Startup, perchè ormai abbiamo svoltato

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Spesso, da dentro, i cambiamenti non si percepiscono. E in effetti, impegnati a pedalare in questo tour (de force) che, in un mese esatto, con partenza da Roma con TechChrunch (e Capitali Coraggiosi), passando dal BootCamp di Trento, si chiuderà fine settimana prossima al Mind the Bridge Venture Camp, si fa fatica ad apprezzare cosa realmente sta succedendo in Italia al Pianeta Startup.

Ma sono certo che il 6 novembre, una volta in volo per la Silicon Valley, staccandomi un pò dal Bel Paese, mi renderò conto di che incredibile mese di ottobre abbiamo vissuto. E, guardando le cose con un po’ più di distanza, l’immagine d’insieme sarà molto più nitida: “What a ride! L’Italia delle startup ha svoltato”.

We are ready to graduate to the major league“, avevo chiuso la mia presentazione a febbraio a Berkeley in occasione dell’Italian Innovation Day.

Ero convinto allora che Startup Italia potesse conquistarsi un ruolo sullo scenario internazionale, ne sono certo ancor più adesso. Due cose avevo identificato come le chiavi per fare il definitivo salto di qualità: quantità e qualità. E direi che, passo dopo passo, ci stiamo arrivando.

Qualità. La capacità di raccogliere investimenti all’estero e di fare exit sono le metriche con cui si misura il valore di un ecosistema a livello internazionale. Con ciò non intendo dire che non contino aziende che sappiano crescere in Italia. Quelle sono la colonna portante, ma i riconoscimenti internazionali sono quelli che validano un sistema.

Sono le storie di successo che ispirano i giovani e portano l’attenzione su un paese.

E, su questo fronte, stiamo registrando segnali incoraggianti: negli ultimi mesi alcune startup hanno fatto una exit (Jobrapido su tutti, ma anche Glancee, Wishpot, solo per citare alcuni casi recenti).

Altre hanno chiuso round di finanziamento all’estero (dopo Mashape, in Silicon Valley è arrivato il turno di Timbuktu, mentre Cibando ha trovato soldi in Germania e PastBook in Olanda… e settimana prossima al Venture Camp verrà annunciato un mega round di un’altra società italiana). Ancora solo segnali, ma sempre più numerosi e di sempre maggiore qualità.

Quantità. Cinque anni fa al primo Venture Camp (in un’isola nell’arcipelago veneziano) poco più di una cinquantina di persone si erano radunate per parlare di startup e venture capital. Era molto più Camp che Venture: un raduno di pochi accoliti che parlavano di cose strane, assolutamente off-the-radar. La prossima settimana la sala del Corriere della Sera sarà ancora una volta sold-out, dopo che oltre un migliaio di persone avevano affollato Roma per TechChrunch.

Ma, accanto alla partecipazione ad eventi (che, come dice Marco Magnocavallo, non significa necessariamente fare impresa), vediamo crescere il numero di startup: anno per anno le application alla Mind the Bridge Seed Quest crescono di circa il 25-30%, solo per fornire un dato che ho sotto controllo. E, con queste, il numero di capitali investiti e di round: nell’ultimo anno, nella nostra rubrica ”La nuova Italia che avanza” abbiamo raccontato di oltre venti aziende che hanno fatto funding significativo (Magnocavallo, in un bel post ha provato a tracciare i diversi round che sono recentemente avvenuti in Italia, contandone circa una quarantina).

Segnali, anche in questo caso, di una base che si sta consolidando ed allargando. Testimonianza di un ecosistema che è capace di svilupparsi in quanto ora ha al proprio interno tutti gli ingredienti. E il fatto che la parola startup da geek-world stia diventando termine quasi di moda, nonostante spesso porti a fare passare messaggi non sempre corretti, è un altro segnale di un cambiamento significativo in atto.

Per non dimenticare che le startup stanno – quasi – anche entrando nell’agenda politica (sempre in ottobre è uscito il Decreto Sviluppo Bis, in cui, forse per la prima volta, si parla, in modo non marginale, di startups).

Qualità e quantità stanno quindi passo dopo passo lentamente aumentando. E con questo arriva anche il riconoscimento internazionale. Perciò oggi invitare in Italia i vari Mike Butcher, Alec Ross, Robert Stephens, Erik Jansen, Rick Belluzzo (gli ultimi tre saranno al settimana prossima al Venture Camp, non perdeteveli…) aiuta. Perchè oggi chi viene in Italia trova ottime startup ed un ecosistema vitale e dinamico. E al rientro ne parla e ne parla bene (gli articoli di Mike sono un ottimo esempio). E tutto ciò fa da volano.

Per questo credo che siamo alla svolta, siamo forse solo troppo impegnati a pedalare per rendercene veramente conto. Vi aspetto quindi a Milano il 26-27 ottobre per chiudere in bellezza al Venture Camp questo fantastico mese di ottobre. Sì, avremo anche un party, perchè ogni tanto “it’s time to celebrate“.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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