Startup a destra, startup a sinistra, eventi ogni giorno dal nord al sud, feste e party, fiere delle startup sotto il sole cocente, conferenze, camper che girano per l’Italia e Investor Day.
Un’esplosione di impegni da far invidia ai politici italiani, abituati a partecipare a qualsiasi evento senza avere mai il tempo di dedicarsi alle vere cose da fare. Gli startupper del 2012 sono come i parlamentari? Tante chiacchiere e poca sostanza?
A giudicare dai pochi eventi a cui ho partecipato negli ultimi mesi direi proprio di sì. I volti che si trovano sono sempre i soliti e la dinamica è la stessa di qualche anno fa, quando le blogstar erano al centro dell’attenzione e si parlavano addosso online e offline senza grandi risultati.
Senza voler generalizzare troppo, quello che mi sembra di capire è che il mondo dei giovani imprenditori del digitale si sia spaccato in due gruppi: uno in cui si trovano quelli che lavorano sodo al proprio prodotto e che non hanno tempo per seguire tutto questo brusio di fondo; e l’altro in cui l’obiettivo primario non è lo sviluppo della propria azienda, quanto il numero di eventi a cui si è partecipato.
Non parlo ovviamente di serate goliardiche o aperitivi dove incontrarsi e scambiare quattro chiacchiere. Quel tipo di appuntamenti è secondo me importante sia per tirare un po’ il fiato ma soprattutto per conoscere altre persone che magari ci possono dare una mano o con cui si può costruire qualcosa. Mi riferisco invece alle intere giornate perse alle conferenze dove i soliti 30 continuano a ripetere le stesse cose.
Ci sono poi le eccezioni con eventi di grande spessore che consiglierei a chiunque. In un anno sono pochi, pochissimi, si possono contare sulle dita di una mano. Tra questo inserisco sicuramente il DEF Startup Bootcamp organizzato dall’ambasciata americana in Italia; lo Startup Party prima edizione dove bere una buona birra in compagnia; l’hackitaly nella sua ultima incarnazione week-end e magari un SeedCamp o un evento simile in giro per l’Europa per avere un colpo d’occhio su cosa succede anche all’estero.
E come ha scritto qualche giorno fa Paolo Barberis sul gruppo Italian Startups:
“… Chiudersi in un garage per me rimane sempre la prima scelta, poi, una volta validato il prodotto con i KPI a posto, un evento ogni sei mesi ci sta pure : )”.
Torniamo quindi a lavorare sodo, lasciamo gli eventi ai politici e concentriamoci sui prodotti.