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Startup Wise Guys, Andrea Orlando: “Puntiamo a internazionalizzare l’Italia”

Startup Wise Guys, uno dei più importanti acceleratori d'Europa, approda in Italia. Ne abbiamo parlato con Andrea Orlando, Managing Partner e Amministratore Delegato in Italia.

Andrea Orlando Startup
Andrea Orlando Startup

È tra i primi 100 investitori più attivi a livello globale, secondo Crunchbase. Con un portfolio che include oltre 185 startup e 86 investimenti da gennaio 2019, Startup Wise Guys è uno dei più prolifici acceleratori mondiali, sebbene non sia made in Usa. Al contrario, l’acceleratore deve all’Estonia, sua città natale, l’approccio che ne ha fatto un player internazionale. Da settembre, Startup Wise Guys è approdato in Italia per il lancio di una call per startup con un totale di investimenti fino a 600mila euro nel primo batch di accelerazione. Sono maturi i tempi per l’innovazione in Italia, quindi? Lo abbiamo chiesto ad Andrea Orlando, Managing Partner e Amministratore Delegato in Italia di Startup Wise Guys.

Startup Wise Guys

Orlando, cosa fa un acceleratore come Startup Wise Guys

“Startup Wise Guys cerca e sviluppa imprenditori, e lo fa attraverso un programma d’accelerazione intenso di circa 5 mesi. Ci sono tanti fattori per cui valutare una startup: l’idea, il business model, il mercato. Ma noi siamo, fondamentalmente, alla ricerca di persone. Cerchiamo persone che abbiano una forte predisposizione imprenditoriale – visione, coraggio e capacità di circondarsi di team di valore – con l’obiettivo di aiutarle a sviluppare se stesse e i loro progetti. Usiamo spesso la metafora del diamante grezzo: persone di alto potenziale, da accompagnare nella propria crescita insieme ad un network internazionale di 250+ mentor, che danno un incredibile valore aggiunto ai programmi dell’acceleratore”.

A chi si rivolge il programma di accelerazione Startup Wise Guys?

“A persone e team di alto potenziale che operano prevalentemente nel settore digitale B2B con un modello di business Saas (Software as a service). Cerchiamo team che che siano full time sul loro business, che abbiano un prodotto pronto e con una piccola customer base; insomma, che abbiano ottenuto un’iniziale validazione del loro prodotto/servizio”.

Startup Wise Guys workshop

Di recente, Startup Wise Guys ha deciso di sbarcare in Italia: i tempi sono maturi per l’innovazione nel Paese?

“Crediamo che l’ecosistema sia pronto a fare un salto di qualità, ed è il motivo per cui siamo approdati in Italia. Startup Wise Guys è nata in un paese – l’Estonia – che ha visto un’incredibile crescita dell’ecosistema, passando dai 108M investiti nel 2013 ai 543Milioni investiti nel 2018. Tutto questo per un’area geografica di poco più di 6 milioni (1/10 rispetto all’Italia, che nel 2019 ha avuto poco piu di 700 M Eur di investimenti VC). Speriamo quindi in un effetto contaminazione. Io personalmente mi trasferisco dall’estero con una grande carica e grandi speranze. Ho vissuto più di 10 anni in Scandinavia, e credo che gli imprenditori italiani non abbiano nulla da invidiare a quelli scandinavi, anzi. La ‘fame’, la motivazione che retroagisce a un percorso imprenditoriale, è un elemento che può essere più facilmente associato a una cultura come la nostra, piuttosto che a un paese con un approccio al business meno ‘umorale’ come la Danimarca. Se i tempi siano effettivamente maturi per l’innovazione, dipenderà dalla stabilità politica del paese, dal livello di fiducia creato tra gli operatori e dall’iniziativa imprenditoriale su ampia scala”.

Nel Venture Capital molti sottolineano il gap fra l’Italia e altri Paesi europei (Regno Unito in testa): cosa ci può dire, in base alla sua esperienza?

“È vero, l’Italia è indietro rispetto ad altri Paesi europei, e le ragioni sono soprattutto culturali e di ambiente. Basti pensare che l’Estonia, dove Startup Wise Guys e’ nata nel 2012, è terza in Europa per numero di startup pro capite (33), mentre l’Italia è in fondo alla classifica con solo 2 startup procapite. Se inizialmente il problema prevalente poteva essere la mancanza di capitale di rischio, questo oggi non è più vero. Al contrario, oggi bisogna di avere più progetti imprenditoriali di qualità, su cui investire per creare impresa – e perché no? – fallire senza essere un ‘outcasted’. Il ritardo e Il gap con altri paesi è dovuto a mio parere dall’intervento intervento pubblico che in Italia è maturato solo in tempi recenti. Io vengo dalla Danimarca dove, per esempio, è nata Vivino, una piattaforma per scegliere e comprare il vino. Un progetto che poteva (e doveva!) nascere in Italia. Perché è potuta nascere, invece, in Danimarca? Perché più di 10 anni fa il governo danese ha iniziato a stanziare fondi pubblici (amministrati da privati) che hanno permesso quei tentativi imprenditoriali virtuosi che a loro volta hanno portato la Danimarca (un paese di 5M di persone) ad avere lo stesso ammontare di investimenti in startup dell’Italia (60 M di persone). Il ritardo è netto. Ma a me piace pensare al potenziale inespresso di questo incredibile paese. Con Startup Wise Guys vogliamo scommettere sulla contaminazione che i team internazionali potranno portare alle startup italiane”.

Wise Guys

Quanto è necessario saper guidare gli investitori verso progetti realmente competitivi? Nota un po’ di dispersione?

“Ci sono investitori più informati, altri meno informati, ma l‘orientamento è sempre necessario. Credo che un track record importante, un approccio empatico verso chi investe e una visione di ampio respiro del progetto siano importanti. C’è ovviamente dispersione perché siamo nel 2020 e con la sovrabbondanza di dati il rischio c’è. Purtroppo l’analfabetismo finanziario non aiuta (circa il 70% delle persone in Italia non capisce per esempio il concetto di interessi composti o di inflazione). Quando raccolgo capitali per le startup con cui lavoro io chiedo sempre 3 cose all’investitore: te lo puoi permettere? Capisci insieme al potenziale guadagno il rischio legato al mondo startup? Hai ben presente il mandato che mi stai dando? Se la risposta è negativa a una delle domande, è impossibile che prosegua la conversazione su qualsiasi investimento”.

Nel 2020 le startup censite sono 600 in più rispetto al 2019. Cosa si può ancora fare a livello istituzionale?

“Il 2020 sconta la pandemia da cui, speriamo, ci stiamo pian piano accingendo ad uscire. 600 non e’ un numero altissimo (su un totale di poco più di 11.000 ), ma è comprensibile un generale rallentamento. Come detto, il problema sembrano non essere più le risorse finanziarie. A incoraggiare ulteriormente le iniziative di innovazione sono arrivati, di recente, l’approvazione del Fondo Nazionale Innovazione e dell’intervento di Cassa Depositi & Prestiti. Da parte nostra c’è fiducia e ottimismo. Certo, un aiuto potrebbe arrivare da un ulteriore semplificazione della macchina burocratica. C’è stato un forte passo in avanti nello snellimento di alcune pratiche burocratiche (ormai digitalizzate), ma la percezione è, soprattutto chi viene dall’estero, che, rispetto al quadro completo, siano ancora l’eccezione”.

Swg girl

Il programma di accelerazione partirà ad autunno: cosa vi aspettate da qui a un anno nell’ecosistema italiano?

“L’idea è di dare una spinta internazionale alle startup italiane da un lato, e di internazionalizzare l’ecosistema domestico dall’altro, con le startup straniere che coinvolgeremo nel programma. Mi auguro di trovare più empatia, più voglia di aiutarsi: è importante trasmettere un generale senso di comprensione verso l’altro, che sia un mio cliente, un mio stakeholder o un investitore”.

Startup Wise Guys crew

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