Finalmente è arrivato. Oggi è il giorno dell’Open Summit di StartupItalia!. Più di 3.000 partecipanti accreditati, 140 giornalisti, 100 investitori, 1.500 startup e oltre 200 appuntamenti con gli investitori già organizzati nella mattina.
Al Palazzo del ghiaccio di Milano per tutto il giorno parleremo di innovazione, tecnologia e impresa, quella fatta dal basso e quella dove investono i big player. Parleremo di competenze e di talento, con ospiti d’eccezione come Flavia Pennetta e Gianluca Dettori, Carlo Purassanta e Giampaolo Colletti, Salvo Mizzi e tanti altri (che trovate qui), cercando di far emergere tutto il buono che c’è nel nostro paese e che si diffonde oltre le Alpi.
E pensare che StartupItalia! ha mosso i suoi primi passi proprio durante un evento come questo.
Riccardo Luna aveva già in mente cosa sarebbe dovuta essere ma tre anni fa eravamo poco più di un teaser, e con un giovanissimo videomaker girammo circa 200 video all’interno della prima edizione di TechCrunch Italia (che purtroppo è rimasta l’unica).Una giornata per noi indimenticabile nel cuore di Villa Borghese, probabilmente il parco più bello di Roma. C’erano politici di ogni levatura e centinaia di startup che investivano i loro risparmi in un desk, speaker internazionali e conduzione in inglese.
Era un po’ come quei tablet che faceva Compaq nei primi anni del 2000 e che in fondo avevano le stesse funzionalità dell’iPhone che sarebbe uscito solo 6 anni dopo. Non c’era niente di sbagliato: location, ospiti e conduzione erano straordinari.
Ma evidentemente non era il momento giusto.
Abbiamo imparato dai nostri errori, come ogni startup che si rispetti
I nostri video diventarono ben presto la base dei nostri canali su Facebook e su Twitter, poi un social database che non riuscivamo a convincervi di aggiornare, quindi un blog che poi si è moltiplicato in tanti verticali dal fintech alla scuola, dal food alla social innovation fino ad un camper che ha girato tutta Europa e che oggi è parcheggiato qui davanti.
Abbiamo cambiato una piattaforma tecnologica dietro l’altra prima di trovare quella giusta, abiamo fatto un errore dietro l’altro e ricominciato da zero più di una volta prima di diventare un giornale vero e proprio, quello che oggi quasi 700.000 di voi leggono ogni mese, ma soprattutto una community di appassionati, di imprenditori, di studenti, di sognatori che provano, come nella citazione tanto cara al mio socio Riccardo Luna, a “crearsi il proprio lavoro”.
Fin dal primo anno abbiamo eletto la migliore startup italiana. È normale che un magazine di settore come il nostro lo faccia, ma abbiamo scelto di farlo senza ingrossare la lista di eventi dedicati alle nuove imprese, solo “perché le startup vanno di moda”.
Se le startup andassero di moda, ce ne sarebbero 40.000 come in Germania e non “solo” 5.000.
Se ci fosse questa moda avremmo investito 1 miliardo come in altri Paesi europei (e non poco più di 100 milioni). E se fosse così conveniente aprire una società tecnologica, scalabile e innovativa, in fin dei conti non sarebbe proprio una cattiva notizia.
Ancora non è di moda, ma molte cose stanno succedendo: c’è un’associazione (Italia Startup) nata negli stessi giorni in cui siamo nati noi che sostiene e sprona il governo per supportare questo ecosistema, c’è un’attenzione anche dall’estero (e lo dimostra l’attenzione incredibile della Francia al nostro evento), e c’è il mondo delle imprese italiane e internazionali da TIM a CheBanca!, a Microsoft, IBM e Google, solo per citarne alcune, che guardano a questo mondo nel modo giusto.
È dunque questo lo spirito di un Open Summit aperto ed inclusivo su tutti i nodi del sistema. Dalle tante startup che contribuiscono ad organizzare l’evento, alle grandi aziende italiane, fino a quelle multinazionali per cui non è mai scontato riconoscere l’Italia come un paese in cui investire.
Dicevo che oggi ci sono oltre 3.000 persone accreditate, centinaia di giornalisti, investitori, startup rappresentate.
E prima di accendere lo smartphone per gli accrediti 5.000 tweet già parlavano dell’evento.
Non è il nostro evento che è diventato grande in questi tre anni, ma sono le startup e l’ecosistema intorno a noi (Leggi anche questo: “Ecosistema Italia 2015: l’innovazione in un’infografica“), che raccontiamo ogni giorno ad essere diventate adulte. E io sono convinto che l’Italia possa crescere grazie a queste piccole, nuove imprese, spero che diventino davvero di moda e mi auguro che queste stesse realtà possano ispirare le grandi aziende del made in Italy a fare di più con il digitale.
#SIOS15