Storie da OpenRicostruzione: A Mirandola si riparte dalla musica

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A Mirandola, cuore produttivo della bassa modenese, spicchio di Emilia che guarda al Veneto, anima dell’industria biomedicale internazionale, si coltiva in segreto un eccellenza culturale fra le più rinomate e stimate in Europa: la Scuola di Musica Andreoli.

Centinaia di musicisti classici e contemporanei emiliani hanno studiato in una delle 9 scuole sparse per la provincia di Modena, e migliaia di bambini di ogni età hanno sempre potuto contare su un’istituzione culturale, educativa e sociale quasi unica nel panorama nazionale.

Come tante realtà di quella terra, il sisma del maggio 2012 ha colpito al cuore le strutture portanti di numerose scuole di musica della galassia Andreoli, mettendo a rischio seriamente la continuazione di questa decennale esperinza. Nel suo ufficio puntellato e caotico, incontriamo Mirco Besutti, direttore della scuola dal 1979, anima del progetto.

“Dal 20 al 28 maggio, fra la prima e la seconda scossa, noi abbiamo cominciato subito a lavorare. Eravamo alla fine dell’anno scolastico, che chiudeva a metà giugno e avevamo da fare esami, i saggi, tutto organizzato; e ci siamo dati da fare perché, da noi, tutto sommato, il 20, è stata abbastanza lieve.

Volevamo ripartire subito, ecco. Il 29, invece, un altro film; è cominciata una nuova vita, nel senso che ho cercato subito i miei figli, prima cosa che si fa è quella, poi sono venuto qui, e senza neanche aspettare i vigili del fuoco ho chiuso tutta la scuola, e sono tornato a casa. Nei giorni successivi pensavo solo alla scuola: è dal ’79 che sono qua e l’idea che potesse finire un’esperienza così, una scuola extra-curriculare unica nel suo genere con insegnamenti che vanno dalla chitarra classica all’elettronica sperimentale ed i nostri ragazzi restano nella filarmonica qui e giriamo l’Europa per concerti e tournee…”

E cosa hai pensato?

Mi son detto: Mirco in pochi giorni i ragazzi devono tornare a suonare.

La cosa più importante era fare tornare i ragazzi a scuola e allora abbiamo subito lanciato un appello a tutta l’ Europa; abbiamo chiesto aiuto a tutte le reti delle scuole di musica. La stampa ci ha aiutato; il primo giugno ero già a Rimini per fare una conferenza stampa per chiedere aiuto per i nostri ragazzi”.

Qual’era lo stato dei danni e come stata la risposta della solidarietà per far partire la ricostruzione?

“Noi abbiamo 9 sedi tutte dislocate nel cratere sismico. Almeno 4 hanno subito danni seri ed una, quella di Concordia, è inagibile completamente.

Le altre 5 sedi hanno avuto qualche problema ma siamo riusciti a ripartire.

Ad oggi abbiamo risolto i problemi in otto comuni, abbiamo trovato anche soluzioni alternative, mentre a Concordia andiamo direttamente nelle scuole e usiamo i locali il pomeriggio.

La reazione della solidarietà è stata immediata e sincera: abbiamo 54 insegnanti e centinaia di alunni e non è una scuola dello Stato, è una scuola che riceve finanziamenti pubblici dai Comuni.

Una piccola parte ci viene elargita anche dalla Fondazione Cassa di Risparmio. Il resto, il 65% dei nostri fondi, è delle famiglie che pagano le rette. Si tratta di una vera e propria scelta forte educativa. Io mi sono posto il problema: se uno non ha la casa, ha perso il lavoro, come fa a pagare la retta e venire a scuola di musica? Rischiamo di disperdere tutto quello che abbiamo costruito in tutti questi 30 anni. Ecco perché abbiamo chiesto solidarietà alle scuole di musica dell’Europa; sono stati organizzati moltissimi concerti, già dal 7 giugno abbiamo cominciato a raccogliere i primi fondi. in pochi mesi abbiamo raccolto 100 mila euro che verranno utilizzato per erogare 120 borse di studio, i cui destinatari saranno i ragazzi di quelle famiglie hanno perso la casa o il lavoro”.

Dopo un terremoto di questo tipo le priorità divengono quelle economiche, ripartenza sociale, le scuole. La cultura ed il patrimonio artistico rischiano di rimanere penalizzati?

“Un mio carissimo amico giornalista ha parlato di reputazione, nel senso che la nostra scuola è conosciuta in tutta Europa; è una scelta educativa delle famiglie. Pensate che questa scuola ha più di 200 anni, praticamente è nelle radici di questo territorio, e infatti se abbiamo 800 allievi c’è un motivo. Quindi, da un lato abbiamo avuto un aiuto, e noi a nostra volta abbiamo aiutato le famiglie in difficoltà, ma dall’altro, le famiglie che non avevano difficoltà hanno deciso di continuare questa scelta educativa perché ritengono che la musica sia un elemento importante e fondante dell’educazione del ragazzo. Questo è il meccanismo che ci sostiene: che le famiglie hanno deciso, già da anni, che la musica fa parte del bagaglio culturale dei bambini perché la cultura, soprattutto nel buio in cui viviamo in questi mesi di difficile ricostruzione, è l’unica cosa che ci permette di ripartire. Altrimenti non rimane più niente“.

MICHELE D’ALENA e JONATHAN FERRAMOLA

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N.B. Se avete storie, progetti ed esperienze,da raccontare, abbiamo predisposto questo form da compilare.

Qui sono disponibili le altre storie di Open Ricostruzione

Originariamente pubblicato su chefuturo.it

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