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Startup crea abiti che proteggono dal riconoscimento facciale

Cap_able, startup fashion tech italiana, ha ideato una linea di abbigliamento che riesce a proteggere dal riconoscimento facciale.

Cap_able

Cap_able, startup fashion tech italiana, ha ideato degli abiti che riescono a proteggere dal riconoscimento facciale, ingannando l’intelligenza artificiale, per proteggere la privacy e la sicurezza.

Cap_able e gli abiti che ingannano l’intelligenza artificiale

Cap_able, startup fashion tech italiana che offre prodotti di design innovativi caratterizzati da una componente tecnologica ed etica, ha ideato una linea di abbigliamento che ha l’obiettivo di impedire riconoscimenti facciali e proteggere la privacy. Si tratta di una sorta di mantello per l’invisibilità digitale, molto innovativo. Il primo progetto è la Manifesto Collection, la prima collezione di capi in maglia che riescono a schermare il riconoscimento facciale, senza la necessità di coprire il viso. Il progetto è nato a New York nel 2019. La fondatrice e attuale Ceo, Rachele Didero, stava facendo uno scambio al Fashion Institute of Technology.

Da un incontro con un ingegnere della Uc Berkeley e una conversazione sulla privacy e sui diritti umani, è nata l’idea di mettere insieme la moda e l’high tech. Dopo mesi di ricerca è nato il tessuto adversarial, con cui è stata disegnata la prima collezione di Cap_able, ovvero la Collezione Manifesto. Il tessuto è stato brevettato con il Politecnico di Milano, dove Rachele Didero stava svolgendo un dottorato di ricerca con il professor Giovanni Maria Conti e la professoressa Martina Motta. La Ceo ha poi incontrato Federica Busani, attuale business developer e cofondatrice di Cap_able, durante un programma di formazione sull’impresa innovativa della Fondazione Crt a Torino. Insieme hanno deciso di trasformare il progetto in un vero e proprio business. 

Cap_able si rivolge a un’avanguardia culturale e tecnologica che si pone come esempio e leader rispetto alla sensibilizzazione sull’importanza dei propri diritti.

Un mezzo per esprimere sé stessi, la propria identità e i valori condivisi all’interno di una community di riferimento. L’obiettivo è sensibilizzare le persone sul diritto alla privacy e sulla tutela dei dati biometrici, una questione spesso sottovalutata nonostante riguardi la maggior parte dei cittadini di tutto il mondo. Il valore di questo progetto è duplice: il capo non è solo uno scudo contro il riconoscimento biometrico, ma è anche e soprattutto un manifesto che intende stimolare il dibattito sull’importanza della protezione dall’uso improprio delle telecamere del riconoscimento facciale” hanno spiegato le due fondatrici. Molte organizzazioni nel mondo hanno segnalato che la tecnologia di riconoscimento facciale è spesso imprecisa, discriminatoria e contro i diritti umani. Le telecamere di riconoscimento facciale sono sempre più presenti, ma diversi studi hanno riportato che non ci saranno mai abbastanza dati per eliminare gli errori e il rischio di false identificazioni. 

Lo scopo di Cap_able e il funzionamento di questa tecnologia

Scegliere cosa indossare è il primo atto di comunicazione che compiamo, ogni giorno. Una scelta che può farsi veicolo dei nostri valori, diritti umani inclusi. n un mondo in cui i dati sono la più grande risorsa economica, Cap_able affronta la questione della privacy, aprendo la discussione sull’importanza della protezione dall’uso improprio delle telecamere di riconoscimento biometrico: un problema che è diventato sempre più presente nella nostra vita quotidiana, coinvolgendo cittadini di tutto il mondo e che, se trascurato, potrebbe congelare i diritti dell’individuo tra cui la libertà di espressione, di associazione e di libero movimento negli spazi pubblici” ha dichiarato la ceo Rachele Didero. La nostra immagine facciale appartiene alla categoria dei dati biometrici, come le impronte digitali e il dna. Le persone dovrebbero avere la possibilità di dare il loro consenso al trattamento di questi dati, ma non accade perché dovrebbe avvenire ogni volta che si accede a spazi pubblici in cui viene usato questo metodo di sorveglianza. Federica Busani ha spiegato che Cap_able ha lo scopo di cambiare il modo in cui le persone guardano i vestiti e gli accessori che indossano, trovando nuove soluzioni e nuovi ambiti di applicazione della tecnologia, facendo riflettere su un tema spesso sottovalutato.

L’innovazione tecnologica di questo progetto sta nell’idea di creare un sistema in grado di trasporre su un tessuto in maglia delle immagini usate per ingannare i rilevatori di persone in tempo reale. Se una persona indossa un capo in cui è tessuta un’immagine avversaria vengono protetti i dati biometrici del suo viso, che non potranno essere rilevabili o verranno associati ad una categoria sbagliata. Gli adversarial patches, fino ad oggi, sono stati solo stampati. Il metodo che Cap_able ha brevettato permette di incorporare l’algoritmo nella texture per garantire una perfetta vestibilità dei capi senza perderne la reale efficacia. Yolo, il comune e veloce sistema di rilevamento di oggetti in tempo reale, ha testato il tessuto. Le persone che indossano questi capi non vengono riconosciute. La Collezione Manifesto è realizzata con filati di cotone Filmar, 100% cotone Egitto super soffice, privo di sostanze chimiche pericolose e made in Italy. Il team sta lavorando al lancio della collezione tramite campagna crowdfunding.

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Scritto da Chiara Nava

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