno al progetto Makerbot, la stampante 3D open-source che è riuscita a bucare con successo i media mainstream ma che dopo un finanziamento di 10 milioni di dollari, ha iniziato un percorso di chiusura, deludendo molti dei suoi fans e raccogliendo le critiche di coloro che avevano contribuito allo sviluppo del progetto, primo fra tutti uno dei suoi fondatori.

Josef nei prossimi giorni sarà in Italia. In occasione del compleanno di Officine Arduino si celebreranno 12 mesi di intense attività del primo fablab italiano sia con una festa vera e propria venerdì sera 15 febbraio, sia con un weekend dedicato all’assemblaggio di 10 stampanti 3D Prusa Mendel a cui si può partecipare acquistando un kit e quindi portandosi a casa la propria stampante alla fine dei due giorni, o come semplici spettatori, facendo esperienza dal vivo sul processo di costruzione seguendo i consigli di uno dei suoi creatori. Insieme a lui ci sarà l’italianissimo Alessandro Ranellucci, molto conosciuto nella comunità internazionale della stampa 3D open source per aver sviluppato un programma (Slic3r) che permette di “affettare” in modo ottimale, modelli tridimensionali prima di darli in pasto alla stampante. (Nel video qui sotto potete vederli in un’intervista doppia)

La settimana successiva l’attenzione si sposta a Milano, dove insieme ad Officine Arduino ed altri soggetti attivi nella scena dei makers milanesi abbiamo organizzato il primo di una serie di appuntamenti mensili dedicati alla condivisione come percorso di costruzione di una community locale.

Abbiamo intitolato l’evento PopupMakers, per rifarci un po’ alla meraviglia che suscitano agli occhi dei bambini, ma anche dei grandi, i libri a pop-up che si trasformano in avventure tridimensionali ad ogni voltare di pagina. Il focus sarà tutto sul fare e soprattutto sulla capacità di soffermarsi sugli scogli da superare che ogni progetto concreto porta con sè lungo il cammino. Special guest della serata saranno proprio Josef Prusa affiancato da Massimo Banzi che interagiranno con i protagonisti della serata.

L’obiettivo è scovare designer, artigiani, hackers, scienziate che vedono in questa modalità aperta l’approccio migliore per mettersi in gioco e ottenere dei risultati che possono beneficiare la collettività e trasformarsi in lavoro vero e proprio, a partire dalla consapevolezza che gli oggetti non sono semplice forma ma piuttosto manufatti che intrinsecamente comunicano il mondo che ci immaginiamo.

E’ facile raccontarsi quando tutto è perfetto, patinato e luccicante e spesso il racconto parte da lì, mantenendo il riserbo sul work-in-progress passato. Nel mondo della condivisione e dei codici aperti invece si lasciano da parte queste abitudini perchè lo sviluppo di un’idea in un progetto concreto apre mille rivoli, trasformando molto facilmente quello che una volta era solamente un prodotto chiuso e finito, in un artefatto sempre in evoluzione.

La potenza di questo processo evolutivo potete visualizzarla con questa infografica dell’albero genealogico del progetto RepRap, da cui sono derivate quasi tutte le stampanti 3D open source e in cui è possibile vedere anche quali hanno seguito un percorso commerciale e quali sono rimasti percorsi sperimentali.

Lo scopo condiviso dell’evento non è avere un ennesimo palco mediatico per ritagliarsi visibilità o occupare la timeline di chi ci segue. Vogliamo invece dar vita a dei momenti in cui riflettere e confrontarci su quali azioni e con quali persone animare localmente quel movimento che globalmente sta ripensando l’uso e il consumo della tecnologia, la manifattura degli oggetti che ci circondano e il lavoro stesso che produce innovazione. Aspettiamo anche voi!

ZOE ROMANO

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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