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Startup e buone università, ecco perchè Apple e Cisco vengono a Napoli

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Giovedì scorso porto i bimbi a scuola e, prima di andare in Dipartimento, vado a nuotare. E come al solito imposto la modalità aereo sull’Iphone prima di entrare in acqua.Uscendo dalla piscina, riaccendo il telefono e trovo non so quante chiamate messaggi e whatsup. Il tempo di leggere, di capire e in pratica in tutti la domanda era:

ma davvero APPLE e CISCO aprono una sede a Napoli?

Qualcosa si sapeva, sperava, ma nulla di concreto. Ho aperto i giornali. Ho letto Facebook.E pian piano la domanda a cui avrei dovuto rispondere, diventa la cosa che continuavo a chiedermi io stesso: ma davvero vengono qui?

Apple e Cisco vengono a Napoli a fare che?

Apple viene con un progetto per formare – in collaborazione con istituzioni locali – giovani programmatori su dispositivi mobili ed imprenditori di se stessi.

Cisco con una Academy, per formazione specialistica su tecnologie proprietarie Cisco. Anche se nei 100 milioni di investimento in Italia si è parlato pure di venture per start up.

Più leggo e più sono felice.Qualcuno deve averlo capito leggendo i miei post a raffica.

Due tra le multinazionali più importanti del settore ICT decidono di investire a Napoli.Potevano andare a Milano, Torino, Firenze, Roma o altrove.Ed invece no, vengono a Napoli.Non sono stupidi ad Apple e a Cisco.

Hanno scelto Napoli perché sanno che qui troveranno tanto:

1. qui ci sono eccellenti realtà accademiche e di ricerca (a Napoli ci sono sedi dei 5 Atenei regionali e molte sedi di centri di ricerca, tra cui CNR, ENEA e tanti altri);2.

qui c’è un enorme numero di giovani diplomati e laureati molto bravi (solo alla Federico II, il numero di iscritti al primo anno nel settore dell’Informazione ed Informatica è di circa 1200 studenti);3. qui ci sono le sedi dei sei distretti tecnologici regionali (Aerospazio, Beni culturali, Edilizia ecosostenibile, Biotecnologie, Energia, Trasporti e Logistica);4. qui c’è un movimento molto forte – con un trend in crescita – di start up innovative (la Campania è la settimana regione italiana, Napoli la quarta città dopo Milano, Roma, Torino in termini di numero start up innovative);5. qui c’è una storica capacità di produrre con fantasia ed ingegno (e per chi fa software, per chi fa App, questo è un aspetto importantissimo);6. qui c’è la possibilità di poter usufruire della progettualità che nascerà grazie a fondi strutturali 2014-2020;7.

qui c’è un indotto importante e nel contempo ci sono diversi altri settori di eccellenza ai quali l’ICT guarda con interesse e a cui può dare molto di più: si pensi all’aereonautica, alle biotecnologie, alla genetica, alla logistica, al turismo, all’agroalimentare, ai beni culturali a quello dell’energia;8. qui ci sono un clima, una cultura ed un cibo eccellenti: aspetti questi ultimi che messi tutti insieme rendono enormemente attrattivo un territorio concorrendo a creare una qualità di vita elevata.

Non sono stupidi ad Apple e a Cisco. Sanno che, anche loro, devono continuamente innovare per crescere.

Sanno che in Europa ed in Italia c’è un gap importante di competenze ICT. E se investono a Napoli vuol dire che sono certi che ciò migliorerà il loro business. Apple e Cisco vendono dispositivi, hanno ed avranno sempre più bisogno di un ecosistema di servizi e competenze in grado si supportare ed ampliare il proprio mercato. Napoli ha tutte le caratteristiche per essere, anche per queste aziende, la porta verso il Mediterraneo.

Napoli può diventare la capitale dell’ICT in Italia.

Senza scomodare la Silicon Valley e la San Francisco Bay (a voler stare sui nomi, qui potremmo comunque fare la Vesuvio Valley nella Napoli Bay), ci sono altri esempi in Europa come il parco tecnologico di Sophia Antipolis tra Cannes and Nizza in Francia che mettendo insieme Università, centri di ricerche, grandi aziende e start up ha creato un sistema dell’innovazione tecnologica ed un contesto socio economico di livello internazionale. I numeri del parco sono impressionanti: oltre 30000 persone impiegate (provenienti da più di 60 paesi diversi), oltre 1100 società. Il parco ha riconvertito un’intera area.

E Napoli ora deve fare questo. Si deve riconvertire.

Una riconversione economica basata sull’economia della conoscenza che deve guidare una riconversione sociale della città.Una città, che oggi – diciamolo – è più o meno fuori da tutto.Chiusa su stessa e con una impressionante attitudine a guardare sempre più spesso al passato. Un passato che per quanto glorioso, resta pur sempre passato e che seppure stupendo e ricco di storia, non riesce più – da solo – a proiettarci nel futuro.

L’ aspetto più importante quindi è senza dubbio la consapevolezza della necessità di invertire la rotta. La consapevolezza che il digitale rappresenta il volano di crescita più importante.

I primi a scrivermi giovedì sono stati i ragazzi, gli studenti. Laureiamo ottimi tecnologi che per la stragrande maggioranza sono costretti ad andare al nord o all’estero.

A Napoli siamo tra i principali esportatori di capitale umano ad elevato contenuto culturale e tecnologico. Ora possiamo invertire la rotta.

Ora dobbiamo creare le condizioni di sistema, soprattutto investendo su servizi, per dare la possibilità a chi vuole restare di farlo, anche per poter dare alla collettività ed al territorio il proprio contributo. Dobbiamo nel contempo finalmente attrarre nuove energie fuori dalla regione e fuori dal paese, all’Università come nel mondo del lavoro, creando infrastrutture materiali e immateriali adeguate ad un contesto aperto ed internazionale.

Tocca a noi

Apple e Cisco non ci mettono soldi a fondo perduto. Non assumono forse direttamente. O almeno questo sembra essere l’orientamento, anche se nel caso di Apple si è anche parlato di una software factory per lo sviluppo di App.Apple e Cisco sono il mercato. Apple e Cisco stanno dicendo mettiamoci insieme e formiamo le competenze di domani.È un modello nuovo. E questo modello va prima compreso, poi supportato. Le ricadute e l’impatto saranno infatti enormi.

Il primo passo verso una direzione nuova è stato fatto. Ora agendo in maniera sistemica tutti devono lavorare nella stessa direzione. Se saremo bravi innescheremo un effetto bandwagon, portando qui altro interesse ed altre importanti realtà mondiali.Nessuno vorrà starne fuori. Con dinamiche, quelle dell’economia digitale e dell’economia della conoscenza, che sono molto rapide e dai margini incredibili.

Stay Hungry, Stay Foolish è stato detto ai ragazzi di una università americana. Io non conosco oggi un posto più affamato e folle di Napoli.

Apple e Cisco lo hanno capito, speriamo lo capiscano presto tutti gli altri.

ANTONIO PESCAPÈ

Università di Napoli Federico IIhttps://www.facebook.com/antonio.pescape

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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