Non è mai stato così importante per le aziende entrare nel mondo digitale. Ma fare questa trasformazione non è semplice, soprattutto quando si parla di far comunicare i sistemi aziendali. Digibee è attiva in questa integrazione software e sta crescendo durante pandemia, anche al di fuori del paese. La startup di San Paolo, in Brasile, è stata scelta come migliore interfaccia di programmazione delle applicazioni nella categoria micro-servizi in occasione dei Global API Awards 2020.
Di che cosa si occupa Digibee
Digibee è stato creato tre anni fa da Rodrigo Bernardinelli (CEO), Peter Kreslins (CTO) e Vitor Sousa (COO). I tre imprenditori lavoravano in multinazionali che fornivano o assumevano software, come HP, IBM e Santander. L’obiettivo era quello di risolvere un vecchio rompicapo dei professionisti della tecnologia: automatizzare la conversazione tra i vari sistemi assunti dalle aziende.
“In un processo digitale, la metà dei costi va all’integrazione del software. Sono molte spese per pochi risultati”, ha stimato Bernardinelli a Small Companies & Big Business.
Digibee si occupa di questo campo tra le interfacce di programmazione delle applicazioni, o API. Programmare, eseguire, monitorare, correggere ed evolvere questo codice: gli sviluppatori non passano più il tempo a fare tutti questi processi manualmente, il che potrebbe portare a diminuire la sicurrezza o fare gravi errori. Digibee utilizza un approccio all’integrazione delle API chiamato micro-servizi, proprio quello che le è valso la candidatura all’API 2020 Awards. Invece di avere un codice grande con tutte le funzionalità incluse, la startup crea piccole applicazioni a funzione singola che operano in modo indipendente.
Questo approccio fornisce più sicurezza contro la compromissione del codice e più agilità per gli sviluppatori. Secondo la startup, la sua integrazione tra i sistemi avviene dieci volte più velocemente di quanto si veda tradizionalmente. I costi sono tagliati a metà.
Pandemie, contributi ed espansione
Le aziende sono in grado di accelerare i loro progetti di trasformazione digitale, che sono aumentati molto negli ultimi mesi, caratterizzati dalla necessità di compiere operazioni a distanza. Digibee serve più di 110 società, come Assaí, Bauducco, Dasa e Banco Santander.
La startup consente ai laboratori di notificare immediatamente un risultato covid-19 positivo al Ministero della Salute, ad esempio.
L’azienda ha raccolto fondi per promuovere la sua espansione. La startup ha ricevuto un contributo di 5 milioni di dollari nel giugno di quest’anno, effettuato dal gruppo statunitense GAA Investments e dal dirigente IT Laércio Albuquerque. GAA Investments aveva già contribuito alla Digibee, in un primo round che comprendeva anche l’angel investor Paulo Veras. In tutto, Digibee ha già raccolto quasi 40 milioni di dollari.
Il denaro è stato utilizzato principalmente per espandersi sul mercato americano. Digibee ha assunto a distanza dieci dipendenti e ha già i primi clienti negli Stati Uniti. Ma la pandemia ha ritardato il trasferimento di Bernardinelli negli States. In Brasile, anche le assunzioni sono aumentate e sono andate oltre San Paolo. Digibee ha iniziato la pandemia con 50 dipendenti. Oggi ne ha 80.
Anche il fatturato di Digibee è salito. Nel 2018 l’impresa ha fatturato 500 mila dollari. Nel 2019, 4,8 milioni. L’obiettivo per quest’anno è di raggiungere 22 milioni di vendite. Digibee conterà sulla domanda delle aziende per progetti di trasformazione digitale, ma anche sui loro sforzi di espansione all’interno della catena del software.
“Ci rendiamo conto che la maggior parte del tempo dei nostri clienti viene speso a pensare a quali parti integrare. Metteremo a disposizione delle aziende le risorse per documentare i compiti che devono svolgere, con i loro manager e le scadenze. Questa comunicazione facilita la nostra successiva integrazione di sistema”, dice Bernardinelli.