Startup Weekend Verona: Come costruire il futuro in 54 ore

lifestyle

Direttore d’orchestra: Paolo Lombardi.

Startupweekend Verona non poteva cominciare meglio.

Entusiasmo, grande carica e grandi sorrisi, un po’ di dati ( partecipiamo anche noi a startup battle che coinvolge 10.000 persone, e solo in questo weekend ci sono 130 eventi come quello di Verona) e una nuova sfida: twittare per vincere la hastag battle.

Novità per il pubblico: grazie a Uqido, possiamo votare da cellulare la startup che preferiamo.

Vincitore della competition è, per il pubblico, adop.co, una piattaforma che in base allo stile di vita e alla famiglia dell’uomo, indica qual è il compagno perfetto a quattro zampe e dove trovarlo.

Ecco qui il mio diario di bordo sulle 54 splendide ore di Startupweekend Verona.

Venerdì sera partono i pitch di presentazione delle idee: sono una cinquantina e ogni team ha un minuto per convincere tutti che la propria idea funziona.

I cento iscritti hanno difficoltà a dividersi in gruppi e a scegliere quali startup portare avanti, ma tutto si risolve e ci troviamo il sabato mattina con 14 team.

La giornata prosegue bene, mi aggiro tra i tavoli con alcuni coaches, in particolare con Enrico Pandian che, con grande professionalità, aiuta i team a sviluppare nuovi modelli di business e a pianificare strategie di marketing.

Qui non ci sono lezioni, qui tutti ci mettono la testa e offrono tutta la loro esperienza.

Più che apprezzata la consulenza dell’Avv Camilla Zanetti: quasi tutti si pongono il problema di cosa succederà dopo lo startupweekend. Come faranno gli ideatori a tutelare la propria startup? Come faranno a mettersi d’accordo con i nuovi arrivati nel team in questi giorni?

Come altri problemi si cerca e si trova una soluzione anche questo, e la domenica arrivano tutti stanchi ma soddisfatti;

Startupweekend mi ha ricordato che a volte essere troppo dentro il problema, lavorare lavorare lavorare non basta; anzi, è controproducente.

La forza di tanti progetti di successo sta nella semplicità e nell’immediatezza dell’idea; mi ha insegnato questo: se un idea funziona, è realizzabile in 54 ore.

Quindi grazie al Alessandro Di Tecco, Simone Santagata e Walter Franchetti, gli organizzatori, per avermi invitata a partecipare, ce l’hanno messa tutta e si è visto.

Andranno avanti, nella global startup battle i vincitori (per la giuria) di questa edizione guidati da Jegor Levkovskiy con MAMOO, una app dove troverete fiabe e storie per bambini in tutte le lingue europee. Bravi ragazzi, non capita spesso di vedere start up che non hanno competitors!

Al secondo posto si sono classificatii ragazzi di PETLY, app che connette veterinari e proprietari di cani, e che potrebbe sostituire il libretto sanitario dei pets.

Al terzo posto TRAVELTIPZ di Niccolò Marastoni che ci farà risparmiare tempo e fatiche sul web per organizzare i nostri viaggi proponendo un interfaccia che unisce voli,hotel,eventi e luoghi,previsioni meteo e molto altro.

Ci hanno fatto ridere,e faranno sicuramente tanta strada, i ragazzi di SEXMETER (gia’ scaricabile free sul Google Play Store ): non misura la virilità,ma vi dice quanto lontani potete andare dando amore.

Già su appstore anche APPEN, applicazione con interfaccia semplice per creare mockup condivisibili; hanno creato tanto buzz sul loro progetto e hanno anche vinto l’omonimo premio i ragazzi di HFINDU, la piattaforma dove l’albergatore manda offerte ai viaggiatori.

Sicuramente troveranno consenso i ragazzi di SWEEPE, app per condividere informazioni/business card/brochure con uno sweep.Chi non la vorrebbe?

Chiudo con le parole di Raimondo Bruschi -cintura nera di startupweekend il quale, forse pperché abbiamo twittato tutto il weekend e siamo arrivati 12°nella hashtag battle, mi lascia proprio degli hashtag:

#pitch finali #presentazioni di alto livello

#team nei corridoi #migliorarelocation

#tanta voglia di fare #grandi partners locali

#giuria: e qui non basta un hashtag: “giudica come sempre in modo coerente stravolgendo aspetti di connivenza e premiando chi si è formato nelle 54 ore.”

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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