Storia di Technogym, attrezzi italiani che allenano lo sport mondiale

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(La fondazione Make in Italy cdb sta organizzando una mostra per celebrare 50 anni di innovazioni italiane a partire dalla Programma 101. La mostra debutterà nel corso della grande Maker Faire Rome – The European Edition, il prossimo 2 ottobre. In questa serie di post Maria Teresa Cometto racconterà le storie e gli oggetti che saranno in mostra).

Con i risparmi accumulati in anni di lavoro – anche come come cameriere, bagnino e tuttofare – aveva finanziato la sua startup, fondata nel garage di casa come nella più classica delle storie della Silicon Valley. La valle, però non era californiana. Nerio Alessandri, il maker protagonista di questa storia, è un romagnolo di Cesena. E 30 anni dopo aver inventato il primo attrezzo di Technogym ora ha creato un altro tipo di “vallata”, unica al mondo: la Wellness Valley, “il primo distretto internazionale di competenze nel Benessere e nella Qualità della vita” (come si legge sul suo sito).Al centro della Wellness Valley c’è Cesena, dove nel 1961 è nato Alessandri e dove nell’ ‘83 è iniziata nel garage di casa l’avventura di Technogym, un’azienda che ha rivoluzionato il concetto di “fitness” mettendo insieme tecnologia innovativa, design italiano e la filosofia “mens sana in corpore sano” dell’antica cultura di Roma.

“Ho cominciato a fare lavoretti fin da quando avevo 14 anni e mi sono sempre prodotto le cose da solo, perché non avevo i soldi per comprarle – racconta Alessandri -. Per esempio disegnavo i miei vestiti e me li facevo fare da una sarta, usando i tessuti meno cari. Anzi, confesso che da giovanissimo sognavo di fare il designer della moda: avevo mandato il mio curriculum vitae a un famoso stilista milanese, ma non mi ha mai risposto”.

A 19 anni, con in tasca il diploma da perito meccanico industriale preso all’Istituto tecnico statale di Forlì, Alessandri va a lavorare alla Roda, un’azienda che fa macchine per il packaging della frutta. “Lì ho capito come passare dal disegno alla realizzazione di un prodotto – continua a raccontare -.

E sono entrato in contatto con tutti i fornitori che poi mi sono serviti per cominciare a fabbricare le mie macchine”.

L’idea di un attrezzo da ginnastica tutto diverso da quelli usati all’inizio degli Anni ’80 gli viene frequentando una palestra, la Champion di Cesena. “Giocavo a calcio e ci andavo a fare esercizi, ma le macchine disponibili a quei tempi erano brutte e per niente divertenti – ricorda Alessandri -. Così mi sono disegnato io un nuovo modello e l’ho costruito nel mio garage. Era l’83 e il mio primo cliente è stato proprio il proprietario della palestra dove andavo. Si è sparsa la voce e in un anno e mezzo di macchine ne ho fabbricate 150, tutte nel garage, assemblando i pezzi che commissionavo agli artigiani della meccanica conosciuti alla Roda, e dando io i tocchi finali compresa la verniciatura.

Ci lavoravo le notti e tutti i sabati e le domeniche”.

Intuite le potenzialità delle sue creazioni, Alessandri decide di abbandonare il posto fisso. “Mi sono licenziato il 4 maggio ’84 e a settembre ho cominciato a lavorare in un capannone dove avevo affittato 100 metri quadrati – racconta oggi -. Era la sede di un’azienda fallita. Non a Cesena, ma in un paesino vicino, Gambettola, dove abitava Stefania, che aveva 17 anni ed era la mia fidanzata, ed ora e’ mia moglie. Ci passavo sempre davanti quando l’andavo a trovare e avevo notato il cartello ‘Affittasi’: ho pensato che era il posto giusto per cominciare. Siamo cresciuti in fretta e due anni dopo ho affittato tutti i 2 mila metri quadrati; poi abbiamo costruito anche un secondo piano”.

Alessandri parla al plurale perché Stefania è stata sua partner fin dall’inizio. “Aveva una grande pazienza – ricorda -. Quando eravamo fidanzati aspettava su un divano che io finissi di lavorare nel garage-officina fino a notte fonda. Poi ha cominciato a occuparsi lei delle spedizioni e della gestione dei clienti. Ci siamo sposati nel ’90 e quando abbiamo avuto la prima figlia, Erica, Stefania è venuta in azienda fino al giorno prima del parto e ci è tornata 15 giorni dopo”.La startup Technogym è nata con il bootstrapping, la strategia di ridurre al minimo le spese usando tutti i risparmi possibili per farcela senza bisogno di investitori esterni. “Avevo messo da parte 2 milioni e 800 mila vecchie lire, che mi sono bastate per partire – spiega Alessandri -. Poi mi sono inventato un modo per garantirmi un flusso di liquidità: offrendo prodotti unici e ultra innovativi, riuscivo a farmi pagare prima della consegna mentre io pagavo i miei fornitori 50-60 giorni dopo”.

Al secondo anno di attività Technogym esportava già all’estero, dove ora va il 90% del suo fatturato, pari a oltre 400 milioni di euro. Oggi vende le sue macchine in un centinaio di Paesi, attrezza oltre 100 mila abitazioni e 65 mila centri Wellness, impiega direttamente 2.200 dipendenti e dà lavoro a un indotto di altre 2 mila persone. Sulle sue macchine si allenano i piloti della Ferrari e della McLaren nella Formula 1, e i giocatori delle principali squadre del calcio europeo dalla Juventus al Milan, dal Chelsea al Real Madrid. E dopo essere stata il fornitore ufficiale delle ultime cinque edizioni dei Giochi Olimpici, da quelli di Sydney nel 2000 in poi, Technogym lo sarà anche per Rio 2016.

Il segreto del successo di Alessandri? Promuovere le sue attrezzature oltre il settore del fitness con la filosofia del “wellness”, come la chiama lui, ovvero il benessere frutto di uno stile di vita sano; con in più una forte iniezione di innovazione tecnologica. “Siamo stati i primi al mondo a introdurre l’elettronica nelle macchine da palestra – sottolinea Alessandri. I primi a mettere su un display il battito cardiaco, i primi ad abbinare l’entertainment facendo vedere la tv, i primi a collegare le macchine a Internet, i primi a sviluppare un software per collegare le palestre. Abbiamo anche creato contenuti, per esempio una app che funziona come un virtual trainer, tiene in memoria i risultati degli allenamenti e li può condividere con gli amici in un social network dedicato a chi usa le nostre macchine”. Tutto questo ben prima che Nike ed Apple nel 2006 lanciassero insieme nikeplus.com, il sito al servizio di chi correva con le scarpe Nike collegate da un sensore all’iPod.

L’ultima invenzione di Alessandri si chiama Move: “È una nuova unità di misura dei movimenti di una persona che lanceremo all’Expo 2015 di Milano insieme a una campagna benefica”, spiega. E a proposito di iniziative non profit, colpisce sentirlo parlare della sua Wellness Foundation e del progetto Wellness Valley con uno spirito che ricorda quello americano del “giving back”: “Voglio restituire alla comunità quello che ho imparato in giro per il mondo – dice Alessandri -. Per questo il nuovo quartier generale di Technogym a Cesena è anche il primo Wellness Campus esistente: comprende non solo la fabbrica ma anche una università, laboratori di ricerca scientifica, un centro per testare le macchine, un ristorante e un giardino e vuole essere un polo culturale che collega tutti gli altri protagonisti del territorio, scuole, ospedali, operatori turistici”. E anche le startup.

L’esempio della Silicon Valley, cresciuta grazie agli imprenditori che da decenni reinvestono i frutti del loro lavoro nelle nuove generazioni di “startuppari”, rivive nella Wellness Valley anche in questo modo, con Alessandri che scommette sui giovani talenti. Come i tre neo-ingegneri Denis Brighi, Luca Domeniconi e Milos Jankovic, anche loro appassionati di sport e tecnologia e anche loro fondatori di una startup nel garage: FitStadium, una app e un social network per entusiasti del fitness che vogliono condividere le proprie esperienze. Dal garage, nel 2012 i tre ragazzi sono entrati in CesenaLab, l’incubatore digitale creato a Cesena dall’Università di Bologna, dal Comune di Cesena e dalla Fondazione Cassa di risparmio di Cesena. Nell’ottobre 2013 Technogym è diventata investitore e partner nella loro FitStadium. Di valli così c’è da sperare che ne fioriscano altre 100 in Italia. I semi del genio non mancano.

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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